INTRA I SASS - ALPINISMO - LETTERATURA - CINEMA - EVENTI - INCONTRI - STORIA...

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nota 50/03 del 19-03-03
 CULTURA  19 marzo 2003.
Biella: a meno di un anno dall'importante mostra di Bolzano, un'altra significativa esposizione regalerà agli spettatori gli straordinari scatti del grande fotografo biellese Vittorio Sella. Sede della mostra la Fondazione Sella in Via Corradino Sella dal 21/03 al 25/05 con inaugurazione venerdì alle ore 18:30. L'esposizione "1899 Vittorio Sella in Sikkim" consiste in oltre cinquanta fotografie stampate da Sella in formati differenti - dalle stereo 13x18 sino al classico 30x40, più alcune straordinarie vedute panoramiche composte da 4 o 5 immagini affiancate una all'altra - realizzate dal fotografo biellese nel corso della spedizione in Sikkim (regione indiana situata tra Nepal, Bhutan e Tibet) avvenuta nel 1899. L'ampia selezione di immagini, in gran parte inedite al pubblico, racconta «i momenti salienti della lunga e meticolosa ricognizione attorno al gruppo del Kangchenjunga (8586 metri, terza montagna del mondo), promossa e organizzata dall'alpinista ed esploratore britannico W. Douglas Freshfield in collaborazione con Vittorio Sella». Altre informazioni (quelle geografiche imprecise) sull'articolo Gli straordinari scatti di Sella (La Stampa).
Aosta: sabato 22 marzo 2003 s'inaugura la mostra "La montagna disincantata", terza esposizione delle cinque previste dalla rassegna DA CIMA A FONDO (v. nota 183/02), nell'ambito del Progetto Valle d'AostArte, che si susseguono alla Tour Fromage di Aosta fino a settembre 2003. «La montagna disincantata, a cura di Lucia Minunno, è focalizzata su come alcuni artisti contemporanei abbiano usato l'immagine della montagna e spesso proprio i clichés ad essa riferibili per rovesciare la sua idea stereotipa, che è progredita di pari passo con l'allontanamento degli esseri umani dall'elemento naturale. Le opere della mostra documentano la decadenza della magia della montagna: l'aspetto sublime e terribile della natura, infatti, è andato riducendosi fino a comprimersi entro le dimensioni rassicuranti del luogo comune a causa dell'impulso ormai automatico alla semplificazione, alla schematizzazione, alla compressione della complessità delle cose entro termini acriticamente accessibili» - si legge nel comunicato culturale di Ilaria Giaroli.

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nota 49/03 del 18-03-03
 ALPINISMO  18 marzo 2003.
Himalaya: a titolo informativo importante annuncio del gruppo di alpinisti russi guidati da Alexander Odintsov, impegnati da quasi dieci anni nel progetto "Big Walls - Russian routes" che li ha già visti protagonisti in giro per il mondo su sette grandi pareti delle dieci che si sono prefissati di scalare mediante un nuovo itinerario. Il prossimo obiettivo degli alpinisti di San Pietroburgo è l'ambita parete Nord dello Jannu, non ancora scalata nel suo punto più difficile e dove si sono cimentati molti alpinisti (v. note 147/02 e 203/01). Per farvi un'idea delle vie finora aperte dai russi fate un giro sulla pagina Big Walls Russian routes, scoprirete le seguenti montagne: Peak 41, Peak Aksu, Bhagirathi III, Trango Tower, Troll Wall, Latok III e Great Sail Peak. La spedizione allo Jannu è prevista per l'autunno, mentre l'estate vedrà una parte del gruppo di San Pietroburgo partire per scalare montagne inviolate di settemila metri nella regione del Kangchenjunga Himal. Nel frattempo, a conferma dell'attività inesausta degli alpinisti delle squadre ex-sovietiche, Valery Babanov e Vladimir Suviga (guida e istruttore all'Alma-Ata Army Sports Center dove gli alpinisti sono considerati atleti), anticipando i tempi di parecchie settimane (almeno tre), hanno già installato il campo base ai piedi del Pilastro Sud-Est del Nuptse Est (v. nota 43/03).

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nota 48/03 del 17-03-03
 ALPINISMO  17 marzo 2003.
Dolomiti: prima salita invernale della via Moroder sulla parete Nord del Sass da la Lùesa (2615 m) nel Gruppo di Sella. Autori della salita il gardenese Ivo Rabanser, che per i nostri lettori ha bisogno di poche presentazioni (v. note 03/02 e 06/02), e il meranese Toni Zuech, il grande alpinista di Lana ai più sconosciuto con un'attività ventennale di ascensioni invernali di primissimo livello (Soldà e Messner al Sassolungo, Vinatzer alla Furchetta, solo per citarne alcune). I due alpinisti hanno risolto la gialla parete, in buone condizioni considerando la particolare natura, nella giornata di domenica 9 marzo: «l'itinerario supera con linea assai astuta la parete gialla sulla sinistra della classica Vinatzer ed è pochissimo frequentato, poiché del tutto sconosciuto. Aperto dal fortissimo gardenese Ludwig Moroder e Renzo Bernardi il 13 settembre 1962, presenta un'arrampicata molto interessante ed esposta con difficoltà sostenute di VI con qualche passaggio leggermente più difficile». Da sottolineare, ci ricorda Ivo a proposito del suo eccezionale compagno di cordata, il legame di lunga data che li accomuna: «...Pensa che nel 1986 mi portò a fare la Messner sulla Nord del Sassolungo: lui allora un affermato alpinista ed io, non ancora sedicenne, pieno di entusiasmo. Mi ha insegnato parecchie cose!». Non ne dubitiamo.
 ECOLOGIA  17 marzo 2003.
Marmolada: alla vigilia della Tenda Gialla (v. www.tendagialla.it), il presidio organizzato per la prossima settimana da Mountain Wilderness a salvaguardia della Regina delle Dolomiti, il "patto per lo sviluppo" salta. Luigi Casanova, componente della Commissione Marmolada in qualità di vicepresidente di Mountain Wilderness, preso atto delle disattese del documento presentato come bozza da enti locali e operatori turistici per essere ratificato lunedì 24, si astiene dalla firma: le associazioni aderenti alla Cipra riunitesi a Torino sabato scorso hanno infatti sottolineato che «il documento che ci è stato proposto di firmare rilancia, di fatto, lo sci estivo, mentre tutti si erano impegnati a cancellare; non è determinato nella chiusura dell'esperienza dell'eliski; nulla prevede per la conservazione delle valenze naturalistiche, a cominciare dal ghiacciaio» si legge sull'articolo Gli ambientalisti non firmano il patto apparso oggi sul Corriere delle Alpi. Ed è una vergogna, aggiungiamo noi mentre percorrevamo recentemente la silenziosa Val Ombretta, continuare a sentire il rombo degli elicotteri turistici sopra una montagna già fin troppo colonizzata da impianti di risalita. Get up, stand up, stand up for your rights!

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nota 47/03 del 14-03-03
 INTRAISASS  14 marzo 2003.
Io, anomalo fotografo della montagna
di Michele Vacchiano. Nuova entrata nella sezione SPECIAL - SCRITTI TEORICI E RIFLESSIONI di INTRAISASS. «Non ricordo un periodo della mia vita in cui non avessi in mano una macchina fotografica. Una delle prime fu un apparecchietto giapponese microscopico, privo di qualunque regolazione che non fosse il pulsante di scatto. Usava pellicole di formato infimo avvolte nella carta stagnola come le supposte per i bambini. Avevo sette anni quando scattai la prima fotografia di cui conservo il ricordo: un ritratto di mia nonna seduta sulla poltrona del tinello. A diciassette anni ricevetti in regalo una Lubitel 2, reflex biottica di fabbricazione sovietica con la quale imparai a fotografare davvero...». Con un testo apparentemente autobiografico, dai forti contenuti didascalici e teorici, dell'esperto fotografo torinese Michele Vacchiano, la nostra rivista fa un altro importante passo per allargare i propri orizzonti e ospitare un nuovo spazio dedicato alla fotografia creativa di montagna. Una nuova icona, piccola fotografia da ingrandire, accompagnerà d'ora in poi la nostra copertina seguita da una nuova galleria -
I Fotografi di intraisass - che raccoglierà le immagini scelte dalla nostra redazione.
Per restare in argomento e stimolare l'attenzione verso la fotografia artistica segnaliamo l'articolo Una folding fatta in casa scritto dal giovane e promettente fotografo Alessandro Pianalto, probabile futuro nostro collaboratore, comparso su Nadir Magazine, celebre rivista on line di fotografia.


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nota 46/03 del 13-03-03
 CULTURA  13 marzo 2003.
Medicina di Montagna: sono aperte le iscrizioni per il X° CORSO DI AGGIORNAMENTO PER MEDICI DI TREKKING E SPEDIZIONI organizzato dal CAI - Commissione Centrale Medica previsto per le giornate del 14 e 15 giugno presso il Centro di Formazione per la montagna "Bruno Crepaz" al Passo del Pordoi. Per informazioni:
Dr. Andrea Ponchia andrea.ponchia@unipd.it; Dr. Pietro Eccher pietroeccher@virgilio.it; Dr. Giancelso Agazzi gege@orobianet.it. Per iscrizioni: Segreteria C.A.I. Centrale 02 205 723 205.
Bergamo: lo stesso dottore Giancelso Agazzi espone dal 18 marzo al 1° aprile 2003 presso la locale Sede C.A.I., Sezezione "Antonio Locatelli", una serie di scatti dal titolo BHUTAN: IMMAGINI DI VIAGGIO IN BIANCO E NERO NELLA TERRA DEL DRAGO TUONANTE. L'inaugurazione della mostra, frutto di un suo recente viaggio nell'affascinante paese himalayano, sarà martedì prossimo alle ore 18:30.
 RASSEGNA STAMPA  13 marzo 2003.
Ivo Ferrari: il Corriere delle Alpi ricorda l'ultima realizzazione dell'alpinista di Treviglio: Prima invernale sulle Pale di San Lucano (v. nota 26/03)
Martha Gamper: pochi dei nostri lettori la conoscono, noi l'abbiamo incontrata in Tibet e vi assicuriamo che per simpatia e determinazione poche alpiniste le stanno... dietro. Rientra sicuramente tra le prime 10 donne italiane ad aver salito un ottomila e questa sera presenterà al CAI della sua città, Merano, una serie di diapositive delle sue ultime esperienze. Leggiamo il breve profilo apparso su Alto Adige: Martha, la maestrina degli ottomila.
Belluno: interessante doppia rappresentazione dell'attore Sandro Buzzatti che tra sabato 15 marzo e venerdì 21 marzo cercherà di portare in scena la poliedricità del grande scrittore bellunese Dino Buzzati. Leggiamo «Montagne alte fino alla fantasia. Racconti di coraggio, paura e invidia ai piedi delle Dolomiti. Prima un dialogo sulle cronache lasciate dal giornalista. Quindi, le letture con i suoni di Salton» (Corriere delle Alpi). Le ultime letture si ispireranno al libro "Le montagne di vetro", raccolta di storie buzzatiane confezionata da Enrico Camanni.

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nota 45/03 del 12-03-03
 ALPINISMO  12 marzo 2003.
Everest: Climbers flock to Everest for a lofty anniversary intitola un breve articolo dell'Herald Tribune per riassumere la situazione delle spedizioni in partenza per l'Everest, situazione bene espressa da quel flock for a lofty, "accalcarsi" per qualcosa di "elevato".  Dall'articolo si ricava che il numero delle spedizioni già dotate di regolare permesso è salito a 14, mentre almeno 8 sono in lista d'attesa (solo per il versante sud). Ma andiamo un po' a scandagliare più da vicino questa curiosa lista tra le cui righe si trovano personaggi e obiettivi di ogni genere. In special modo poniamo un occhio di riguardo alle partenze già dichiarate dall'Italia. Emerge subito la EVEREST SPEED EXPEDITION che vede protagonista «Manuela Di Centa e Fabio Meraldi con un team internazionale formato da 7 alpinisti, due medici, uno scienziato, 7 sherpa e due cronometristi della federazione Sport Alpini che avranno il compito di certificare il primo record di salita e discesa in giornata sulla montagna più alta del mondo» si ricava dal comunicato stampa che presenta «Fabio Meraldi specialista di corsa in alta montagna, recordman di ascensioni in velocità e vincitore di vari titoli europei ed italiani di sci alpinismo tenterà di scalare in meno di ventiquattro ore la vetta, senza bombole di ossigeno e senza campi intermedi [e] Manuela Di Centa, pluricampionessa olimpica e mondiale di sci di fondo e conduttrice televisiva, in scalata classica tenterà di raggiungere il tetto del mondo, determinata a diventare la prima donna italiana ad aver scalato l'Everest». La pagina di introduzione alla spedizione nel sito della sciatrice-giornalista carnica è molto chiara sugli obiettivi della Everest Speed Expedition. Si può addirittura entrare nella filosofia dei due protagonisti, una filosofia certo d'avanguardia e al passo con i tempi (che corrono ci verrebbe da dire, senza fare risparmio di sensi). Un esempio è la profonda, o perlomeno a noi occulta, affermazione «...Avvicinarsi all'Everest [...] con semplicità e naturalezza, senza l'aiuto di campi intermedi e di bombole di ossigeno». Effettivamente, quando si è intrisi di spiritualità (come lo sono le pagine web di cui sopra) ci si può aspettare di tutto, pure che gli aiuti (se non proprio i campi, ma almeno le tende, la tuta d'alta quota, gli scarponi, le corde fisse, gli alimenti etc.) piovano dal cielo. Ma se le arti della persuasione e delle belle parole per costruire pagine appetibili possono essere comprensibili e suscitare ilarità ai lettori non affamati di ogni cosa posta loro innanzi sul davanzale incontrollabile dell'informazione, l'improvvisarsi storici dell'alpinismo himalayano desta oltre la meraviglia. L'inserto storico è infatti da non perdere, con tanto di cenno storiografico. Non è una novità che la storia dell'himalaysmo in Italia sia pressoché sconosciuta e che i grandi media ne fanno quello che vogliono. "Leggerezza e velocità" sono sinonimo di sicurezza su certe pareti himalayane e a volte l'unico sistema per affrontare determinati itinerari. La corsa in montagna, invece, non ha niente a che fare con la storia dell'alpinismo se il correre è il risultato di un tragitto battuto e preparato per le esigenze del gioco. Non mescoliamo le carte. Dire:  «...Esplorati gli ottomila, l'uomo ha intuito e sperimentato altri orizzonti, altre prospettive, altre lunghe marce solitarie verso il significato di se stesso» è un bel dire se veramente le marce fossero solitarie e a "perpendicolo" su pareti inesplorate (almeno in stagione) e non sulle lancette del cronometro. Chiudere con «...La saggezza della montagna e lo spirito olimpico uniti nell'affrontare serenamente qualsiasi cosa si incontri per strada: lo Yeti, la vittoria o la sconfitta…» non è affatto lungimirante, ci sembra, oltre che banale, poiché alpinismo e olimpiade sono agli antipodi come fatti sportivi, e mentre da una parte ci si rinchiude in un agone (il campo di gioco) ricreandosi le regole, dall'altra si esce fuori all'aria aperta (pulita dai nostri vezzi, le nostre regole) per un reale (e non ricreato) confronto con la natura. Così è, comunque, e Fabio Meraldi dovrà attrezzarsi contro concorrenti agguerriti come l'americano Gary Scott, pronto ai nastri di partenza per lo stesso obiettivo e non dimentico delle 16 ore del compianto detentore storico Babu Chiri Sherpa.

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nota 44/03 del 11-03-03
 INTRAISASS  11 marzo 2003.
La metamorfosi di Berhault di Mauro Mazzetti.
«Questo Berhault è un vero e proprio spiritello, quasi un troll od un coboldo che si aggira tra le Alpi, fiutando e frugando tra le vie che hanno fatto la storia dell'alpinismo 'vero', quando per esempio si partiva per una parete armati solo di una cartolina e non di precisissime relazioni scaricate da internet. [...] Peculiare è infine la metamorfosi di Berhault. Non a caso si parla di 'metamorfosi', titolo di un suo video degli anni Ottanta in cui l'anfibio arrampicatore migrava dalle rocce sottomarine, trasformandosi man mano in un arrampicatore terrestre. Il francese ha modificato negli anni il suo approccio al mondo della montagna: da free climber alfanumerico (settea, ottobi etc.), ad alpinista a tutto tondo su roccia, ghiaccio e misto...» - con la doppia recensione sugli ultimi lavori mediatici di Patrick Berhault, il libro Legato ma libero e il video La grande cordata, cogliamo l'occasione per collegarci alla recente nota 42/03 che ha visto l'alpinista francese protagonista di un'ennesima grande avventura sull'onda della Traversata delle Alpi (autunno 2001 - inverno 2002) oggetto della recensione.

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nota 43/03 del 10-03-03
 ALPINISMO  10 marzo 2003.
Extraeuropeo: mentre Silvio Mondinelli e compagni spagnoli ritornano a casa con le pive nel sacco (leggete l'ultimo messaggio di Gnaro), dopo un rocambolesco volo in elicottero che per eccessivo peso quasi non li faceva precipitare al momento del decollo, mentre i polacchi di Krzysztof Wielicki contano i danni e studiano nuove strategie per il prossimo tentativo invernale al K2, altri alpinisti si accingono a partire per le grandi montagne del mondo. Presto vi racconteremo di qualcuna delle molte spedizioni che si accamperanno ai piedi dell'Everest, per ora segnaliamo la partenza di Valery Babanov per il Nuptse Est. L'alpinista kazako ritorna a confrontarsi con l'ambizioso obiettivo che lo respinse l'autunno scorso: la prima salita del Pilastro Sud-Est (v. nota 160/02). Questa volta si farà accompagnare dal connazionale Vladimir Suviga. I due erano dati in arrivo in Nepal per sabato 8 marzo.
 CULTURA  10 marzo 2003.
Leggiamo l'articolo apparso ieri su Alto Adige dal titolo I MIEI MONTI dal basso Wachter e Kandutsch: la risposta ai musei di Messner. Dibattiti. Il museo di San Candido: montagne non più «in verticale».

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nota 42/03 del 07-03-03
 ALPINISMO  7 marzo 2003.
Monte Bianco: notizie dell'ultima ora pescate sulle pagine dei quotidiani francesi portano sulla scena le ultime realizzazioni dei due grandi Patrick nazionali. Mentre Patrick Gabarrou (51 anni), con i compagni Benoit Robert e Philippe Batoux, continua per la strada a lui più congeniale, l'apertura di vie di misto in alta montagna, aprendo un nuovo itinerario sulla parete Nord delle Grandes Jorasses, a destra dello Sperone Croz, tra il 26 e il 28 febbraio scorsi, Patrick Bérhault, di cinque anni più giovane del primo, ne combina un'altra delle sue dopo il concatenamento che lo vide attraversare le Alpi tra il 2000 e il 2001. In compagnia di Philippe Magnin, guida alpina di Chamonix, i due alpinisti si sono mossi per 20 giorni intorno al "Pianeta Eccles" sul versante sud del Monte Bianco concatenando 16 delle straordinarie vie (per storia, bellezza e impegno) che da quel luogo nascono. L'avventura è cominciata il 10 di febbraio e finita martedì di questa settimana, il 4 di marzo (intercalando 2 giorni di riposo a Chamonix). Forse è presto per dirlo - qui stiamo facendo cronaca - ma l'intensità e il coinvolgimento a vari livelli di questo nuova avventura alpinistica (non lasciamoci ingannare dalla quantità) è un passo in avanti nella storia dell'alpinismo. Come sottolinea Christophe Profit in calce all'articolo Mutants des Alpes: «mais ils ont allié plaisir, esthétique, engagement et motivation... C'est tout simplement très beau...» - i due alpinisti hanno combinato piacere, estetica, impegno e motivazione. Tutto questo è semplicemente molto bello.
 INTRAISASS  7 marzo 2003.
Il nostro Ben Nevis di Francesco Pompoli.
Nuova entrata nella sezione EUROPA di INTRAISASS.
«Ed eccoci qui, io e Monica, alla ricerca del misterioso Vajo Nascosto. Tralascio le facile battute dei giorni scorsi, l'ironia su quel nome che deve essere sicuramente tutto un programma... La relazione parla genericamente di attaccare all'altezza di un largo solco nevoso, e ancora prima di arrivarci ci chiediamo: che faccia avrà esattamente un solco nevoso? Fortuna che la relazione parla anche di salire 50 metri dopo una caratteristica roccia; quella la riconosciamo, contiamo 50 passi e ci ritroviamo davanti una ripida goulottina incassata. Ecco il solco nevoso, non può che essere quello!» - con l'incipit del racconto del nostro autore ferrarese, che lo vede protagonista insieme a Monica Fortini nell'apertura di un nuovo itinerario sui solchi nevosi delle Piccole Dolomiti, terreno di misto adatto alla stagione in corso, cogliamo l'occasione per omaggiare le donne alla vigilia della loro festa. A ruota della Fortini, già nostra autrice, facciamo seguire ad hoc un nuovo quadro della pittrice bergamasca Nicoletta Navoni, Temporale sugli Sfulmini, che ci piace accompagnare con le
Parole Verticali della poetessa americana Emily Dickinson, quasi a ricordo delle parole di ieri della giornalista polacca, Monika Rogozinska, che scrive dal K2 «qui abbiamo l'uragano». E per finire non dimentichiamo la resistenza delle donne tibetane che continuano a lottare manifestando a Roma in occasione dell'anniversario dell'Insurrezione a Lhasa (marzo 1959).

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nota 41/03 del 06-03-03
 ALPINISMO  6 marzo 2003.
Karakoram: ultimissimi giorni utili per la spedizione spagnola al Broad Peak, dove il maltempo non ha cessato di creare disagi e problemi agli alpinisti. L'arrivo dell'elicottero [...] per il rientro a Skardu è previsto per sabato e le possibilità di un rapido tentativo finale da parte di Silvio Mondinelli e compagni si assottigliano sempre più. Giornate difficili anche per gli alpinisti polacchi rimasti ai piedi del K2 intenti a smantellare il campo base sotto le ingiurie di forti bufere. Monika Rogozinska, giornalista al seguito della spedizione Netia K2, nel suo ultimo reportage parla di uragano e di difficoltà a trovare riparo dalla potenza della montagna.
Thien Shan: ritirata anche della spedizione invernale al Peak Pobeda (7439 m), guidata dal kazako Nikolai Chervonenko (v. nota 22/03). Le condizioni della grande montagna vicina al Khan Tengri sono via via peggiorate rendendo il pericolo di valanghe troppo elevato per tentare la ripetizione dell'Abalakov Route.
Pakistan: è di questi primi giorni di marzo l'annuncio del governo pakistano di una una nuova agevolazione per incentivare il turismo nelle zone montane. Dopo la riduzione delle royalties al 50% delle quote stabilite per le montagne sopra i 6000 metri (K2 e Nanga Parbat compresi) arriva ora il taglio netto della tassa di ascensione per tutte le montagne fino a 6500 metri che divengono quindi royalty free. Non è cosa da poco considerando le numerose montagne e le belle pareti al di sotto della quota agevolata.
 STORIA DELL'ALPINISMO  6 marzo 2003.
La Grande Civetta: 40 anni fa Ignazio Piussi e compagni erano impegnati sugli ultimi tiri della via Solleder-Lettenbauer in Civetta. Di lì a poco, il giorno successivo, 7 marzo 1963, sarebbero usciti in vetta per alzare le mani al cielo dopo aver vissuto una delle più grandi avventure dell'alpinismo dolomitico. A ruota usciva dall'itinerario una cordata di tre bellunesi guidata da Roberto Sorgato, la mente dell'impresa, indomito alpinista di fronte alla montagna e alla febbre che lo aveva colpito nei giorni precedenti l'ambiziosa ascensione. Epica la sua discesa ad Alleghe con la teleferica e il ritorno immediato all'azione contro ogni parere medico.
Leggiamo Civetta, una rincorsa da record di Marco Conte sul Corriere delle Alpi.
Gianni Calcagno: oggi l'alpinista genovese avrebbe compiuto 60 anni. Ricordiamo Gianni Calcagno, scomparso all'età di 49 anni sul McKinley, nella recensione del libro Stile Alpino.

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nota 40/03 del 05-03-03
 INTRAISASS  5 marzo 2003.
Recensioni storiche: sull'onda della recensione storica Everest: gli anni decisivi, tra le più lette ed apprezzate dai nostri lettori, Giovanni Busato rispolvera dalla sua biblioteca antiquaria un'altra perla della letteratura di alpinismo degli anni Cinquanta: «Tradotto in italiano nel 1954 (il libro è del 1951) con l'improbabile titolo Sui tetti del Mondo è composto di 14 sorprendenti capitoli, leggibili anche senza rispettare l'ordine in cui si succedono, che portano il lettore dalle prime ascensioni sulle Alpi alle montagne del Caucaso, dall'Himalaya al Karakoram fino alle Montagne Rocciose, per concludersi con le spedizioni alle Svalbard e in Groenlandia» - andiamo a scoprire uno dei protagisti dell'alpinismo esplorativo britannico, Tom Lomgstaff, medico, alpinista ed esploratore nell'Inghilterra della Royal Geographical Society e dell'Alpine Club di cui fu il primo presidente.
 STORIA DELL'ALPINISMO  5 marzo 2003.
Anniversari: mentre buona parte del mondo alpinistico (la parte più incline allo spettacolo) sta rivolgendo l'attenzione all'imminente celebrazione della salita all'Everest, alcuni ricordano la straordinaria epopea al Nanga Parbat, la grande montagna del Karakoram che vide i primi passi di un uomo sulla vetta, anch'essa, nel 1953. Leggiamo l'articolo di Marco Benedetti Trionfi e tragedie sul Nanga Parbat per una breve e precisa sintesi della storia della montagna pakistana che più di ogni altra affascinò gli alpinisti di lingua tedesca, tanto da produrre uno dei capolavori della letteratura alpinistica, Deutsche am Nanga Parbat (Monaco, 1935) di Fritz Bechtold, prezioso libro recentemente tradotto con il titolo Al Nanga Parbat per conto delle Edizioni Tararà di Verbania e curato da Giovanni Rossi che ci regala, ancora una volta (v. nota 03/03) una minuziosa quanto stimolante postfazione storica (da segnalare la prefazione di André Roch, firmata 2002, anno della scomparsa del grande alpinista svizzero). A seguito della disastrosa spedizione Merkl del 1934 i tedeschi non mollarono il gigante pakistano continuando a solcarne i pericolosi fianchi fin quando il 3 luglio 1953 l'austriaco Hermann Buhl (spedizione austro-tedesca guidata da Karl Herrligkoffer) in un ultimo ed estremo tentativo solitario dalla quota di 6900 metri raggiunse, senza ossigeno supplementare, gli 8125 della vetta. Ciò fa riflettere, poiché, guardando lo stile, si potrebbe affermare che la vera impresa di cinquant'anni fa fu quella di Hermann Buhl. Lo scalatore austriaco anticipò i tempi azzardando lo stile alpino sulle montagne più alte della Terra per lasciare un'eredità misconosciuta ancora oggi dalla maggior parte degli alpinisti himalayani. Infine, quasi a suggello di un occulto legame storico, le montagne di oggi sembrano essere schiave della storia di ieri. La stagione a venire registra quasi 40 spedizioni all'Everest, per lo più "ben ossigenate", al Nanga Parbat nessuna, e senza troppo chiamare in causa come capro espiatorio la situazione politica, sempre "aleatoria" nei paesi politicamente caldi dell'Asia Centrale, Nepal e Pakistan compresi.
 ALPINISMO  5 marzo 2003.
Dolomiti: velocemente, un doveroso accenno all'avventura sci-alpinistica di Michele Costantini e Diego Favero: La «prima» invernale sulla Croda Granda. I due agordini sono scesi con gli sci i mille metri della parete Est, nel gruppo dell'Agner.

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nota 39/03 del 04-03-03
 ALPINISMO  4 marzo 2003.
Monte Bianco: significativo concatenamento invernale sulla cima più alta delle Alpi. Stéphane Benoist, Patrick Pessi e Patrice Glairon Rappaz sono riusciti a portare a termine la Super-intégrale de Peuterey tra i giorni 19 e 28 febbraio. Ecco la successione: Ratti all'Aiguille Noire de Peuterey, discesa per la stessa via e riposo al bivacco di partenza per un giorno; attraversamento del ghiacciaio del Freney per attaccare la Gervasutti alla Punta Gugliermina e riprendere la Cresta di Peuterey lungo l'Aguille Blanche; quindi un giorno di riposo al bivacco Eccles prima di impegnarsi  per l'ultima fatica: la guolotte Frêneysie Pascale tra il Pilone Centrale e il Pilone Gervasutti del Freney e uscire in vetta al Monte Bianco. Davvero una bella impresa quella dei giovani francesi, senza dubbio tra le più importanti di quest'inverno povero di salite invernali (specialità ormai riservata a pochi). Una piccola nota storica in calce alla presentazione dell'impresa sulla pagina della Fédération Française de la  Montagne et de l'Escalade (FFME), pagina dove oltre a poter ammirare la foto del bellissimo tragitto si legge «c'est sans aucun doute l'itinéraire le plus difficile pour rejoindre le toit de l'Europe qui vient d'être réussi» ovverosia «senza alcun dubbio l'itinerario più difficile finora riuscito per raggiungere il tetto d'Europa». Vorremmo subito cancellare quel «senza alcun dubbio» ricordando la salita di Renato Casarotto tra il 1° e il 15 febbraio 1982. In un inverno molto più freddo e problematico di quelli attuali (in quei primi quindici giorni di febbraio molta neve cadde sul Monte Bianco) Casarotto compì una delle più grandi salite invernali della sua straordinaria attività. Fu chiamata il Trittico del Freney (v. La salita del futuro nel libro "Una vita tra le montagne" di G. e R. Casarotto) e a ben vedere molto più super-integrale di Peuterey di quella dei pur bravissimi amici francesi. Renato partì da solo e percorse le stesse prime due vie dei francesi + il Pilone Centrale del Freney (e già questo dice qualcosa), il tutto con una continuità di linea e di tempo (l'alpinista vicentino discese per il versante Nord della Aguille Noire e continuò direttamente fino alla vetta del Bianco) e in piena autonomia di mezzi (portò con sé una piccola tenda e partì per l'impresa senza collegamenti radio e senza aver predisposto deposito di viveri e materiali). Insomma, a nostro parere, l'alpinismo invernale di Renato Casarotto resta insuperato (e anche molto del suo alpinismo extraeuropeo), non solo sulle Alpi Occidentali, ma anche sulle Alpi Orientali (chi conosce la Simon-Rossi sulla parete Nord del Pelmo o ricorda le foto di un Diedro Cozzolino completamente impastato di neve e ghiaccio, solo per fare alcuni celebri esempi, non potrà che acconsentire).

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nota 38/03 del 03-03-03
 INTRAISASS  3 marzo 2003.
Ritratti d'alpinismo: dopo una tribolata avventura invernale ritorniamo alle pagine di intraisass con un nuovo straordinario ritratto di alpinismo uscito dalla matita di Piera Biliato e dalla penna di Carlo Caccia (quest'ultimo già anticipato sull'annuario del CAI di Valmadrera, Vertice, edizione 2002). «Vent'anni, dicevamo. Ebbene sì: tanto tempo è già passato dalla morte di uno dei più raffinati interpreti dell'alpinismo italiano tra gli anni Sessanta e Settanta, scrittore prolifico e studioso di sensibilità e acutezza straordinarie. Ma ogni etichetta e definizione sembra star stretta al "Principe", come fu chiamato per la sua proverbiale eleganza nell'arrampicata, e affermare che Motti fu il padre del "Nuovo Mattino" potrebbe forse collocarlo per molti in una posizione maggiormente definita se non fosse che, purtroppo, proprio il concetto di "Nuovo Mattino" è stato spesso travisato e ridotto a sinonimo di "arrampicatore con fascia nei capelli". Lo sforzo di queste pagine sarà allora quello di presentare in modo più o meno originale la figura dell'alpinista torinese basandosi sui suoi scritti e, soprattutto, sulle preziose testimonianze di alcuni tra coloro che, in modi diversi, ebbero modo di conoscerlo». Nel ventennale della morte di Gian Piero Motti un doveroso omaggio al grande alpinista piemontese nella nuova sezione di intraisass: RITRATTI Appunti artistici di storia dell'alpinismo.
Libreria e servizi bibliografici: in ottemperanza con i nostri propositi di un sostegno mirato e intelligente al progetto intraisass siamo lieti di annunciarvi tra i nostri sostenitori culturali la libreria SpazioPiù, libreria multimedia specializzata in servizi bibliografici e pronta a fornire qualsiasi libro di montagna e alpinismo portato all'attenzione dalle pagine di intraisass (e non solo). In altre parole, per il futuro dalle nostre recensioni si potrà accedere ad un servizio di ricevimento libri semplice e dinamico. A breve i dettagli.
 ALPINISMO  3 marzo 2003.
Karakoram: avevamo abbandonato la spedizione invernale al K2 con tre uomini impegnati, allo stremo delle forze e in condizioni climatiche avverse, sui fianchi settentrionali del Chogori, la "montagna grande". L'avventura è finita. All'alba del 26 febbraio, dopo una notte passata al riparo di una piccola tenda, sotto la sferza di venti fortissimi e temperature polari, il risveglio di Denis Urubko è stato drammatico: «Marcin non si rendeva conto di niente. Non vedeva niente attorno a sé, era incapace di parlare e di intendere. Solo istinti primari...» - racconta l'alpinista kazako sullo stato preoccupante del compagno polacco con il quale aveva passato la notte all'interno di un unico sacco a pelo, senza materassini e dopo tre giorni di dura salita. I sintomi di un probabile edema cerebrale e il pensiero della morte in caso di un mancato e repentino soccorso non hanno lasciato alternativa agli alpinisti. Ritirata dalla montagna e fine della spedizione decretata dal leader Krzysztof Wielicki, primo alpinista a soccorrere gli sventurati Denis Urubko e Marcin Kaczkan, poco sopra al Campo 3.

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nota 37/03 del 26-02-03
 INTRAISASS  26 febbraio 2003.
Recensioni: «A scorrere l'indice dei nomi di Sulle montagne, dai ricordi di Foa saltano fuori abbinamenti vari ed inusuali, strani e storicamente curiosi, dai Ginzburg padre e figlia a Nenni ed a Togliatti, in vacanza a Cogne divisi solo dalla larghezza della strada comunale, da Antonio Segni, allora sottosegretario del Ministero dell'Agricoltura a Renzo Videsott, ex cacciatore di caprioli ed alpinista in Dolomiti, poi direttore del Parco nazionale del Gran Paradiso. Brevini invece ci parla di sé e del suo essere uomo ed alpinista attraverso lo zio prete don Giovanni ed i sacerdoti don Luciano e don Bianchi della casa salesiana di Cogne, passando per Domenich, vate laico delle Grigne e con un fugace accenno a Ben Laritti, meteora alpinistica alla cui corda si legò in gioventù» - estrapoliamo dalla nuova doppia recensione di Mauro Mazzetti che ci presenta due importanti autori per la casa editrice LeChâteau di Aosta, Vittorio Foa con Sulle montagne e Franco Brevini con Il ponte dell'Erfolet.
Newsflash: la nostra redazione si assenta un paio di giorni per andare a caccia di storie, avventure e personaggi nelle nostre Dolomiti. Torneremo la prossima settimana con nuovi contenuti letterari e artistici, racconti d'alpinismo e un nuovo straordinario ritratto d'alpinismo. Nel frattempo vi invitiamo a rientrare nella
pagina extra di ieri, aggiornata con alcune immagini dal Cerro Torre, e di seguire gli epiloghi delle spedizioni invernali al K2 e al Broad Peak sui siti NETIA K2 (in polacco) e gnaromondinelli.it. Oggi o al massimo domani dovrebbero essere gli ultimi giorni buoni per un estremo tentativo alla vetta prima del sopraggiungere di una marcata perturbazione. Denis Urubko e Marcin Kaczkan hanno passato una notte al Campo 4 senza sacchi a pelo e portandosi dietro una tenda essendo stata spazzata via quella posizionata in precedenza. Krzysztof Wielicki, irriducibile, era dato al Campo 3 da solo e in partenza con una propria tendina verso il Campo 4. Probabilmente in queste ore i tre si saranno riuniti per tentare insieme la puntata alla vetta. Immaginiamo, allo stesso modo, Silvio Mondinelli e compagni impegnati nel loro ultimo summit push.

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nota 36/03 del 25-02-03
 ALPINISMO  25 febbraio 2003.
Patagonia: «Tutto il materiale per cominciare la scalata adesso è a destinazione, pronto per l'uso; sono stati preziosi i consigli di Ermanno Salvaterra per collocare adeguatamente i materiali sulla roccia. Fortunatamente abbiamo trovato lo stesso chiodo di Salvaterra. Per raggiungere la base della parete Sud del Cerro Torre, bisogna salire un lungo e ripido ghiacciaio, molto crepacciato visto che il suo movimento lo si può calcolare circa in mezzo metro al giorno. Ogni volta la traccia è da rifare... visto che il ghiacciaio modifica sempre la sua struttura» - questo un estratto della lettera girataci ieri da Agnese Wisniewska (Kayland) per conto della spedizione Patagonia 2003 The New Challenge ovverosia del quartetto capitanato da Mauro "Bubu" Bole. Chi sarà il quarto uomo dopo Riccardo Milani e Ulderico Mazzoleni? Entrate nella pagina extra di intraisass per scoprire il ruolo importante del medico della spedizione e per sapere gli ultimi sviluppi della spedizione italiana al Cerro Torre.
Karakoram: breve aggiornamento dal Pakistan dove Silvio Mondinelli e compagni approfittando di una breve schiarita durante la giornata di venerdì hanno potuto verificare lo stato dei campi alti. Il Campo 1 è stato letteralmente spazzato via dai forti venti e molta neve si è accumulata lungo l'itinerario di salita. Alla base della montagna gli alpinisti sono riusciti tuttavia a recuperare un po' di materiale, appena sufficiente per fare un ultimo tentativo in stile alpino, condizioni meteorologiche permettendo. Dal versante cinese del K2 la situazione è analoghe. Tuttavia il gruppo di Krzysztof Wielicki non demorde. Le ultime notizie danno il capo spedizione al Campo 2 mentre Denis Urubko e Marcin Kaczkan sono riusciti a fatica a raggiungere il Campo 3.  E' previsto un tentativo alla cima entro poche ore, prima di nuove bufere di neve e venti d'urugano: le previsioni sono pessime fino alla fine del mese. In bocca al lupo!

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nota 35/03 del 24-02-03
 ALPINISMO  24 febbraio 2003.
In questi giorni le condizioni delle montagne sono propizie per l'alpinismo invernale, specialità ormai caduto in disuso (v. l'articolo di Marco Benedetti Quelli che...si scala anche col gelo), nondimeno di grande fascino per la nostra redazione. Riportare, ricercare, chiedere o divulgare notizie su questa forma di alpinismo, anche nei tempi rapidi concessi dalla rete internet (per poi stimolare eventuali approfondimenti a chi di dovere) non è semplicemente questione di "exploit o protagonismo", come apparso di recente in un interessante forum. E' questione soprattutto di dare spazio a chi pratica con grande passione una delle discipline più impegnative dell'alpinismo, di sottolineare fatti e personaggi oscurati in modo vergognoso da riviste che in teoria dovrebbero parlare (anche) di alpinismo. Quando mai sarebbe emerso un alpinista come Claudio Moretto (un nome tra i tanti a noi cari) o dove si troverebbero notizie su certe salite invernali e non solo... Scartabellate le pagine della rete o di certe riviste. Silenzio assoluto o righe forzate post partum. Centinaia di battute e decine di fotografie per quattro spiccozzate, per lo più su roccia, che niente hanno a che vedere con l'alpinismo, anche se giustamente valorizzate nel loro ambito. Una lunga sequela di gare e quando capita qualche bella ascensione alpinistica - che potrebbe rientrare negli ambiti di spazi d'informazione "verticale" - nessuno ne parla e se ciò avviene qualcuno si stupisce. Positivamente, invitiamo. Sono talmente pochi coloro che praticano l'alpinismo invernale, cari amici lettori, che vi invitiamo non solo a stupirvi, ma a cercare, chiedere, scriverci perché fare emergere una grande passione è un sano protagonismo, che può essere uno stimolo per tutti noi, un invito a incamminarci verso le nostre personali avventure. E qui c'è spazio per tutti, anche per un Pier Verri (un altro nome tra i tanti a noi cari) di cui abbiamo ripetuto le vie e conosciamo il grande valore. Se il cielo ci aiuta, ne parleremo.
Gruppo del Bernina: grande salita invernale sulla spalla Sud Ovest del Sasso  Moro da parte di Luca Maspes compiuta sabato scorso. Ecco i dettagli: 11 ore di scalata, autoassicurazione su 3 lunghezze + tratti singoli con daisy chains, sviluppo 1000 m, dislivello 800 m, diff. VI, 4+/5-, VI/VI+, misto. Una salita davvero straordinaria e un po' pazza che solo una persona folgorata da una grande passione per una parete e per l'alpinismo invernale poteva realizzare. Abbiamo sentito l'alpinista di Sondrio ed ecco cosa ci racconta, con molto entusiasmo, nella pagina extra di intraisass.
Dolomiti: poche notizie sulla grande attività invernale dell'alpinista comeliano Ezio De Lorenzo. Sappiamo di un concatenamento di ascensioni sulla Cima Bagni (tre itinerari di 1000 metri, uno al giorno), il giro delle Tre Terze in giornata, la Cresta dei Brentoni in due giorni. L'ultima impresa in solitaria: la risalita di cinque cascate di ghiaccio nel catino delle Crode di Mezzo, dietro il Monte Col, nella zona di Santo Stefano di Cadore. 10 ore di scalata per uno sviluppo complessivo di circa 1000 metri con difficoltà dal II/3 al IV/5.

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nota 34/03 del 21-02-03
 ALPINISMO  21 febbraio 2003.
Everest: si sta avvicinando l'apertura della stagione premonsonica in Himalaya e l'attenzione del mondo alpinistico - o meglio, e ancora di più, di quello extra-alpinistico - si sta focalizzando sull'Everest. In occasione del Cinquantenario dell'ascensione di Tenzing e Hillary (v. nostra recensione storica) molte spedizioni celebrative andranno a incentivare l'ammasso di spedizioni che ogni anno s'incontrano e scontrano ai piedi della montagna più alta della Terra. Le fonti ufficiali dei governi che rilasciano i permessi accreditano la chiusura dal versante nepalese con 12 spedizioni, limite massimo consentito inizialmente, tuttavia già in fase di deroga con 5 spedizioni in trattativa e altre in lista di attesa. Dal versante cinese, più incline alla massificazione grazie alle invitanti royalties governative, ben 20 spedizioni sono state registrate finora. Perciò, a grandi linee, la povera Madre della Valle o dei Venti (Chomolungma) o la Vetta sopra gli Oceani (Sagarmatha), vedrà nell'imminente primavera non meno di 40 spedizioni correre sui suoi fianchi. Da sottolineare i soliti logori fianchi: al momento, delle quasi 20 in lista per il versante sud solo una tenterà la cresta Ovest, tutte le altre la normale. Fosse solo questo, direbbe la montagna oramai profanata e assurta a simbolo di molti ridicoli primati umani. Non stiamo qui a tirarli fuori tutti, magari li elargiremo strada facendo. Accenniamo che come ogni anno si tenterà la salita più veloce alla vetta (quest'anno i candidati saranno più d'uno; ma che valore avrà un record di salita a una montagna su una pista già battuta e con l'utilizzo di ossigeno supplementare?) o s'inventeranno primati ad hoc, a volte davvero singolarissimi e sconcertanti. La palma, per chiudere l'argomento, delle trovata più geniale (ma ci verrebbe da dire genitale) per concentrare su di sé le luci della ribalta non poteva che arrivare dagli Stati Uniti. L'alpinista americano Sean Burch tenterà la salita solo/oxygen-free con alcuni goals di difficile aggettivazione: testare il Viagra (v. nota 174/01) quale antidoto alle patologie d'alta quota («Sean will use Viagra on Everest and hopes to prove that it will help avoid high altitude sickness»); elevare il suo precedente record di salto con la corda fermo ai 6962 metri dell'Aconcagua. Avete letto bene, salto con la corda, il jump rope che, non essendoci ponti da cui buttarsi, se non da quelli della ridicolaggine, non dovrebbe essere altro che il classico esercizio ginnico alla fune. Straordinario, non c'è che dire, pur non conoscendo la  direzione specifica dell'utilizzo del Viagra (dentro o fuori la tenda) e consapevoli che progettare una salita solitaria su una traccia percorsa da centinaia di persone, magari con sparsi qua e là aiuti "non previsti", è davvero contro le leggi della verosimiglianza, ma proclamare solitaria una salita dove, traduciamo testualmente dal suo sito, «Sean scalerà senza una guida, solo con due sherpa che trasporteranno l'equipaggiamento tra i vari campi dell'itinerario», è un'autentica presa in giro. Non disperiamo. Anche gli italiani diranno la loro.

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nota 33/03 del 20-02-03
 ALPINISMO  20 febbraio 2003.
Karakoram: nella precedente nota 28/03 avevamo lasciato le due spedizioni invernali sotto gli auspici positivi offerti da un periodo di tempo buono. Le condizioni meteo si sono ora capovolte tanto da assottigliare sempre più le probabilità di arrivare in vetta a una delle due grandi montagne. Da una parte, sul K2, dopo aver installato il Campo 4 a 7600 metri, il team guidato da Krzysztof Wielicki sperava di poter sferrare l'attacco decisivo in breve tempo. Molti componenti della spedizione sono infatti oramai allo stremo delle forze e solo altri due alpinisti, oltre all'irriducibile capo spedizione, si sentono in grado di affrontare l'ultimo tratto della difficile salita, il kazako Denis Urubko e il polacco Marcin Kaczkan. Fortissimi venti (i rinomati jets stream d'alta quota) sono annunciati in compagnia di bufere di neve e temperature estremamente basse, fino alla fine di febbraio. Resta la possibilità di una piccola finestra in questi giorni, con i rischi del caso e salendo con l'incognita di non trovare più i campi d'alta quota perché spazzati via dalle tormente delle ultime ore. Non va meglio sul Broad Peak, dove pure Silvio Mondinelli e compagni spagnoli sono costretti forzatamente al riposo del Campo Base. L'alpinista italiano racconta di condizioni precarie tra le tende del campo: il forte vento ha danneggiato i teli della sala mensa facendo entrare molta neve e rendendo ancora più disagevole la permanenza alle basse quote. Tra le due montagne, per il momento, regna l'attesa.
Patagonia: alla base delle guglie patagoniche invece il tempo non dà segni di mutamento. Bubu Bole riesce a malapena a contemplare il Cerro Torre, in condizioni invernali, mentre i Ragni di Lecco si stanno stancando di fare la spola tra il Campo Base e l'attacco della via al Cerro Piergiorgio. Alcuni di loro hanno pensato bene di divagare tra le pareti vicine. Così Matteo "Pota" Piccardi e Daniele Bernasconi hanno salito la cresta Nord-Ovest dell'Aguja Guillammet nonostante il maltempo e Serafino Ripamonti e Simone Pedeferri hanno aperto una nuova via sulla parete rocciosa che sovrasta il sentiero fra El Chalten e la Piedra del Fraile. La via si chiama KillerFisch e ha uno sviluppo di quasi 300 metri per sei tiri di corda. Da sottolineare che l'itinerario è stato salito interamente con protezioni veloci superando difficoltà massime d'arrampicata di 6c (tra il VII e l'VIII grado della scala UIAA).
 CULTURA  20 febbraio 2003.
Riviste di alpinismo: leggiamo La cultura dell'alpinismo in rete su Il Corriere delle Alpi di oggi. Sembra proprio che la nuova sezione di intraisass - RITRATTI Appunti artistici di storia dell'alpinismo - abbia fatto centro. Moltissime lettere di apprezzamento in redazione e ora un bell'articolo su un importante quotidiano ci invitano a continuare nel nostro singolare percorso.

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nota 32/03 del 19-02-03
 INTRAISASS  19 febbraio 2003.
Recensioni: «Così, durante le gite sulle Dolomiti, il mio sguardo spaziava lassù, oltre i prati, su una parete o semplicemente all'interno di un canalone o su di un ripido ghiaione; guardavo e sognavo. Cosa può sognare di trovare un bambino oltre dei massi incastrati fra le rocce? Ancora adesso fatico a trovare una risposta a questa domanda. Forse la risposta non esiste o rientra in quei misteri che è più saggio far restare tali» - con questa citazione testuale inizia la recensione di Marco Conte sul primo libro di Manrico Dell'Agnola, Uomini fuori posto, pubblicato per le Edizioni Rocciaviva di Belluno, e dove emerge un "ben determinato rapporto confidenziale e quasi ‘epidermico’ con l'universo verticale delle cime dolomitiche".
 RITROVAMENTO  19 febbraio 2003.
Equador: macabra scoperta da parte di una cordata di alpinisti mentre tentava di aprire una via nuova sul celebre vulcano Chimborazo (6310 m). A circa 200 metri (660 piedi) dalla bocca del vulcano gli alpinisti guidati da Miguel Cazar si sono imbattuti nei relitti di un aereo con i cadaveri congelati del pilota e dei passeggeri. «Mi trovo nella cabina del velivolo. Vedo una mano che deve essere quella del pilota. Carte di navigazione. E, in un raggio di 600 metri, pezzi di membra umane» - racconta uno degli alpinisti. L'aereo era stato dato per disperso nell'agosto del 1976. Un articolo a riguardo (anche se impreciso in alcune conversioni metriche) è apparso su Il Nuovo: Ecuador, ritrovato a 6mila metri aereo caduto 26 anni fa. Una squadra militare di alpinisti è attualmente impegnata sulla montagna nella verifica del ritrovamento.

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nota 31/03 del 18-02-03
 POLITICA  18 febbraio 2003.
Nepal: sono passate più di due settimane dal "cessate il fuoco" dichiarato il 30 gennaio scorso tra l'autorità governativa nepalese e i ribelli maoisti. Si attendeva tuttavia un passo in avanti nella trattativa tra le parti in gioco che realmente facesse intravedere l'inizio concreto di un processo di pace. Ieri, leggiamo in Minister confers with Maoist leader (Kantipur on line), è avvenuto il primo importante incontro tra il ministro Narayan Singh Pun, portavoce del governo, e il leader maoista Dinanath Sharma. Tra i temi dell'incontro, avvenuto per dare inizio ai talks peace (i colloqui di pace), l'impegno di moderare le azioni repressive da parte del governo (rilascio dei prigionieri politici) e di cessare le azioni intimidatorie da parte dei ribelli (come le estorsioni ai turisti). La data non procrastinabile per vedere i primi risultati è stata fissata per il 24 febbraio.
 CULTURA  18 febbraio 2003.
Roma: inaugurazione oggi pomeriggio, ore 17, presso il Circolo culturale CASC-BI al numero 19 di via di San Vitale, della mostra fotografica VIAGGI DENTRO E FUORI di Aldo Frezza. L'autore romano, alpinista, giornalista e fotografo, collaboratore di molte riviste di montagna, esporrà 42 opere per accompagnare lo spettatore attraverso la sua singolare ricerca di significato sul concetto vissuto, dentro e fuori, di "viaggio". L'esposizione chiuderà il 22 febbraio (info 06/47921).
 CURIOSITA'  18 febbraio 2003.
Dal mondo: inusuale tecnica di localizzazione dispersi attuata in un recente soccorso avvenuto nelle Highlands scozzesi. Su invito dei soccorritori un escursionista disperso tra le pericolose gole innevate degli altipiani si è fatto trarre in salvo grazie al flash della sua macchina fotografica: Lost climber used camera flash to guide rescuers. Ma se l'improvvido malcapitato ha tenuto saggiamente nascosto il suo nome, c'è chi invece fa di tutto per portarlo alla ribalta. Non nuovo a cose del genere, il giapponese Keizo Miura, 99 anni suonati, ha pensato bene di rinvigorire la sua fama in Giappone annunciando di scendere giovedì prossimo per la Vallée Blanche (Monte Bianco) con al seguito una cinquantina di persone, disseminate probabilmente al posto dei paletti lungo i 1800 metri di dislivello: A 99 ans dans la Vallée Blanche. E a riguardo di dirette televisive... assai latitanti ultimamente, un'occasione da non perdere per la televisione italiana, considerando la sua recente evoluzione pacchiana.

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nota 30/03 del 17-02-03
 INTRAISASS  17 febbraio 2003.
Nuova sezione: come preannunciato intraisass apre la settimana con un nuovo spazio dedicato alla storia dell'alpinismo, uno spazio tuttavia molto singolare per l'inconsueto coinvolgimento artistico e storico, nonché per l'attenzione che si cercherà di dare tanto ai grandi alpinisti riconosciuti quanto ai misconosciuti.
Tramite un'accurata ricerca storica, con una riesumazione di documenti a volte mai emersi, il giovane storico Carlo Caccia, alpinista e giornalista lecchese, ci accompagnerà allo scoperta del primo personaggio, Riccardo Cassin, mentre la matita e il gesso di Piera Biliato, pittrice di Castelfranco Veneto, ne disegnerà i tratti essenziali, quasi a donarci le estemporanee impressioni del "grande vecchio dell'alpinismo mondiale" sugli occhi e sull'animo di una giovane e sensibile artista.
Entriamo dunque nei
RITRATTI Appunti artistici di storia dell'alpinismo - spazio a cui dedicheremo una finestra permanente nella colonna di destra con una piccola icona a rappresentare l'ultimo personaggio descritto, raccontato e disegnato: Riccardo Cassin.

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nota 29/03 del 14-02-03
 INTRAISASS  14 febbraio 2003.
101!: chiudiamo questa intensa settimana anticipandovi un'importante novità della prossima e soffermandoci su un traguardo raggiunto dalla nostra rivista. Mettendo mani ieri all'archivio autori ci siamo accorti di avere oltrepassato la soglia dei cento autori, senza contare le collaborazioni per così dire "esterne", ovvero sia la moltitudine di informatori di ogni genere e grado che quotidianamente ci sottopongono notizie e riflessioni. Se non sbagliamo il nostro conteggio (e se per nostra imperizia non abbiamo dimenticato qualcuno nel compilare il lungo elenco) siamo arrivati al considerevole e cinematografico numero di 101. Ebbene sì, la carica dei 101 autori di intraisass non è cosa da poco se si considera che la quantità può essere indizio di qualità quando la prima sia diluita nel tempo e nello spazio con un certo ordine e una coerenza riconosciuta di contenuti. Vi invitiamo perciò a visitare la pagina archivio autori (che da oggi comparirà in copertina in una piccola finestra per meglio controllare la "nascita" dei nostri autori) e di verificare quanto accennato. Ma se non bastasse, il numero 101 cade in concomitanza con un punto di svolta della nostra rivista. Niente di metafisico o di economico (punti sempre bene equidistanti dalla nostra fisiologia). Un punto di svolta concretamente culturale (scoprirete presto - concedeteci questo gioco di scoperta e attesa - il legame all'avverbio in corsivo). Se il tempo sarà favorevole (noi tutti siamo alpinisti, sappiamo quando partiamo, non sappiamo quando torniamo) lunedì prossimo entrerà in rete un nuovo spazio storico e artistico: una grande giovane pittrice e un preparatissimo giovane storico ci accompagneranno a scoprire i grandi personaggi che hanno fatto o stanno facendo la storia dell'alpinismo. Non vi anticipiamo altro se non il probabile titolo del nuovo spazio: RITRATTI Appunti artistici di storia dell'alpinismo.
Restate in contatto.
 CULTURA  14 febbraio 2003.
Trento: leggiamo con grande interesse l'intervista apparsa ieri su Il Gazzettino a Italo Zandonella Callegher, nuovo presidente del Filmfestival di Trento giunto alla 51a edizione. L'inizio è folgorante: «Italo Zandonella, sbaglio o è la prima volta che un bellunese...» - «Sì e forse sarà anche l'ultima». Ecco l'articolo: Tra le novità anche una serata speciale dedicata all'Everest condotta da Messner con i più grandi dal 1953 a oggi. Ulteriore articolo ad introduzione dell'intervista: Filmfestival, tra montagna e esplorazione.

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nota 28/03 del 13-02-03
 ALPINISMO  13 febbraio 2003.
Karakoram: un breve sguardo di aggiornamento sulle due spedizioni invernali al Broad Peak e al K2. Un periodo di tempo stabile e terso ha permesso di proseguire verso l'alto ad entrambi i gruppi. Al momento le difficoltà maggiori restano il grande freddo e le conseguenti condizioni ambientali tipiche della montagna invernale, accentuate ovviamente dalla quota. Sul K2 gli alpinisti guidati da Krzysztof Wielicki stanno già mirando al Campo 4 avendo sistemato ben 400 metri di corde fisse sopra i 7200 metri del Campo 3. Da ricordare che è dal lontano 1996 che nessun alpinista raggiunge la vetta del K2 dal versante Nord. Tra gli ultimi proprio l'attuale capo spedizione polacco. Procedono bene anche gli spagnoli sul Broad Peak, in compagnia di Silvio Mondinelli. Dopo aver installato il Campo 2 a 6400 metri e passato una notte per favorire il lungo processo di acclimatazione, tutti gli alpinisti sono in via di discesa, pronti a recuperare prima di un probabile balzo finale in stile semi-alpini fino alla vetta. Da sottolineare un contrattempo per Silvio Mondinelli che ancora nella prima puntata verso il Campo 2, giunto al Campo 1, non ha più trovato la sua tendina, spazzata via dal vento. Mondinelli ha quindi dovuto uscire l'indomani, partendo dal Campo Base, alla ricerca del materiale, fortunatamente ritrovato e leggermente danneggiato dopo un volo di 1000 metri!
Per dettagli e qualche foto: www.netia.pl/k2/index.html e www.gnaromondinelli.it.
Antartide: si è chiusa con successo la spedizione dell'International climbing club di Mosca guidata da Valery Kuzin Vladimirovich. Dalle brevi notizie disponibili si parla di 5 montagne salite, alcune di queste probabilmente per la prima volta. Tra i partecipanti alle ascensioni non c'è traccia di Valery Babanov (v. nota 14/03). Sarà forse impegnato in qualche ascensione solitaria, sua specialità?
Dolomiti: due interessanti interviste a personaggi dell'ambiente alpinistico dolomitico oggi sul Corriere delle Alpi. Claudio Moretto ...affronta la via Franceschi-Bellodis (v. nota 18/03) e Paola Favero, alpinista e scrittrice in «I monti, il filo che ha condotto tutta la mia vita».
 APPUNTAMENTI E INIZIATIVE  13 febbraio 2003.
Bergamo: importante serata organizzata con il patrocinio delle Commissioni Culturale ed Impegno Sociale del CAI di Bergamo, della Società Italiana di Medicina di Montagna e della Commissione Centrale Medica del CAI. L'associazione ADIQ, Alpinisti Diabetici in Quota, presenterà il video e il diaporama in dissolvenza incrociata della recente e positiva esperienza himalayana sulla Dea della Pietra Turchese, il Cho Oyu (8201 metri), presso il Centro Culturale S. Bartolomeo, venerdì 14 febbraio, ore 20:45. Anche la redazione di intraisass è coinvolta nel progetto ADIQ e vi invitiamo non solo a partecipare alla serata (molto curata e insolita nei vari aspetti alpinistico, culturale e medico; inoltre sarà possibile trovare, a condizioni vantaggiose, le ultime copie a nostra disposizione di intraisass1), ma pure ad entrare nelle pagine rinnovate del sito, in fase di continuo aggiornamento da parte nostra. Tra le nuove importanti iniziative di ADIQ il Diabtrek 2003, singolare trekking dolomitico indirizzato a giovani ragazzi diabetici che si vogliono avvicinare alla montagna e alle sue attività come momenti fondamentali terapeutici per la cura del diabete. Si svolgerà a settembre tra le alte pareti delle Dolomiti di Brenta.

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nota 27/03 del 12-02-03
 INTRAISASS  12 febbraio 2003.
In alto dove sovrastano le nubi
testo di Stefano Fregonese, immagini di Alessandro Visentin.
Nuova entrata nella sezione SPECIAL - ALPINISMO ANTE LITTERAM di INTRAISASS. «Abbiamo idealmente riformato la cordata che per tanto tempo ci ha portato tra le Dolomiti alla ricerca di qualcosa. Molto abbiamo preso dalla montagna, qualcosa abbiamo perso. Ora è tempo di restituire e di condividere» - con le parole di Stefano Fregonese (classe 1962, psicoterapeuta a Milano, dedica professionalità e umanità alla tutela della salute mentale dei bambini e delle famiglie. Scrive vie e arrampica sogni) presentiamo un'altro straordinario contributo artistico per le pagine di intra
isass. Il pregevole testo letterario, frammenti di pensieri e di ascensioni, è accompagnato da quattro opere pittoriche di Alessandro Visentin (classe 1960, da anni mette impegno politico e sociale nella difesa dei diritti dei lavoratori della CGIL, amore nelle donne, mani sulla roccia, emozioni e colori sulla tela. Vive a Portogruaro).
Da non perdere.
 ALPINISMO  12 febbraio 2003.
Patagonia: «Un mese è andato, ma el tiempo esta feo» suona la frase d'inizio dell'ultimo comunicato spedito dai Ragni di Lecco impegnati dalla seconda settimana di gennaio sul Cerro Piergiorgio. Pioggia e vento fortissimo hanno costretto i Ragni ad abbandonare momentaneamente la parete. Finora sono sono stati saliti e attrezzati 300 metri di parete. Dettagli e notizie in www.ragnilecco.com.

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nota 26/03 del 11-02-03
 ALPINISMO  11 febbraio
2003.
Dolomiti: tra l'8 e il 9 febbraio significativa prima salita invernale della via Augusto sullo Spigolo Nord-Est del Campanile della Besauzega, nelle selvagge Pale di San Lucano. Autori dell'impegnativa salita, 600 metri (+350 di zoccolo) con difficoltà fino al VI, lo specialista Ivo Ferrari e Stefano Pelucchi, entrambi bergamaschi.  «La via è stata aperta nel 1982 da Ilio De Biasio e De Nardi ed è dedicata al papà di Ilio. Conta poche ripetizioni (fra cui la solitaria di Ivo nel 1995) e credo sia la più dura della zona della Seconda Pala (solo 2-3 tiri di III e poi il resto IV-V-VI)» - ci racconta l'alpinista e compagna di Ferrari, Federica Maslowskyi.
 ACCAMPAMENTI  11 febbraio 2003.
Tenda gialla: a Rocca Pietore «Carlo Alberto Pinelli, Fausto de Stefani, Mara Gueret, Stefano Mayr, Luigi Casanova e Maurizio Giordani, ovvero alcuni fra i più autorevoli ambientalisti alpini, firmeranno le lettere aperte che partiranno dalla "tenda gialla" ai 3325 metri della Marmolada» - si legge nell'articolo La tenda gialla a Punta Rocca. Dal 23 al 30 marzo per una riflessione sulla montagna (Corriere delle Alpi).
Tenda rossa: è morto Giulio Bich, alpino, guida e maestro di sci del Cervino. Aveva 95 anni l'ultimo superstite della spedizione di soccorso che nel 1928 partì con 8 compagni alla volta dell'Artico «in cerca di una piccola tenda, impregnata del rosso dell'anilina, come aveva voluto Umberto Nobile, comandante del dirigibile "Italia" che una bufera polare aveva fatto precipitare sul ghiaccio». Una delle pagine più importanti della storia dell'esplorazione rievocata nell'articolo Tenda Rossa, morto l'ultimo eroe (La Stampa).

 SICUREZZA  11 febbraio 2003.
Dibattito: sulla delicata questione della sicurezza in montagna una vigorosa discussione sotterranea sta piano piano emergendo. Scambi di opinione e di lettere stanno avvenendo in queste ore, quasi a ritmo febbrile, e a volte con toni acerbi che non permettono possibilità di replica. Crediamo sia difficile quanto inopportuno giudicare o, peggio ancora, generalizzare fatti o accadimenti che per la loro singolarità, sia di persone che di luoghi, spaventano anche chi possiede abitudine di analisi e giudizio con la complessità. Neppure liquidare la complessità con facili formule e a date da destinarsi è cosa utile. Ascoltare, invece, aiuta a riflettere, specie se le parole giungono direttamente da chi ha vissuto in prima persona una grande tragedia. Leggiamo «Punizione che non meritavamo» Giancarlo Negrini, uno dei sopravvissuti ripete: nessuno di noi era un incosciente (La Stampa), la testimonianza sofferta sulla valanga del Fallère accaduta in data 12 gennaio.

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nota 25/03 del 10-02-03
 SICUREZZA  10 febbraio 2003.
Dibattito: subito forti e numerose le reazioni a seguito del comunicato stampa del Collegio Regionale Guide Alpine della Lombardia pubblicato venerdì su intraisass.it. Pubblichiamo, in primis, la lettera di Marco Vegetti, esperto giornalista di montagna. Anticipiamo il finale della sua provocazione: «...In questo modo non aiutate affatto una crescita culturale sul fattore sicurezza, ma vi nascondete dietro un dito e belle parole. Infine, sia chiaro questo: non c'è intento di colpevolizzare individualmente nessuno; ma c'è il sentore di un male di "sistema" all'interno delle Guide Alpine. Negarlo è anche questo nascondersi, fuggire un confronto serio e corretto. Gli incidenti che riguardano le Guide Alpine sono aumentati, sia che portino clienti sia che frequentino corsi: qualcosa non va. Perché non parlarne?» - Ma per meglio capire la chiusura di Vegetti vi invitiamo a leggere integralmente la lettera e il comunicato stampa che la precede, nel quale ultimo si afferma: «Le Guide Alpine, una volta di più esprimono disponibilità verso i media d'informazione, le istituzioni tecniche, le istituzioni educative e quelle sportive, per un avvio di collaborazione decisa ad aggiornare un concetto di sicurezza, oggi assolutamente inadeguata a tenere alta la sicurezza stessa».
Il dibattito è aperto, con l'augurio che si possa arrivare ad una crescita reciproca attraverso un confronto autentico tra tutte le persone che frequentano la montagna nei suoi aspetti più pericolosi. La nostra redazione si rende disponibile ad ospitare successive lettere o interventi che, se necessità vorrà, saranno raggruppati in una pagina di riepilogo.
 ALPINISMO  10 febbraio
2003.
Tibet: dopo aver dato notizia ad ottobre (v. nota 167/02) dell'importante prima salita da parte di Carlos Buhler e Mark Newcomb del Sepu Kangri (6954 m), "La montagna segreta del Tibet", ritorniamo a parlare della spedizione americana invitandovi a visitare il sito www.climbsepu.com. Nell'esemplare utilizzo di internet come diario a posteriori (giunto in questi giorni al quarto episodio, verso i campi alti della montagna) per comunicare un'esperienza significativa, cogliamo spunti di riflessione e di avanguardia sull'utilizzo delle moderne tecnologie di comunicazione.

 

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