 |
nota 50/03 del 19-03-03
CULTURA
19 marzo 2003.
Biella:
a meno di un anno dall'importante
mostra di Bolzano,
un'altra significativa esposizione regalerà agli spettatori gli
straordinari scatti del grande fotografo biellese Vittorio Sella.
Sede della mostra la Fondazione Sella in Via Corradino Sella
dal 21/03 al 25/05 con inaugurazione venerdì alle ore 18:30.
L'esposizione "1899 Vittorio Sella in Sikkim" consiste in oltre
cinquanta fotografie stampate da Sella in formati differenti - dalle
stereo 13x18 sino al classico 30x40, più alcune straordinarie vedute
panoramiche composte da 4 o 5 immagini affiancate una all'altra -
realizzate dal fotografo biellese nel corso della spedizione in Sikkim
(regione indiana situata tra Nepal, Bhutan e Tibet) avvenuta nel 1899.
L'ampia selezione di immagini, in gran parte inedite al pubblico,
racconta «i momenti salienti della lunga e meticolosa ricognizione
attorno al gruppo del Kangchenjunga (8586 metri, terza montagna
del mondo), promossa e organizzata dall'alpinista ed esploratore
britannico W. Douglas Freshfield in collaborazione con Vittorio
Sella». Altre informazioni (quelle geografiche imprecise)
sull'articolo
Gli straordinari scatti di Sella (La Stampa).
Aosta:
sabato 22 marzo 2003 s'inaugura la mostra "La montagna
disincantata", terza esposizione delle cinque previste dalla
rassegna DA CIMA A FONDO (v. nota
183/02),
nell'ambito del Progetto Valle d'AostArte, che si susseguono
alla Tour Fromage di Aosta fino a settembre 2003. «La
montagna disincantata, a cura di Lucia Minunno, è
focalizzata su come alcuni artisti contemporanei abbiano usato
l'immagine della montagna e spesso proprio i clichés ad essa
riferibili per rovesciare la sua idea stereotipa, che è progredita di
pari passo con l'allontanamento degli esseri umani dall'elemento
naturale. Le opere della mostra documentano la decadenza della magia
della montagna: l'aspetto sublime e terribile della natura, infatti, è
andato riducendosi fino a comprimersi entro le dimensioni rassicuranti
del luogo comune a causa dell'impulso ormai automatico alla
semplificazione, alla schematizzazione, alla compressione della
complessità delle cose entro termini acriticamente accessibili» - si
legge nel comunicato
culturale di Ilaria Giaroli.
|
 |
nota 49/03 del 18-03-03
ALPINISMO 18 marzo
2003.
Himalaya:
a titolo informativo importante annuncio del gruppo di alpinisti russi
guidati da Alexander Odintsov, impegnati da quasi dieci anni
nel progetto "Big Walls - Russian routes" che li ha già visti
protagonisti in giro per il mondo su sette grandi pareti delle dieci
che si sono prefissati di scalare mediante un nuovo itinerario. Il
prossimo obiettivo degli alpinisti di San Pietroburgo è
l'ambita parete Nord dello Jannu, non ancora scalata nel
suo punto più difficile e dove si sono cimentati molti alpinisti (v.
note 147/02 e
203/01). Per
farvi un'idea delle vie finora aperte dai russi fate un giro sulla
pagina
Big Walls Russian routes, scoprirete le
seguenti montagne: Peak 41, Peak Aksu, Bhagirathi III, Trango
Tower, Troll Wall, Latok III e Great Sail Peak. La spedizione allo
Jannu è prevista per l'autunno, mentre l'estate vedrà una parte
del gruppo di San Pietroburgo partire per scalare montagne inviolate
di settemila metri nella regione del Kangchenjunga Himal. Nel
frattempo, a conferma dell'attività inesausta degli alpinisti delle
squadre ex-sovietiche, Valery
Babanov e Vladimir Suviga (guida e istruttore all'Alma-Ata
Army Sports Center dove gli alpinisti sono considerati atleti),
anticipando i tempi di parecchie settimane (almeno tre), hanno già
installato il campo base ai piedi del Pilastro Sud-Est del Nuptse Est (v. nota
43/03).
|
 |
nota 48/03 del 17-03-03
ALPINISMO 17 marzo
2003.
Dolomiti:
prima salita invernale della via Moroder sulla parete Nord del
Sass da la Lùesa (2615 m) nel
Gruppo di Sella. Autori
della salita il gardenese Ivo Rabanser, che per i nostri
lettori ha bisogno di poche presentazioni (v. note
03/02 e
06/02), e il
meranese Toni Zuech, il grande alpinista di Lana ai più
sconosciuto con un'attività ventennale di ascensioni invernali di
primissimo livello (Soldà e Messner al Sassolungo,
Vinatzer alla Furchetta, solo per citarne alcune). I due
alpinisti hanno risolto la gialla parete, in buone condizioni
considerando la particolare natura, nella giornata di domenica 9
marzo: «l'itinerario supera con linea assai astuta la parete gialla
sulla sinistra della classica Vinatzer ed è pochissimo
frequentato, poiché del tutto sconosciuto. Aperto dal fortissimo
gardenese Ludwig Moroder e Renzo Bernardi il 13
settembre 1962, presenta un'arrampicata molto interessante ed esposta
con difficoltà sostenute di VI con qualche passaggio leggermente più
difficile». Da sottolineare, ci ricorda Ivo a proposito del suo
eccezionale compagno di cordata, il legame di lunga data che li
accomuna: «...Pensa che nel 1986 mi portò a fare la Messner
sulla Nord del Sassolungo: lui allora un affermato alpinista ed
io, non ancora sedicenne, pieno di entusiasmo. Mi ha insegnato
parecchie cose!». Non ne dubitiamo.
ECOLOGIA
17 marzo 2003.
Marmolada:
alla vigilia della Tenda Gialla (v.
www.tendagialla.it),
il presidio organizzato per la prossima settimana da Mountain
Wilderness a salvaguardia della Regina delle Dolomiti, il
"patto per lo sviluppo" salta. Luigi Casanova, componente della
Commissione Marmolada in qualità di vicepresidente di
Mountain Wilderness, preso atto delle disattese del documento
presentato come bozza da enti locali e operatori turistici per essere
ratificato lunedì 24, si astiene dalla firma: le associazioni aderenti
alla Cipra riunitesi a Torino sabato scorso hanno infatti
sottolineato che «il documento che ci è stato proposto di firmare
rilancia, di fatto, lo sci estivo, mentre tutti si erano impegnati a
cancellare; non è determinato nella chiusura dell'esperienza dell'eliski;
nulla prevede per la conservazione delle valenze naturalistiche, a
cominciare dal ghiacciaio» si legge sull'articolo
Gli ambientalisti non firmano il patto apparso oggi sul
Corriere delle Alpi. Ed è una vergogna, aggiungiamo noi mentre
percorrevamo recentemente la silenziosa Val Ombretta,
continuare a sentire il rombo degli elicotteri turistici sopra una
montagna già fin troppo colonizzata da impianti di risalita. Get
up, stand up, stand up for your rights!
|
 |
nota 47/03 del 14-03-03
INTRAISASS
14 marzo 2003.
Io, anomalo fotografo della montagna
di Michele Vacchiano. Nuova entrata nella
sezione SPECIAL - SCRITTI TEORICI E RIFLESSIONI di INTRAISASS.
«Non ricordo un periodo della mia vita in cui non avessi in mano una
macchina fotografica. Una delle prime fu un apparecchietto giapponese
microscopico, privo di qualunque regolazione che non fosse il pulsante
di scatto. Usava pellicole di formato infimo avvolte nella carta
stagnola come le supposte per i bambini. Avevo sette anni quando
scattai la prima fotografia di cui conservo il ricordo: un ritratto di
mia nonna seduta sulla poltrona del tinello. A diciassette anni
ricevetti in regalo una Lubitel 2, reflex biottica di fabbricazione
sovietica con la quale imparai a fotografare davvero...». Con un
testo apparentemente autobiografico, dai forti contenuti
didascalici e teorici, dell'esperto fotografo torinese
Michele
Vacchiano, la nostra rivista fa un altro importante passo per
allargare i propri orizzonti e ospitare un nuovo spazio dedicato alla
fotografia creativa di montagna. Una nuova icona,
piccola fotografia da ingrandire, accompagnerà
d'ora in poi la nostra copertina seguita da una nuova galleria -
I Fotografi di intraisass
-
che raccoglierà le immagini scelte dalla
nostra redazione.
Per restare in argomento e stimolare l'attenzione verso la fotografia
artistica segnaliamo l'articolo
Una folding fatta in casa scritto dal giovane e promettente
fotografo Alessandro Pianalto, probabile futuro nostro
collaboratore, comparso su Nadir Magazine, celebre rivista on
line di fotografia.
|
 |
nota 46/03 del 13-03-03
CULTURA
13 marzo 2003.
Medicina di
Montagna:
sono aperte le iscrizioni per il X° CORSO DI AGGIORNAMENTO PER MEDICI
DI TREKKING E SPEDIZIONI organizzato dal CAI - Commissione Centrale
Medica previsto per le giornate del 14 e 15 giugno presso il
Centro di Formazione per la montagna "Bruno Crepaz" al Passo del
Pordoi. Per informazioni:
Dr. Andrea Ponchia
andrea.ponchia@unipd.it; Dr. Pietro Eccher
pietroeccher@virgilio.it;
Dr. Giancelso Agazzi
gege@orobianet.it. Per iscrizioni:
Segreteria C.A.I. Centrale 02 205 723 205.
Bergamo:
lo stesso dottore Giancelso Agazzi espone dal 18 marzo al 1°
aprile 2003 presso la locale Sede C.A.I., Sezezione "Antonio Locatelli",
una serie di scatti dal titolo BHUTAN: IMMAGINI DI VIAGGIO IN BIANCO E
NERO NELLA TERRA DEL DRAGO TUONANTE. L'inaugurazione della mostra,
frutto di un suo recente viaggio nell'affascinante paese himalayano,
sarà martedì prossimo alle ore 18:30.
RASSEGNA
STAMPA
13 marzo 2003.
Ivo Ferrari:
il Corriere delle Alpi ricorda l'ultima realizzazione
dell'alpinista di Treviglio:
Prima invernale sulle Pale di San Lucano (v.
nota 26/03)
Martha Gamper:
pochi dei nostri lettori la conoscono, noi l'abbiamo incontrata in
Tibet e vi assicuriamo che per simpatia e determinazione poche
alpiniste le stanno... dietro. Rientra sicuramente tra le prime 10
donne italiane ad aver salito un ottomila e questa sera presenterà al
CAI della sua città, Merano, una serie di diapositive delle sue
ultime esperienze. Leggiamo il breve profilo apparso su Alto Adige:
Martha, la maestrina degli ottomila.
Belluno:
interessante doppia rappresentazione dell'attore Sandro Buzzatti
che tra sabato 15 marzo e venerdì 21 marzo cercherà di portare in
scena la poliedricità del grande scrittore bellunese Dino Buzzati.
Leggiamo «Montagne
alte fino alla fantasia. Racconti di
coraggio, paura e invidia ai piedi delle Dolomiti. Prima un dialogo
sulle cronache lasciate dal giornalista. Quindi, le letture con i
suoni di Salton» (Corriere delle Alpi). Le ultime letture si
ispireranno al libro "Le montagne di vetro", raccolta di storie
buzzatiane confezionata da Enrico Camanni.
|
 |
nota 45/03 del 12-03-03
ALPINISMO 12 marzo
2003.
Everest:
Climbers flock to Everest for a lofty anniversary intitola un
breve articolo dell'Herald Tribune per riassumere la situazione
delle spedizioni in partenza per l'Everest, situazione bene
espressa da quel flock for a lofty, "accalcarsi" per qualcosa
di "elevato". Dall'articolo si ricava che il numero delle
spedizioni già dotate di regolare permesso è salito a 14, mentre
almeno 8 sono in lista d'attesa (solo per il versante sud). Ma andiamo
un po' a scandagliare più da vicino questa curiosa lista tra le cui
righe si trovano personaggi e obiettivi di ogni genere. In special
modo poniamo un occhio di riguardo alle partenze già dichiarate
dall'Italia. Emerge subito la
EVEREST SPEED EXPEDITION che vede protagonista «Manuela Di
Centa e Fabio Meraldi con un team internazionale formato da
7 alpinisti, due medici, uno scienziato, 7 sherpa e due cronometristi
della federazione Sport Alpini che avranno il compito di certificare
il primo record di salita e discesa in giornata sulla montagna più
alta del mondo» si ricava dal
comunicato stampa che presenta «Fabio Meraldi specialista
di corsa in alta montagna, recordman di ascensioni in velocità e
vincitore di vari titoli europei ed italiani di sci alpinismo tenterà
di scalare in meno di ventiquattro ore la vetta, senza bombole di
ossigeno e senza campi intermedi [e] Manuela Di Centa,
pluricampionessa olimpica e mondiale di sci di fondo e conduttrice
televisiva, in scalata classica tenterà di raggiungere il tetto del
mondo, determinata a diventare la prima donna italiana ad aver scalato
l'Everest». La
pagina di introduzione alla spedizione nel sito della
sciatrice-giornalista carnica è molto chiara sugli obiettivi della
Everest Speed Expedition. Si può addirittura entrare nella
filosofia dei due protagonisti, una filosofia certo d'avanguardia e al
passo con i tempi (che corrono ci verrebbe da dire, senza fare
risparmio di sensi). Un esempio è la profonda, o perlomeno a noi
occulta, affermazione «...Avvicinarsi all'Everest [...] con semplicità
e naturalezza, senza l'aiuto di campi intermedi e di bombole di
ossigeno». Effettivamente, quando si è intrisi di spiritualità (come
lo sono le pagine web di cui sopra) ci si può aspettare di tutto, pure
che gli aiuti (se non proprio i campi, ma almeno le tende, la tuta
d'alta quota, gli scarponi, le corde fisse, gli alimenti etc.) piovano
dal cielo. Ma se le arti della persuasione e delle belle parole per
costruire pagine appetibili possono essere comprensibili e suscitare
ilarità ai lettori non affamati di ogni cosa posta loro innanzi sul
davanzale incontrollabile dell'informazione, l'improvvisarsi storici
dell'alpinismo himalayano desta oltre la meraviglia. L'inserto storico
è infatti da non perdere, con tanto di cenno storiografico. Non è una
novità che la storia dell'himalaysmo in Italia sia pressoché
sconosciuta e che i grandi media ne fanno quello che vogliono.
"Leggerezza e velocità" sono sinonimo di sicurezza su certe pareti
himalayane e a volte l'unico sistema per affrontare determinati
itinerari. La corsa in montagna, invece, non ha niente a che fare con
la storia dell'alpinismo se il correre è il risultato di un tragitto
battuto e preparato per le esigenze del gioco. Non mescoliamo le
carte. Dire: «...Esplorati gli ottomila, l'uomo ha intuito e
sperimentato altri orizzonti, altre prospettive, altre lunghe marce
solitarie verso il significato di se stesso» è un bel dire se
veramente le marce fossero solitarie e a "perpendicolo" su pareti
inesplorate (almeno in stagione) e non sulle lancette del cronometro.
Chiudere con «...La saggezza della montagna e lo spirito olimpico
uniti nell'affrontare serenamente qualsiasi cosa si incontri per
strada: lo Yeti, la vittoria o la sconfitta…» non è affatto
lungimirante, ci sembra, oltre che banale, poiché alpinismo e
olimpiade sono agli antipodi come fatti sportivi, e mentre da una
parte ci si rinchiude in un agone (il campo di gioco) ricreandosi le
regole, dall'altra si esce fuori all'aria aperta (pulita dai nostri
vezzi, le nostre regole) per un reale (e non ricreato) confronto con
la natura. Così è, comunque, e Fabio Meraldi dovrà attrezzarsi
contro concorrenti agguerriti come l'americano Gary Scott,
pronto ai nastri di partenza per lo stesso obiettivo e non dimentico
delle 16 ore del compianto detentore storico Babu Chiri Sherpa.
|
 |
nota 44/03 del 11-03-03
INTRAISASS
11 marzo 2003.
La metamorfosi di Berhault di Mauro
Mazzetti.
«Questo Berhault è un vero e proprio spiritello, quasi un troll
od un coboldo che si aggira tra le Alpi, fiutando e frugando tra le
vie che hanno fatto la storia dell'alpinismo 'vero', quando per
esempio si partiva per una parete armati solo di una cartolina e non
di precisissime relazioni scaricate da internet. [...]
Peculiare è infine la metamorfosi di Berhault. Non a caso si parla di
'metamorfosi', titolo di un suo video degli anni Ottanta in cui
l'anfibio arrampicatore migrava dalle rocce sottomarine,
trasformandosi man mano in un arrampicatore terrestre. Il francese ha
modificato negli anni il suo approccio al mondo della montagna: da
free climber alfanumerico (settea, ottobi etc.), ad alpinista a
tutto tondo su roccia, ghiaccio e misto...» - con la doppia recensione
sugli ultimi lavori mediatici di Patrick Berhault, il libro
Legato ma libero e il video
La grande cordata, cogliamo
l'occasione per collegarci alla recente nota 42/03
che ha visto l'alpinista francese protagonista di un'ennesima grande
avventura sull'onda della Traversata delle Alpi (autunno 2001 -
inverno 2002) oggetto della recensione.
|
 |
nota 43/03 del 10-03-03
ALPINISMO 10 marzo
2003.
Extraeuropeo:
mentre Silvio Mondinelli e compagni spagnoli ritornano a casa
con le pive nel sacco (leggete l'ultimo
messaggio di Gnaro),
dopo un rocambolesco volo in elicottero che per eccessivo peso quasi
non li faceva precipitare al momento del decollo, mentre i polacchi di
Krzysztof
Wielicki contano i danni e studiano nuove strategie per il
prossimo tentativo invernale al K2, altri alpinisti si
accingono a partire per le grandi montagne del mondo. Presto vi
racconteremo di qualcuna delle molte spedizioni che si accamperanno ai
piedi dell'Everest, per ora segnaliamo la partenza di Valery
Babanov per il Nuptse Est. L'alpinista kazako ritorna a
confrontarsi con l'ambizioso obiettivo che lo respinse l'autunno
scorso: la prima salita del Pilastro Sud-Est (v. nota
160/02).
Questa volta si farà accompagnare dal connazionale Vladimir Suviga.
I due erano dati in arrivo in Nepal per sabato 8 marzo.
CULTURA
10 marzo 2003.
Leggiamo l'articolo apparso ieri su Alto Adige dal titolo
I MIEI MONTI dal basso Wachter e Kandutsch: la risposta ai
musei di Messner. Dibattiti. Il museo di San Candido: montagne non più
«in verticale».
|
 |
nota 42/03 del 07-03-03
ALPINISMO 7 marzo
2003.
Monte Bianco:
notizie dell'ultima ora pescate sulle
pagine dei quotidiani francesi portano sulla scena le ultime
realizzazioni dei due grandi Patrick nazionali. Mentre Patrick
Gabarrou (51 anni), con i compagni Benoit Robert e
Philippe Batoux, continua per la strada a lui più congeniale,
l'apertura di vie di misto in alta montagna, aprendo un nuovo
itinerario sulla parete Nord delle Grandes Jorasses, a
destra dello Sperone Croz, tra il 26 e il 28 febbraio scorsi,
Patrick Bérhault, di cinque anni più giovane del primo, ne
combina un'altra delle sue dopo il concatenamento che lo vide
attraversare le Alpi tra il 2000 e il 2001. In compagnia di
Philippe Magnin, guida alpina di Chamonix, i due alpinisti si sono
mossi per 20 giorni intorno al "Pianeta Eccles" sul versante sud del
Monte Bianco concatenando 16 delle straordinarie vie (per
storia, bellezza e impegno) che da quel luogo nascono. L'avventura è
cominciata il 10 di febbraio e finita martedì di questa settimana, il
4 di marzo (intercalando 2 giorni di riposo a Chamonix). Forse è
presto per dirlo - qui stiamo facendo cronaca - ma l'intensità e il
coinvolgimento a vari livelli di questo nuova avventura alpinistica
(non lasciamoci ingannare dalla quantità) è un passo in avanti nella
storia dell'alpinismo. Come sottolinea Christophe Profit in
calce all'articolo
Mutants des Alpes: «mais
ils ont allié plaisir, esthétique, engagement et motivation... C'est
tout simplement très beau...» - i due alpinisti hanno combinato
piacere, estetica, impegno e motivazione. Tutto questo è semplicemente
molto bello.
INTRAISASS
7 marzo 2003.
Il nostro Ben Nevis di Francesco
Pompoli.
Nuova entrata nella
sezione EUROPA di INTRAISASS.
«Ed eccoci qui, io e Monica, alla ricerca del misterioso Vajo
Nascosto. Tralascio le facile battute dei giorni scorsi, l'ironia su
quel nome che deve essere sicuramente tutto un programma... La
relazione parla genericamente di attaccare all'altezza di un largo
solco nevoso, e ancora prima di arrivarci ci chiediamo: che faccia
avrà esattamente un solco nevoso? Fortuna che la relazione parla anche
di salire 50 metri dopo una caratteristica roccia; quella la
riconosciamo, contiamo 50 passi e ci ritroviamo davanti una ripida
goulottina incassata. Ecco il solco nevoso, non può che essere
quello!» - con l'incipit del racconto del nostro autore ferrarese, che
lo vede protagonista insieme a Monica Fortini nell'apertura di
un nuovo itinerario sui solchi nevosi delle Piccole Dolomiti,
terreno di misto adatto alla stagione in corso, cogliamo l'occasione
per omaggiare le donne alla vigilia della loro festa. A ruota della
Fortini, già nostra
autrice, facciamo seguire ad hoc un nuovo quadro della pittrice bergamasca
Nicoletta Navoni, Temporale
sugli Sfulmini, che ci piace accompagnare con le
Parole Verticali
della poetessa americana Emily Dickinson, quasi a ricordo delle
parole di ieri della giornalista polacca, Monika Rogozinska,
che scrive dal K2 «qui abbiamo l'uragano». E per finire non
dimentichiamo la resistenza delle donne tibetane che continuano
a lottare
manifestando a Roma in occasione dell'anniversario dell'Insurrezione
a Lhasa (marzo 1959).
|
 |
nota 41/03 del 06-03-03
ALPINISMO 6 marzo
2003.
Karakoram:
ultimissimi giorni utili per la spedizione spagnola al Broad Peak,
dove il maltempo non ha cessato di creare disagi e problemi agli
alpinisti. L'arrivo dell'elicottero [...] per il rientro a Skardu è
previsto per sabato e le possibilità di un rapido tentativo finale da
parte di Silvio Mondinelli e compagni si assottigliano sempre
più. Giornate difficili anche per gli alpinisti polacchi rimasti ai
piedi del K2 intenti a smantellare il campo base sotto le
ingiurie di forti bufere. Monika Rogozinska, giornalista al
seguito della spedizione
Netia K2,
nel suo ultimo reportage parla di uragano e di difficoltà a trovare
riparo dalla potenza della montagna.
Thien Shan:
ritirata anche della spedizione invernale al Peak Pobeda (7439 m), guidata dal
kazako Nikolai Chervonenko (v. nota 22/03).
Le condizioni della grande montagna vicina al Khan Tengri sono
via via peggiorate rendendo il pericolo di valanghe troppo elevato per
tentare la ripetizione dell'Abalakov Route.
Pakistan:
è di questi primi giorni di marzo l'annuncio del governo pakistano di
una una nuova agevolazione per incentivare il turismo nelle zone
montane. Dopo la riduzione delle royalties al 50% delle quote
stabilite per le montagne sopra i 6000 metri (K2 e Nanga
Parbat compresi) arriva ora il taglio netto della tassa di
ascensione per tutte le montagne fino a 6500 metri che divengono
quindi royalty free. Non è cosa da poco considerando le
numerose montagne e le belle pareti al di sotto della quota agevolata.
STORIA DELL'ALPINISMO 6
marzo 2003.
La Grande
Civetta:
40 anni fa Ignazio Piussi e compagni erano impegnati sugli
ultimi tiri della via Solleder-Lettenbauer in Civetta. Di lì a
poco, il giorno successivo, 7 marzo 1963, sarebbero usciti in vetta
per alzare le mani al cielo dopo aver vissuto una delle più grandi
avventure dell'alpinismo dolomitico. A ruota usciva dall'itinerario
una cordata di tre bellunesi guidata da Roberto Sorgato, la
mente dell'impresa, indomito alpinista di fronte alla montagna e alla
febbre che lo aveva colpito nei giorni precedenti l'ambiziosa
ascensione. Epica la sua discesa ad Alleghe con la teleferica e il
ritorno immediato all'azione contro ogni parere medico.
Leggiamo
Civetta, una rincorsa da record di Marco Conte sul
Corriere delle Alpi.
Gianni
Calcagno:
oggi l'alpinista genovese avrebbe compiuto 60 anni. Ricordiamo
Gianni Calcagno, scomparso all'età di 49 anni sul McKinley,
nella recensione del libro Stile
Alpino.
|
 |
nota 40/03 del 05-03-03
INTRAISASS
5 marzo 2003.
Recensioni storiche:
sull'onda della recensione storica
Everest: gli anni decisivi,
tra le più lette ed apprezzate dai nostri lettori, Giovanni Busato
rispolvera dalla sua biblioteca antiquaria un'altra perla della
letteratura di alpinismo degli anni Cinquanta: «Tradotto in italiano
nel 1954 (il libro è del 1951) con l'improbabile titolo
Sui tetti del Mondo è
composto di 14 sorprendenti capitoli, leggibili anche senza rispettare
l'ordine in cui si succedono, che portano il lettore dalle prime
ascensioni sulle Alpi alle montagne del Caucaso, dall'Himalaya al
Karakoram fino alle Montagne Rocciose, per concludersi con le
spedizioni alle Svalbard e in Groenlandia» - andiamo a scoprire uno
dei protagisti dell'alpinismo esplorativo britannico, Tom Lomgstaff,
medico, alpinista ed esploratore nell'Inghilterra della Royal
Geographical Society e dell'Alpine Club di cui fu il primo
presidente.
STORIA DELL'ALPINISMO 5 marzo 2003.
Anniversari:
mentre buona parte del mondo alpinistico (la parte più incline allo
spettacolo) sta rivolgendo l'attenzione all'imminente celebrazione
della salita all'Everest, alcuni ricordano la straordinaria
epopea al Nanga Parbat, la grande montagna del Karakoram che
vide i primi passi di un uomo sulla vetta, anch'essa, nel 1953.
Leggiamo l'articolo di Marco Benedetti
Trionfi e tragedie sul Nanga Parbat per una breve e precisa
sintesi della storia della montagna pakistana che più di ogni altra
affascinò gli alpinisti di lingua tedesca, tanto da produrre uno dei
capolavori della letteratura alpinistica, Deutsche am Nanga Parbat
(Monaco, 1935) di Fritz Bechtold, prezioso libro recentemente
tradotto con il titolo
Al Nanga Parbat per conto delle
Edizioni Tararà di
Verbania e curato da Giovanni Rossi che ci regala, ancora una
volta (v. nota
03/03) una minuziosa quanto stimolante postfazione storica (da
segnalare la prefazione di André Roch, firmata 2002, anno della
scomparsa del grande alpinista svizzero). A seguito della disastrosa
spedizione Merkl del 1934 i tedeschi non mollarono il gigante
pakistano continuando a solcarne i pericolosi fianchi fin quando il 3
luglio 1953 l'austriaco Hermann Buhl (spedizione austro-tedesca
guidata da Karl Herrligkoffer) in un ultimo ed estremo
tentativo solitario dalla quota di 6900 metri raggiunse, senza
ossigeno supplementare, gli 8125 della vetta. Ciò fa riflettere,
poiché, guardando lo stile, si potrebbe affermare che la vera impresa
di cinquant'anni fa fu quella di Hermann Buhl. Lo scalatore austriaco
anticipò i tempi azzardando lo stile alpino sulle montagne più alte
della Terra per lasciare un'eredità misconosciuta ancora oggi dalla
maggior parte degli alpinisti himalayani. Infine, quasi a suggello di
un occulto legame storico, le montagne di oggi sembrano essere schiave
della storia di ieri. La stagione a venire registra quasi 40
spedizioni all'Everest, per lo più "ben ossigenate", al
Nanga Parbat nessuna, e senza troppo chiamare in causa come capro
espiatorio la situazione politica, sempre "aleatoria" nei paesi
politicamente caldi dell'Asia Centrale, Nepal e Pakistan compresi.
ALPINISMO 5 marzo
2003.
Dolomiti:
velocemente, un doveroso accenno all'avventura sci-alpinistica di
Michele Costantini e Diego Favero:
La «prima» invernale sulla Croda Granda. I due agordini sono scesi
con gli sci i mille metri della parete Est, nel gruppo dell'Agner.
|
 |
nota 39/03 del 04-03-03
ALPINISMO 4 marzo
2003.
Monte Bianco:
significativo concatenamento invernale sulla cima più alta delle Alpi.
Stéphane Benoist, Patrick Pessi e Patrice Glairon
Rappaz sono riusciti a portare a termine la Super-intégrale de
Peuterey tra i giorni 19 e 28 febbraio. Ecco la successione:
Ratti all'Aiguille Noire de Peuterey, discesa per la stessa
via e riposo al bivacco di partenza per un giorno; attraversamento del
ghiacciaio del Freney per attaccare la Gervasutti alla Punta
Gugliermina e riprendere la Cresta di Peuterey lungo l'Aguille
Blanche; quindi un giorno di riposo al bivacco Eccles prima di
impegnarsi per l'ultima fatica: la guolotte Frêneysie Pascale
tra il Pilone Centrale e il Pilone Gervasutti del Freney
e uscire in vetta al Monte Bianco. Davvero una bella impresa
quella dei giovani francesi, senza dubbio tra le più importanti di
quest'inverno povero di salite invernali (specialità ormai riservata a
pochi). Una piccola nota storica in calce alla presentazione
dell'impresa sulla
pagina della
Fédération Française de la Montagne et de l'Escalade
(FFME),
pagina dove oltre a poter ammirare la foto del bellissimo tragitto
si legge «c'est sans aucun doute l'itinéraire le plus difficile pour
rejoindre le toit de l'Europe qui vient d'être réussi» ovverosia
«senza alcun dubbio l'itinerario più difficile finora riuscito per
raggiungere il tetto d'Europa». Vorremmo subito cancellare quel «senza
alcun dubbio» ricordando la salita di Renato Casarotto tra il
1° e il 15 febbraio 1982. In un inverno molto più freddo e
problematico di quelli attuali (in quei primi quindici giorni di
febbraio molta neve cadde sul Monte Bianco) Casarotto compì una delle
più grandi salite invernali della sua straordinaria attività. Fu
chiamata il Trittico del Freney (v. La salita del futuro
nel libro "Una vita tra le montagne" di G. e R. Casarotto) e a ben
vedere molto più super-integrale di Peuterey di quella dei pur
bravissimi amici francesi. Renato partì da solo e percorse le stesse
prime due vie dei francesi + il Pilone Centrale del Freney (e
già questo dice qualcosa), il tutto con una continuità di linea e di
tempo (l'alpinista vicentino discese per il versante Nord della
Aguille Noire e continuò direttamente fino alla vetta del Bianco) e in
piena autonomia di mezzi (portò con sé una piccola tenda e partì per
l'impresa senza collegamenti radio e senza aver predisposto deposito
di viveri e materiali). Insomma, a nostro parere, l'alpinismo
invernale di Renato Casarotto resta insuperato (e anche molto
del suo alpinismo extraeuropeo), non solo sulle Alpi Occidentali, ma
anche sulle Alpi Orientali (chi conosce la Simon-Rossi sulla
parete Nord del Pelmo o ricorda le foto di un Diedro Cozzolino
completamente impastato di neve e ghiaccio, solo per fare alcuni
celebri esempi, non potrà che acconsentire).
|
 |
nota 38/03 del 03-03-03
INTRAISASS
3 marzo 2003.
Ritratti d'alpinismo:
dopo una tribolata avventura invernale ritorniamo alle pagine di intraisass
con un nuovo straordinario ritratto di alpinismo uscito dalla matita
di Piera Biliato e dalla penna di Carlo Caccia (quest'ultimo
già anticipato sull'annuario del CAI di Valmadrera, Vertice,
edizione 2002). «Vent'anni, dicevamo. Ebbene sì: tanto tempo è già
passato dalla morte di uno dei più raffinati interpreti dell'alpinismo
italiano tra gli anni Sessanta e Settanta, scrittore prolifico e
studioso di sensibilità e acutezza straordinarie. Ma ogni etichetta e
definizione sembra star stretta al "Principe", come fu chiamato per la
sua proverbiale eleganza nell'arrampicata, e affermare che Motti fu il
padre del "Nuovo Mattino" potrebbe forse collocarlo per molti in una
posizione maggiormente definita se non fosse che, purtroppo, proprio
il concetto di "Nuovo Mattino" è stato spesso travisato e ridotto a
sinonimo di "arrampicatore con fascia nei capelli". Lo sforzo di
queste pagine sarà allora quello di presentare in modo più o meno
originale la figura dell'alpinista torinese basandosi sui suoi scritti
e, soprattutto, sulle preziose testimonianze di alcuni tra coloro che,
in modi diversi, ebbero modo di conoscerlo». Nel ventennale della
morte di Gian Piero Motti un
doveroso omaggio al grande alpinista piemontese nella nuova sezione di
intraisass:
RITRATTI Appunti
artistici di storia dell'alpinismo.
Libreria e
servizi bibliografici:
in ottemperanza con i nostri propositi di un sostegno mirato e
intelligente al progetto intraisass siamo lieti di annunciarvi
tra i nostri sostenitori culturali la libreria
SpazioPiù,
libreria multimedia specializzata in servizi bibliografici e
pronta a fornire qualsiasi libro di montagna e alpinismo portato
all'attenzione dalle pagine di intraisass
(e non solo). In altre parole, per il futuro dalle nostre recensioni
si potrà accedere ad un servizio di ricevimento libri semplice e
dinamico. A breve i dettagli.
ALPINISMO 3 marzo
2003.
Karakoram:
avevamo abbandonato la spedizione invernale al K2 con tre
uomini impegnati, allo stremo delle forze e in condizioni climatiche
avverse, sui fianchi settentrionali del Chogori, la "montagna
grande". L'avventura è finita. All'alba del 26 febbraio, dopo una
notte passata al riparo di una piccola tenda, sotto la sferza di venti
fortissimi e temperature polari, il risveglio di Denis Urubko è
stato drammatico: «Marcin non si rendeva conto di niente. Non vedeva
niente attorno a sé, era incapace di parlare e di intendere. Solo
istinti primari...» - racconta l'alpinista kazako sullo stato
preoccupante del compagno polacco con il quale aveva passato la notte
all'interno di un unico sacco a pelo, senza materassini e dopo tre
giorni di dura salita. I sintomi di un probabile edema cerebrale e il
pensiero della morte in caso di un mancato e repentino soccorso non
hanno lasciato alternativa agli alpinisti. Ritirata dalla montagna e
fine della spedizione decretata dal leader
Krzysztof
Wielicki, primo alpinista a soccorrere gli sventurati Denis Urubko e
Marcin Kaczkan, poco sopra al Campo 3.
|
 |
nota 37/03 del 26-02-03
INTRAISASS
26 febbraio 2003.
Recensioni:
«A scorrere l'indice dei nomi di Sulle montagne, dai ricordi di
Foa saltano fuori abbinamenti vari ed inusuali, strani e
storicamente curiosi, dai Ginzburg padre e figlia a Nenni ed a
Togliatti, in vacanza a Cogne divisi solo dalla larghezza della strada
comunale, da Antonio Segni, allora sottosegretario del Ministero
dell'Agricoltura a Renzo Videsott, ex cacciatore di caprioli ed
alpinista in Dolomiti, poi direttore del Parco nazionale del Gran
Paradiso. Brevini invece ci parla di sé e del suo essere uomo
ed alpinista attraverso lo zio prete don Giovanni ed i sacerdoti don
Luciano e don Bianchi della casa salesiana di Cogne, passando per
Domenich, vate laico delle Grigne e con un fugace accenno a Ben
Laritti, meteora alpinistica alla cui corda si legò in gioventù» -
estrapoliamo dalla nuova doppia recensione di
Mauro Mazzetti che ci presenta due importanti autori per la casa
editrice
LeChâteau di Aosta, Vittorio Foa
con Sulle montagne e
Franco Brevini con Il ponte
dell'Erfolet.
Newsflash: la nostra redazione si
assenta un paio di giorni per andare a caccia di storie, avventure e
personaggi nelle nostre Dolomiti. Torneremo la prossima settimana con
nuovi contenuti letterari e artistici, racconti d'alpinismo e un nuovo
straordinario ritratto
d'alpinismo. Nel frattempo vi invitiamo a rientrare nella
pagina extra di ieri,
aggiornata con alcune immagini dal Cerro Torre, e di seguire
gli epiloghi delle spedizioni invernali al K2 e al Broad
Peak sui siti
NETIA K2
(in polacco) e
gnaromondinelli.it. Oggi o al massimo domani dovrebbero essere gli
ultimi giorni buoni per un estremo tentativo alla vetta prima del
sopraggiungere di una marcata perturbazione. Denis Urubko e
Marcin Kaczkan hanno passato una notte al Campo 4 senza sacchi a
pelo e portandosi dietro una tenda essendo stata spazzata via quella
posizionata in precedenza. Krzysztof
Wielicki, irriducibile, era dato al Campo 3 da solo e in partenza
con una propria tendina verso il Campo 4. Probabilmente in queste ore
i tre si saranno riuniti per tentare insieme la puntata alla vetta.
Immaginiamo, allo stesso modo, Silvio Mondinelli e compagni
impegnati nel loro ultimo summit push.
|
 |
nota 36/03 del 25-02-03
ALPINISMO 25
febbraio
2003.
Patagonia:
«Tutto il materiale per cominciare la scalata adesso è a destinazione,
pronto per l'uso; sono stati preziosi i consigli di Ermanno Salvaterra
per collocare adeguatamente i materiali sulla roccia. Fortunatamente
abbiamo trovato lo stesso chiodo di Salvaterra. Per raggiungere la
base della parete Sud del Cerro Torre, bisogna salire un lungo e
ripido ghiacciaio, molto crepacciato visto che il suo movimento lo si
può calcolare circa in mezzo metro al giorno. Ogni volta la traccia è
da rifare... visto che il ghiacciaio modifica sempre la sua struttura»
- questo un estratto della lettera girataci ieri da Agnese Wisniewska
(Kayland) per conto della spedizione Patagonia 2003
The New Challenge ovverosia del quartetto capitanato da Mauro "Bubu"
Bole. Chi sarà il quarto uomo dopo Riccardo Milani e
Ulderico Mazzoleni? Entrate nella
pagina extra di intraisass
per scoprire il ruolo importante del medico della spedizione e per
sapere gli ultimi sviluppi della spedizione italiana al Cerro Torre.
Karakoram:
breve aggiornamento dal Pakistan dove Silvio Mondinelli e
compagni approfittando di una breve schiarita durante la giornata di
venerdì hanno potuto verificare lo stato dei campi alti. Il Campo 1 è
stato letteralmente spazzato via dai forti venti e molta neve si è
accumulata lungo l'itinerario di salita. Alla base della montagna gli
alpinisti sono riusciti tuttavia a recuperare un po' di materiale,
appena sufficiente per fare un ultimo tentativo in stile alpino,
condizioni meteorologiche permettendo. Dal versante cinese del K2
la situazione è analoghe. Tuttavia il gruppo di Krzysztof
Wielicki non demorde. Le ultime notizie danno il capo spedizione
al Campo 2 mentre Denis Urubko e
Marcin Kaczkan sono riusciti a fatica a raggiungere il Campo 3.
E' previsto un tentativo alla cima entro poche ore, prima di nuove
bufere di neve e venti d'urugano:
le previsioni sono pessime fino alla fine del mese. In bocca al
lupo!
|
 |
nota 35/03 del 24-02-03
ALPINISMO 24
febbraio
2003.
In questi giorni le condizioni delle montagne sono propizie per l'alpinismo invernale,
specialità ormai caduto in disuso (v. l'articolo di Marco Benedetti
Quelli che...si scala anche col gelo), nondimeno di grande fascino
per la nostra redazione. Riportare, ricercare, chiedere o divulgare
notizie su questa forma di alpinismo, anche nei tempi rapidi concessi
dalla rete internet (per poi stimolare eventuali approfondimenti a chi di
dovere) non è semplicemente questione di "exploit o protagonismo",
come apparso di recente in un interessante forum. E' questione
soprattutto di dare spazio a chi pratica con grande passione una delle
discipline più impegnative dell'alpinismo, di sottolineare fatti e
personaggi oscurati in modo vergognoso da riviste che in teoria
dovrebbero parlare (anche) di alpinismo. Quando mai sarebbe emerso un
alpinista come Claudio Moretto (un nome tra i tanti a noi cari)
o dove si troverebbero notizie su certe salite invernali e non solo...
Scartabellate le pagine della rete o di certe riviste. Silenzio
assoluto o righe forzate post partum. Centinaia di battute e
decine di fotografie per quattro spiccozzate, per lo più su roccia,
che niente hanno a che vedere con l'alpinismo, anche se giustamente
valorizzate nel loro ambito. Una lunga sequela di gare e quando capita
qualche bella ascensione alpinistica - che potrebbe rientrare
negli ambiti di spazi d'informazione "verticale" - nessuno ne parla e
se ciò avviene qualcuno si stupisce. Positivamente, invitiamo. Sono
talmente pochi coloro che praticano l'alpinismo invernale, cari amici
lettori, che vi invitiamo non solo a stupirvi, ma a cercare, chiedere,
scriverci perché fare emergere una grande passione è un sano
protagonismo, che può essere uno stimolo per tutti noi, un invito a
incamminarci verso le nostre personali avventure. E qui c'è spazio per
tutti, anche per un Pier Verri (un altro nome tra i tanti a noi
cari) di cui abbiamo ripetuto le vie e conosciamo il grande valore. Se
il cielo ci aiuta, ne parleremo.
Gruppo del Bernina:
grande salita invernale sulla spalla Sud Ovest del Sasso Moro
da parte di Luca Maspes compiuta sabato scorso. Ecco i
dettagli: 11 ore di scalata, autoassicurazione su 3 lunghezze + tratti
singoli con daisy chains, sviluppo 1000 m, dislivello 800 m, diff. VI,
4+/5-, VI/VI+, misto. Una salita davvero straordinaria e un po' pazza
che solo una persona folgorata da una grande passione per una parete e
per l'alpinismo invernale poteva realizzare. Abbiamo sentito
l'alpinista di Sondrio ed ecco cosa ci racconta, con molto entusiasmo,
nella pagina extra di intraisass.
Dolomiti:
poche notizie sulla grande attività invernale dell'alpinista comeliano Ezio
De Lorenzo. Sappiamo di un concatenamento di ascensioni sulla
Cima Bagni (tre itinerari di 1000 metri, uno al giorno), il giro
delle Tre Terze in giornata, la Cresta dei Brentoni in
due giorni. L'ultima impresa in solitaria: la risalita di cinque
cascate di ghiaccio nel catino delle Crode di Mezzo, dietro il
Monte Col, nella zona di Santo Stefano di Cadore. 10 ore di scalata
per uno sviluppo complessivo di circa 1000 metri con difficoltà dal II/3
al IV/5.
|
 |
nota 34/03 del 21-02-03
ALPINISMO 21
febbraio
2003.
Everest:
si sta avvicinando l'apertura della stagione premonsonica in
Himalaya e l'attenzione del mondo alpinistico - o meglio, e ancora
di più, di quello extra-alpinistico - si sta focalizzando sull'Everest.
In occasione del Cinquantenario dell'ascensione di Tenzing e
Hillary (v. nostra
recensione storica) molte spedizioni celebrative andranno a
incentivare l'ammasso di spedizioni che ogni anno s'incontrano e
scontrano ai piedi della montagna più alta della Terra. Le fonti
ufficiali dei governi che rilasciano i permessi accreditano la
chiusura dal versante nepalese con 12 spedizioni, limite massimo
consentito inizialmente, tuttavia già in fase di deroga con 5
spedizioni in trattativa e altre in lista di attesa. Dal versante
cinese, più incline alla massificazione grazie alle invitanti
royalties governative, ben 20 spedizioni sono state registrate
finora. Perciò, a grandi linee, la povera Madre della Valle o dei
Venti (Chomolungma) o la Vetta sopra gli Oceani (Sagarmatha),
vedrà nell'imminente primavera non meno di 40 spedizioni correre sui
suoi fianchi. Da sottolineare i soliti logori fianchi: al momento,
delle quasi 20 in lista per il versante sud solo una tenterà la cresta
Ovest, tutte le altre la normale. Fosse solo questo, direbbe la
montagna oramai profanata e assurta a simbolo di molti ridicoli
primati umani. Non stiamo qui a tirarli fuori tutti, magari li
elargiremo strada facendo. Accenniamo che come ogni anno si tenterà la
salita più veloce alla vetta (quest'anno i candidati saranno più
d'uno; ma che valore avrà un record di salita a una montagna su una
pista già battuta e con l'utilizzo di ossigeno supplementare?) o
s'inventeranno primati ad hoc, a volte davvero singolarissimi e
sconcertanti. La palma, per chiudere l'argomento, delle trovata più
geniale (ma ci verrebbe da dire genitale) per concentrare su di
sé le luci della ribalta non poteva che arrivare dagli Stati Uniti.
L'alpinista americano Sean Burch tenterà la salita solo/oxygen-free
con alcuni goals di difficile aggettivazione: testare il
Viagra (v. nota
174/01) quale
antidoto alle patologie d'alta quota («Sean will use Viagra on
Everest and hopes to prove that it will help avoid high altitude
sickness»); elevare il suo precedente record di salto con la corda
fermo ai 6962 metri dell'Aconcagua. Avete letto bene, salto con
la corda, il jump rope che, non essendoci ponti da cui
buttarsi, se non da quelli della ridicolaggine, non dovrebbe essere
altro che il classico esercizio ginnico alla fune. Straordinario, non
c'è che dire, pur non conoscendo la direzione specifica
dell'utilizzo del Viagra (dentro o fuori la tenda) e consapevoli che
progettare una salita solitaria su una traccia percorsa da centinaia
di persone, magari con sparsi qua e là aiuti "non previsti", è davvero
contro le leggi della verosimiglianza, ma proclamare solitaria una
salita dove, traduciamo testualmente dal suo
sito, «Sean scalerà senza una guida, solo con due sherpa che
trasporteranno l'equipaggiamento tra i vari campi dell'itinerario», è
un'autentica presa in giro. Non disperiamo. Anche gli italiani diranno
la loro.
|
 |
nota 33/03 del 20-02-03
ALPINISMO 20
febbraio
2003.
Karakoram:
nella precedente nota 28/03
avevamo lasciato le due spedizioni invernali sotto gli auspici
positivi offerti da un periodo di tempo buono. Le condizioni meteo si
sono ora capovolte tanto da assottigliare sempre più le probabilità di
arrivare in vetta a una delle due grandi montagne. Da una parte, sul
K2, dopo aver installato il Campo 4 a 7600 metri, il team
guidato da Krzysztof
Wielicki sperava di poter sferrare l'attacco decisivo in breve
tempo. Molti componenti della spedizione sono infatti oramai allo
stremo delle forze e solo altri due alpinisti, oltre all'irriducibile
capo spedizione, si sentono in grado di affrontare l'ultimo tratto
della difficile salita, il kazako Denis Urubko e il polacco
Marcin Kaczkan. Fortissimi venti (i rinomati jets stream
d'alta quota) sono annunciati in compagnia di bufere di neve e
temperature estremamente basse, fino alla fine di febbraio. Resta la
possibilità di una piccola finestra in questi giorni, con i rischi del
caso e salendo con l'incognita di non trovare più i campi d'alta quota
perché spazzati via dalle tormente delle ultime ore. Non va meglio sul
Broad Peak, dove pure Silvio Mondinelli e compagni
spagnoli sono costretti forzatamente al riposo del Campo Base.
L'alpinista italiano racconta di condizioni precarie tra le tende del
campo: il forte vento ha danneggiato i teli della sala mensa facendo
entrare molta neve e rendendo ancora più disagevole la permanenza alle
basse quote. Tra le due montagne, per il momento, regna l'attesa.
Patagonia:
alla base delle guglie patagoniche invece il tempo non dà segni di
mutamento. Bubu Bole riesce a malapena a contemplare il
Cerro Torre, in condizioni invernali, mentre i Ragni di Lecco
si stanno stancando di fare la spola tra il Campo Base e l'attacco
della via al Cerro Piergiorgio. Alcuni di loro hanno pensato
bene di divagare tra le pareti vicine. Così Matteo "Pota" Piccardi
e Daniele Bernasconi hanno salito la cresta Nord-Ovest dell'Aguja
Guillammet nonostante il maltempo e Serafino Ripamonti e
Simone Pedeferri hanno aperto una nuova via sulla parete rocciosa
che sovrasta il sentiero fra El Chalten e la Piedra del
Fraile. La via si chiama KillerFisch e ha uno sviluppo di
quasi 300 metri per sei tiri di corda. Da sottolineare che
l'itinerario è stato salito interamente con protezioni veloci
superando difficoltà massime d'arrampicata di 6c (tra il VII e l'VIII
grado della scala UIAA).
CULTURA
20 febbraio 2003.
Riviste di
alpinismo:
leggiamo
La cultura dell'alpinismo in rete su Il Corriere delle Alpi
di oggi. Sembra proprio che la nuova sezione di intraisass
-
RITRATTI Appunti artistici
di storia dell'alpinismo
- abbia fatto centro. Moltissime lettere di apprezzamento in redazione
e ora un bell'articolo su un importante quotidiano ci invitano a
continuare nel nostro singolare percorso.
|
 |
nota 32/03 del 19-02-03
INTRAISASS
19 febbraio 2003.
Recensioni:
«Così, durante le gite sulle Dolomiti, il mio sguardo spaziava lassù,
oltre i prati, su una parete o semplicemente all'interno di un
canalone o su di un ripido ghiaione; guardavo e sognavo. Cosa può
sognare di trovare un bambino oltre dei massi incastrati fra le rocce?
Ancora adesso fatico a trovare una risposta a questa domanda. Forse la
risposta non esiste o rientra in quei misteri che è più saggio far
restare tali» - con questa citazione testuale inizia la
recensione di Marco Conte
sul primo libro di Manrico Dell'Agnola,
Uomini fuori posto,
pubblicato per le Edizioni Rocciaviva di Belluno, e dove emerge
un "ben determinato rapporto confidenziale e quasi ‘epidermico’ con
l'universo verticale delle cime dolomitiche".
RITROVAMENTO
19 febbraio 2003.
Equador:
macabra scoperta da parte di una cordata di alpinisti mentre tentava
di aprire una via nuova sul celebre vulcano Chimborazo (6310
m). A circa 200 metri (660 piedi) dalla bocca del vulcano gli
alpinisti guidati da Miguel Cazar si sono imbattuti nei relitti
di un aereo con i cadaveri congelati del pilota e dei passeggeri. «Mi
trovo nella cabina del velivolo. Vedo una mano che deve essere quella
del pilota. Carte di navigazione. E, in un raggio di 600 metri, pezzi
di membra umane» - racconta uno degli alpinisti. L'aereo era stato
dato per disperso nell'agosto del 1976. Un articolo a riguardo (anche
se impreciso in alcune conversioni metriche) è apparso su Il Nuovo:
Ecuador, ritrovato a 6mila metri aereo caduto 26 anni fa. Una
squadra militare di alpinisti è
attualmente impegnata sulla
montagna nella verifica del ritrovamento.
|
 |
nota 31/03 del 18-02-03
POLITICA
18 febbraio 2003.
Nepal:
sono passate più di due settimane dal "cessate il fuoco" dichiarato il
30 gennaio scorso tra l'autorità governativa nepalese e i ribelli
maoisti. Si attendeva tuttavia un passo in avanti nella trattativa tra
le parti in gioco che realmente facesse intravedere l'inizio concreto
di un processo di pace. Ieri, leggiamo in
Minister confers with Maoist leader (Kantipur on line), è
avvenuto il primo importante incontro tra il ministro Narayan Singh
Pun, portavoce del governo, e il leader maoista Dinanath
Sharma. Tra i temi dell'incontro, avvenuto per dare inizio ai
talks peace (i colloqui di pace), l'impegno di moderare le azioni
repressive da parte del governo (rilascio dei prigionieri politici) e
di cessare le azioni intimidatorie da parte dei ribelli (come le
estorsioni ai turisti). La data non procrastinabile per vedere i primi
risultati è stata fissata per il 24 febbraio.
CULTURA
18 febbraio 2003.
Roma:
inaugurazione oggi pomeriggio, ore 17, presso il Circolo culturale
CASC-BI al numero 19 di via di San Vitale, della mostra
fotografica VIAGGI DENTRO E FUORI di Aldo Frezza. L'autore
romano, alpinista, giornalista e fotografo, collaboratore di molte
riviste di montagna, esporrà 42 opere per accompagnare lo spettatore
attraverso la sua singolare ricerca di significato sul concetto
vissuto, dentro e fuori, di "viaggio". L'esposizione chiuderà il 22
febbraio (info 06/47921).
CURIOSITA'
18 febbraio 2003.
Dal mondo:
inusuale tecnica di localizzazione dispersi attuata in un recente
soccorso avvenuto nelle Highlands scozzesi. Su invito dei
soccorritori un escursionista disperso tra le pericolose gole innevate
degli altipiani si è fatto trarre in salvo grazie al flash della sua
macchina fotografica:
Lost climber used camera flash to guide rescuers. Ma se
l'improvvido malcapitato ha tenuto saggiamente nascosto il suo nome,
c'è chi invece fa di tutto per portarlo alla ribalta. Non nuovo a cose
del genere, il giapponese Keizo Miura, 99 anni suonati, ha
pensato bene di rinvigorire la sua fama in Giappone annunciando di
scendere giovedì prossimo per la Vallée Blanche (Monte Bianco)
con al seguito una cinquantina di persone, disseminate probabilmente
al posto dei paletti lungo i 1800 metri di dislivello:
A 99 ans dans la Vallée Blanche. E a riguardo di dirette
televisive... assai latitanti ultimamente, un'occasione da non perdere
per la televisione italiana, considerando la sua recente evoluzione
pacchiana.
|
 |
nota 30/03 del 17-02-03
INTRAISASS
17 febbraio 2003.
Nuova sezione:
come preannunciato intraisass
apre la settimana con un nuovo spazio dedicato alla storia
dell'alpinismo, uno spazio tuttavia molto singolare per l'inconsueto
coinvolgimento artistico e storico, nonché per l'attenzione che si
cercherà di dare tanto ai grandi alpinisti riconosciuti quanto ai
misconosciuti.
Tramite un'accurata ricerca storica, con una
riesumazione di documenti a volte mai emersi, il giovane storico
Carlo Caccia, alpinista e giornalista lecchese, ci accompagnerà
allo scoperta del primo personaggio, Riccardo Cassin, mentre la
matita e il gesso di Piera Biliato, pittrice di Castelfranco
Veneto, ne disegnerà i tratti essenziali, quasi a donarci le
estemporanee impressioni del "grande vecchio dell'alpinismo mondiale"
sugli occhi e sull'animo di una giovane e sensibile artista.
Entriamo dunque nei
RITRATTI Appunti artistici
di storia dell'alpinismo
- spazio a cui dedicheremo una finestra permanente
nella colonna di destra con una piccola icona a rappresentare l'ultimo
personaggio descritto, raccontato e disegnato:
Riccardo Cassin.
|
 |
nota 29/03 del 14-02-03
INTRAISASS
14 febbraio 2003.
101!:
chiudiamo questa intensa settimana anticipandovi un'importante novità
della prossima e soffermandoci su un traguardo raggiunto dalla nostra
rivista. Mettendo mani ieri all'archivio autori ci siamo accorti di
avere oltrepassato la soglia dei cento autori, senza contare le
collaborazioni per così dire "esterne", ovvero sia la moltitudine di
informatori di ogni genere e grado che quotidianamente ci sottopongono
notizie e riflessioni. Se non sbagliamo il nostro conteggio (e se per
nostra imperizia non abbiamo dimenticato qualcuno nel compilare il
lungo elenco) siamo arrivati al considerevole e cinematografico numero
di 101. Ebbene sì, la carica dei 101 autori di intraisass
non è cosa da poco se si considera che la quantità può essere indizio
di qualità quando la prima sia diluita nel tempo e nello spazio con un
certo ordine e una coerenza riconosciuta di contenuti. Vi invitiamo
perciò a visitare la pagina
archivio autori (che
da oggi comparirà in copertina in una piccola
finestra per meglio controllare la "nascita" dei nostri autori) e
di verificare quanto accennato. Ma se non bastasse, il numero 101
cade in concomitanza con un punto di svolta della nostra rivista.
Niente di metafisico o di economico (punti sempre bene equidistanti
dalla nostra fisiologia). Un punto di svolta concretamente
culturale (scoprirete presto - concedeteci questo gioco di scoperta e
attesa - il legame all'avverbio in corsivo). Se il tempo sarà
favorevole (noi tutti siamo alpinisti, sappiamo quando partiamo, non
sappiamo quando torniamo) lunedì prossimo entrerà in rete un nuovo
spazio storico e artistico: una grande giovane pittrice e un
preparatissimo giovane storico ci accompagneranno a scoprire i grandi
personaggi che hanno fatto o stanno facendo la storia dell'alpinismo.
Non vi anticipiamo altro se non il probabile titolo del nuovo spazio:
RITRATTI
Appunti artistici di storia dell'alpinismo.
Restate in contatto.
CULTURA 14
febbraio
2003.
Trento:
leggiamo con grande interesse
l'intervista apparsa ieri su Il Gazzettino a Italo
Zandonella Callegher, nuovo presidente del Filmfestival di
Trento giunto alla 51a edizione. L'inizio è folgorante:
«Italo Zandonella, sbaglio o è la prima volta che un bellunese...» -
«Sì e forse sarà anche l'ultima». Ecco l'articolo:
Tra le novità anche una serata speciale dedicata all'Everest condotta
da Messner con i più grandi dal 1953 a oggi. Ulteriore articolo ad
introduzione dell'intervista:
Filmfestival, tra montagna e esplorazione.
|
 |
nota 28/03 del 13-02-03
ALPINISMO 13
febbraio
2003.
Karakoram:
un breve sguardo di aggiornamento sulle due spedizioni invernali al
Broad Peak e al K2. Un periodo di tempo stabile e terso ha
permesso di proseguire verso l'alto ad entrambi i gruppi. Al momento
le difficoltà maggiori restano il grande freddo e le conseguenti
condizioni ambientali tipiche della montagna invernale, accentuate
ovviamente dalla quota. Sul K2 gli alpinisti guidati da Krzysztof
Wielicki stanno già mirando al Campo 4 avendo sistemato ben 400
metri di corde fisse sopra i 7200 metri del Campo 3. Da ricordare che
è dal lontano 1996 che nessun alpinista raggiunge la vetta del K2 dal
versante Nord. Tra gli ultimi proprio l'attuale capo spedizione
polacco. Procedono bene anche gli spagnoli sul Broad Peak, in
compagnia di Silvio Mondinelli. Dopo aver installato il Campo 2
a 6400 metri e passato una notte per favorire il lungo processo di
acclimatazione, tutti gli alpinisti sono in via di discesa, pronti a
recuperare prima di un probabile balzo finale in stile semi-alpini
fino alla vetta. Da sottolineare un contrattempo per Silvio Mondinelli
che ancora nella prima puntata verso il Campo 2, giunto al Campo 1,
non ha più trovato la sua tendina, spazzata via dal vento. Mondinelli
ha quindi dovuto uscire l'indomani, partendo dal Campo Base, alla
ricerca del materiale, fortunatamente ritrovato e leggermente
danneggiato dopo un volo di 1000 metri!
Per dettagli e qualche foto:
www.netia.pl/k2/index.html e
www.gnaromondinelli.it.
Antartide:
si è chiusa con successo la spedizione dell'International climbing
club di Mosca guidata da Valery Kuzin Vladimirovich. Dalle
brevi notizie disponibili si parla di 5 montagne salite, alcune di
queste probabilmente per la prima volta. Tra i partecipanti alle
ascensioni non c'è traccia di Valery Babanov (v. nota
14/03). Sarà forse
impegnato in qualche ascensione solitaria, sua specialità?
Dolomiti:
due interessanti interviste a personaggi dell'ambiente alpinistico
dolomitico oggi sul Corriere delle Alpi. Claudio Moretto
...affronta la via Franceschi-Bellodis (v. nota
18/03) e Paola Favero,
alpinista e scrittrice in
«I monti, il filo che ha condotto tutta la mia vita».
APPUNTAMENTI
E INIZIATIVE 13
febbraio
2003.
Bergamo:
importante serata organizzata con il patrocinio delle Commissioni
Culturale ed Impegno Sociale del CAI di Bergamo, della Società
Italiana di Medicina di Montagna e della Commissione Centrale
Medica del CAI. L'associazione
ADIQ,
Alpinisti Diabetici in Quota, presenterà il video e il diaporama
in dissolvenza incrociata della recente e positiva esperienza
himalayana sulla Dea della Pietra Turchese, il Cho Oyu
(8201 metri), presso il Centro Culturale S. Bartolomeo, venerdì
14 febbraio, ore 20:45. Anche la redazione di intraisass
è coinvolta nel progetto
ADIQ e vi
invitiamo non solo a partecipare alla serata (molto curata e insolita
nei vari aspetti alpinistico, culturale e medico; inoltre sarà
possibile trovare, a condizioni vantaggiose, le ultime copie a nostra
disposizione di
intraisass1),
ma pure ad entrare nelle pagine rinnovate del
sito, in fase di
continuo aggiornamento da parte nostra. Tra le nuove importanti
iniziative di ADIQ il
Diabtrek
2003, singolare trekking dolomitico indirizzato a giovani ragazzi
diabetici che si vogliono avvicinare alla montagna e alle sue attività
come momenti fondamentali terapeutici per la cura del diabete. Si
svolgerà a settembre tra le alte pareti delle Dolomiti di Brenta.
|
 |
nota 27/03 del 12-02-03
INTRAISASS
12 febbraio 2003.
In alto dove sovrastano le
nubi
testo di Stefano Fregonese, immagini di Alessandro Visentin.
Nuova entrata nella sezione SPECIAL - ALPINISMO ANTE LITTERAM di INTRAISASS.
«Abbiamo idealmente riformato la cordata che per tanto tempo ci ha
portato tra le Dolomiti alla ricerca di qualcosa. Molto abbiamo preso
dalla montagna, qualcosa abbiamo perso. Ora è tempo di restituire e di
condividere» - con le parole di Stefano Fregonese (classe
1962, psicoterapeuta a Milano, dedica professionalità e umanità alla
tutela della salute mentale dei bambini e delle famiglie. Scrive vie e
arrampica sogni) presentiamo un'altro straordinario contributo
artistico per le pagine di intraisass.
Il pregevole testo letterario, frammenti di pensieri e di ascensioni,
è accompagnato da quattro opere pittoriche di Alessandro Visentin
(classe 1960, da anni mette impegno politico e sociale nella difesa
dei diritti dei lavoratori della CGIL, amore nelle donne, mani sulla
roccia, emozioni e colori sulla tela. Vive a Portogruaro).
Da non perdere.
ALPINISMO 12
febbraio
2003.
Patagonia:
«Un mese è andato, ma el tiempo esta feo» suona la frase d'inizio
dell'ultimo
comunicato spedito dai Ragni di Lecco impegnati dalla
seconda settimana di gennaio sul Cerro Piergiorgio. Pioggia e
vento fortissimo hanno costretto i Ragni ad abbandonare
momentaneamente la parete. Finora sono sono stati saliti e attrezzati
300 metri di parete. Dettagli e notizie in
www.ragnilecco.com.
|
 |
nota 26/03 del 11-02-03
ALPINISMO 11
febbraio
2003.
Dolomiti:
tra l'8 e il 9 febbraio significativa prima salita invernale della
via Augusto sullo Spigolo Nord-Est del Campanile della
Besauzega, nelle selvagge Pale di San Lucano. Autori
dell'impegnativa salita, 600 metri (+350 di zoccolo) con difficoltà
fino al VI, lo specialista Ivo Ferrari e Stefano Pelucchi,
entrambi bergamaschi. «La via è stata aperta nel 1982 da Ilio De
Biasio e De Nardi ed è dedicata al papà di Ilio. Conta poche
ripetizioni (fra cui la solitaria di Ivo nel 1995) e credo sia la più
dura della zona della Seconda Pala (solo 2-3 tiri di III e poi il
resto IV-V-VI)» - ci racconta l'alpinista e compagna di Ferrari,
Federica Maslowskyi.
ACCAMPAMENTI
11 febbraio
2003.
Tenda gialla:
a Rocca Pietore
«Carlo Alberto Pinelli, Fausto de
Stefani, Mara Gueret, Stefano Mayr, Luigi Casanova e Maurizio
Giordani, ovvero alcuni fra i più autorevoli ambientalisti alpini,
firmeranno le lettere aperte che partiranno dalla "tenda gialla" ai
3325 metri della Marmolada» - si legge nell'articolo
La tenda gialla a Punta Rocca. Dal 23 al 30 marzo per una riflessione
sulla montagna (Corriere delle Alpi).
Tenda rossa: è morto Giulio
Bich, alpino, guida e maestro di sci del Cervino. Aveva 95 anni
l'ultimo superstite della spedizione di soccorso che nel 1928 partì
con 8 compagni alla volta dell'Artico «in cerca di una piccola tenda,
impregnata del rosso dell'anilina, come aveva voluto Umberto Nobile,
comandante del dirigibile "Italia" che una bufera polare aveva fatto
precipitare sul ghiaccio». Una delle pagine più importanti della
storia dell'esplorazione rievocata nell'articolo
Tenda Rossa, morto l'ultimo eroe (La Stampa).
SICUREZZA
11 febbraio
2003.
Dibattito:
sulla delicata questione della sicurezza in montagna una vigorosa
discussione sotterranea sta piano piano emergendo. Scambi di opinione
e di lettere stanno avvenendo in queste ore, quasi a ritmo febbrile, e
a volte con toni acerbi che non permettono possibilità di replica.
Crediamo sia difficile quanto inopportuno giudicare o, peggio ancora,
generalizzare fatti o accadimenti che per la loro singolarità, sia di
persone che di luoghi, spaventano anche chi possiede abitudine di
analisi e giudizio con la complessità. Neppure liquidare la
complessità con facili formule e a date da destinarsi è cosa utile.
Ascoltare, invece, aiuta a riflettere, specie se le parole giungono
direttamente da chi ha vissuto in prima persona una grande tragedia.
Leggiamo
«Punizione che non meritavamo» Giancarlo Negrini, uno dei
sopravvissuti ripete: nessuno di noi era un incosciente
(La Stampa), la testimonianza sofferta
sulla valanga del Fallère accaduta in data 12 gennaio.
|
 |
nota 25/03 del 10-02-03
SICUREZZA
10 febbraio
2003.
Dibattito:
subito forti e numerose le reazioni a
seguito del
comunicato stampa del
Collegio Regionale Guide Alpine della Lombardia pubblicato
venerdì su intraisass.it.
Pubblichiamo, in primis, la
lettera di Marco
Vegetti, esperto giornalista di montagna. Anticipiamo il finale
della sua provocazione: «...In questo modo non aiutate affatto una
crescita culturale sul fattore sicurezza, ma vi nascondete dietro un
dito e belle parole. Infine, sia chiaro questo: non c'è intento di
colpevolizzare individualmente nessuno; ma c'è il sentore di un male
di "sistema" all'interno delle Guide Alpine. Negarlo è anche questo
nascondersi, fuggire un confronto serio e corretto. Gli incidenti che
riguardano le Guide Alpine sono aumentati, sia che portino clienti sia
che frequentino corsi: qualcosa non va. Perché non parlarne?» - Ma per
meglio capire la chiusura di Vegetti vi invitiamo a leggere
integralmente la lettera
e il
comunicato stampa che
la precede, nel quale ultimo si afferma:
«Le Guide Alpine, una volta di più
esprimono disponibilità verso i media d'informazione, le istituzioni
tecniche, le istituzioni educative e quelle sportive, per un avvio di
collaborazione decisa ad aggiornare un concetto di sicurezza, oggi
assolutamente inadeguata a tenere alta la sicurezza stessa».
Il dibattito è aperto, con l'augurio che si possa arrivare ad una
crescita reciproca attraverso un confronto autentico tra tutte
le persone che frequentano la montagna nei suoi aspetti più
pericolosi. La nostra redazione si rende disponibile ad ospitare
successive lettere o interventi che, se necessità vorrà, saranno
raggruppati in una pagina di riepilogo.
ALPINISMO 10
febbraio
2003.
Tibet:
dopo aver dato notizia ad ottobre (v. nota
167/02)
dell'importante prima salita da parte di Carlos Buhler e
Mark Newcomb del Sepu Kangri (6954 m), "La montagna segreta del
Tibet", ritorniamo a parlare della spedizione americana
invitandovi a visitare il sito
www.climbsepu.com.
Nell'esemplare utilizzo di internet come diario a posteriori (giunto
in questi giorni al quarto episodio, verso i campi alti della
montagna) per comunicare un'esperienza significativa, cogliamo spunti
di riflessione e di avanguardia sull'utilizzo delle moderne tecnologie
di comunicazione.
|