|
home page indice info
special
Alpinismo invernale
24
febbraio 2003
Redazione Intraisass
Sasso Moro
Gruppo del Bernina
Invernale Spalla SW
Sabato 22 febbraio 2003 -
Nella notte mi sono diretto verso la base della
parete SE del Sasso Moro (3108 m), una parete che già avevo tentato
altre
due volte negli ultimi 6 anni per cercare di ripetere la via di ghiaccio
di
Duilio Costa e Luigi Agudio aperta nel 1984 e mai ripetuta a causa della
difficoltà di trovare la parete in condizioni perfette (ghiaccio
sufficiente, pericoli di slavine assenti). Solo sui basamenti rocciosi
del
muro ero riuscito negli anni scorsi a salire due brevi cascate-goulotte
di
2/3 tiri ("Gorgia del Moro" e "Maspes-Lucini"). Il mio obiettivo questa
volta era di tracciare una nuova via nel lato sinistro della parete
lungo
una goulotte che in alto solca un muro roccioso verticale di 250 metri a
cui
si sommano i 400 metri di cascate e pendii ghiacciati per arrivarci
(passando lungo la prima parte della via di Costa) e altri 200 metri di
misto nella parte finale. Era un mese che "curavo" questa linea di
ghiaccio
e misto ma le condizioni perfette o quasi mai si presentavano.
Necessitava
un buon freddo costante ma anche che la neve si fosse ben scaricata
lungo la
pericolosa parete. Sabato sembrava il momento giusto. Avevo visto la via
con
l'amico Giovanni Ongaro ma purtroppo lui non poteva in quei giorni,
quindi
la decisione di andare da solo. Sono anche felice (con il senno di poi)
in
quanto da solo ho sempre notato che riesco a rendere sempre più nei
confronti delle difficoltà e dei pericoli...
Parto leggero, con una corda sottile da 7 mm per autoassicurarmi se si
presenterà l'occasione, qualche chiodo e materiale da roccia (friend
piccoli) e 3 viti da ghiaccio che poi non userò neanche.
Ho attaccato all'alba lungo le prime cascate che presentano già muri e
candele a 90° delicati, a causa del continuo e leggero afflusso d'acqua
che
rende il tutto un po' "instabile" (ghiaccio cariato). Dopo 2 ore ero
nella
zona del catino centrale della parete dove il lungo pendio mi ha portato
sotto i muri rocciosi verticali dove saliva la fine goulotte ghiacciata.
Da
qui ho cominciato slegato lungo la prima sezione di ghiaccio con muri e
fini
goulotte che portavano sotto una striscia di ghiaccio più verticale. E
qui
sono cominciate anche le slavine e le cadute di ghiaccio. Durante il
primo
tiro autoassicurato, il più duro di ghiaccio della via (WI 4+/5-) la
fine
goulotte 100 metri più sopra è crollata sulla mia testa a causa
dell'irraggiamento solare facendomi prendere un bello spavento e
facendomi
pensare anche di tornare a casa, anche se non so come sarei sceso da
questa
parete con la mia corda singola da 70 metri e i 5 chiodi da roccia che
avevo
con me. Più sopra, dopo un tratto più roccioso di V/VI, il tratto con la
cascatella crollata mi ha fatto perdere ben 1 ora e mezza tentando in 3
punti di salire, prima due volte a dx poi decidendo di autoassicurarmi
ancora (a causa di un'altra scarica di ghiaccio) e provando a sinistra
lungo
rocce poco ghiacciate. Alle 14 sono uscito dal muro roccioso e da qui è
cominciata la salita del terreno misto superiore, lunghi pendii di neve
inconsistente e poco ghiaccio alternati a fasce rocciose da superare con
i
ramponi ai piedi. I passaggi più difficili in roccia sono stati saliti
in
questa parte, con vari tratti di VI e anche VI+, superati
autoassicurandomi
"al volo" con una lunga longe e qualche friend. Particolarmente
emozionante
il superamento di una serie di rigonfiamenti nevosi che ho chiamato
"funghi", incollati dal vento alle rocce e su cui bisognava procedere
con
estrema cautela, probabilmente uno di quei funghi era crollato ore prima
quando ho avvistato le prime scariche lungo la via. Alle 17, dopo 11 ore
di
scalata, ero in cima alla spalla del Sasso Moro dove la via terminava,
dopo
1000 metri di sviluppo, 800 di dislivello, e difficoltà valutate VI come
impegno generale, 4+/5- in ghiaccio, VI/VI+ in roccia e tanto misto. In
via
sono stati lasciati 3 chiodi "ricordo". Dalla cima della spalla 4 ore di
discesa notturna lungo un ammasso inconsistente di neve fresca, a tratti
farinosa a tratti crostosa, il calvario della giornata in quanto ero
fisicamente al limite...
"Senza pietà" è la mia più difficile solitaria di questo genere e forse
quella dove ho (mio malgrado, visto che non mi è mai piaciuto esaltare
il
rischio fine a se stesso) affrontato i più grossi pericoli oggettivi e
tecnici. Del resto la parete è sempre pericolosa, esposta a meridione,
carica di neve e con il ghiaccio che alle 8 di mattina prende il sole
fino a
pomeriggio inoltrato. Forse in una cordata da due persone avrei
attaccato
nelle ore notturne ma essendo da solo e scalando slegato per il 90%
della
via non ho potuto fare altrimenti, avevo bisogno di "vedere".
Oggi (domenica, il giorno dopo), le cascate della parte bassa sono già
in
parte crollate...
La nuova via è il coronamento e forse il termine di questo mese e mezzo
dedicato al ghiaccio e misto qui nelle Alpi Centrali, il "must" che
racchiude tutte le precedenti esperienze a cui aggiungo il piacere e la
forza per tentare la via nuova da solo e in inverno. E non in ultimo il
coronamento del mio amore mai corrisposto prima per questa parete che
pochi
conoscono ma che per la sua effimerità (si scrive così?)
invernale mi ha
attratto dal primo giorno che l'ho vista.
Luca Maspes
copertina

Antersass
Casa Editrice
copyright©
2000-2003 intra i sass
all rights reserved
|
|