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 GUIDE ALPINE ITALIANE 

9 aprile 2003
Readazione Intraisass

 

Prima Conferenza Stampa delle
 Guide Alpine Italiane

Circolo della Stampa, Milano 8 aprile 2003

 

Abbiamo avuto ieri il privilegio di presenziare alla prima conferenza stampa nazionale delle Guide Alpine italiane. Riportiamo alcune brevi impressioni e una cronaca riassuntiva dell'incontro.

Innanzitutto ci sembra di avere colto alcuni punti che se proprio non si vogliono sottoscrivere come una svolta netta con il passato perlomeno evidenziano una forte presa di posizione e un importante programma per il futuro. Parliamo del nuovo e positivo atteggiamento delle Guide Alpine nei confronti degli organi di informazione, e non solo di un'informazione sui generis, specialistica, ma dell'informazione nella sua più vasta accezione che, chi sa ben vedere, sconfina ed è l'incipit della cultura generale nelle società moderne. In questo contesto nasce la nuova esigenza di inquadrare professionalmente la Guida Alpina, disegnarne quindi una precisa identità professionale per distinguerla dalle altre socialmente riconosciute.

Il secondo punto, di notevole importanza, emerso dalla conferenza di ieri ci sembra coglierlo in una presa di coscienza da parte delle Guide Alpine che il baricentro della sicurezza deve essere spostato dalla dimensione tecnica dell'andare in montagna ad una dimensione globale, che è un'insieme di dimensioni comprendente la prima e che è fondato su una relazione imprescindibile con l'ambiente. In altre parole, la conseguenza che più ci sta a cuore di questo spostamento di baricentro consiste nell'allontanarsi decisamente dai negativi preconcetti che vorrebbero la montagna sicura quando è attrezzata, addomesticata, assicurata secondo i canoni di un ambiente che non è quello naturale della montagna ma quello artificiale della città, preconcetti che stanno guidando l'attuale dilagare di attrezzature fisse nei luoghi in cui la storia aveva scelto il suo terreno d'avventura.

Ha aperto e coordinato la conferenza Lorenzo Merlo, Guida alpina responsabile dell'Ufficio Comunicazione del Collegio Nazionale e Lombardo, introducendo subito al tema dominante dell'incontro: delineare professionalmente la figura della Guida alpina ovverosia assegnare alla Guida alpina un'identità professionale riconoscibile da tutti e socialmente propositiva. Quest'ultimo punto, conseguenza del primo, mira a sottolineare il ruolo della Guida alpina nella società come portatrice di valori fondati sulla conoscenza della montagna e del suo ambiente. Le attività che in montagna si svolgono, in particolar modo l'alpinismo, devono quindi slegarsi dall'accezione moderna che noi diamo al termine sport, ovverosia a quelle attività sportive dove l'ambiente è ricreato per le esigenze del gioco. Perciò, con l'ambiente naturale NON si può NON entrare in una relazione consapevole, pena l'innalzamento del rischio. Un chiaro invito dunque ad non accontentarsi alla semplice dimensione, e relativa informazione, tecnica.

Alberto Re, presidente del Collegio Nazionale, ha proseguito con un breve excursus storico sulle Guide Alpine italiane sottolineando l'importanza della conferenza in prospettiva di fare uscire dalla classica ritrosia alla grande comunicazione da parte delle stesse. Caloroso è stato l'invito alla stampa di evitare la riduttiva informazione sensazionalistica in cui spesso si relegano i fatti di montagna. Bisogna superare l'abusata equazione montagna=pericolo, con la consapevolezza che la sicurezza totale in montagna, come in altri campi della vita, non esiste e che compito delle Guide Alpine è accompagnare ed educare le persone che si avvicinano alle attività alpine. Il presidente Re, a seguito di una domanda dell'onnipresente Emanuele Cassarà, ha evidenziato la necessità di una netta distinzione tra volontariato e professionismo nell'attuale dibattito tra CAI e AGAI per trovare una soluzione al problema delle figure diverse che si vedono agire sullo stesso terreno di competenze e non competenze: scuole di alpinismo e attività pseudo-volontaristiche. Nessuna guerra, ma soluzioni.

Maurizio Giarolli ha invece chiaramente esposto l'iter formativo delle Guide Alpine che prevede un lungo tirocinio e molti giorni di formazione, nonché un aggiornamento costante a brevetto conseguito. Da sottolineare il ventaglio e il concerto di programmi e di idee con i collegi nazionali degli altri paesi alpini e sperimentazioni nel campo delle scienze motorie e nelle scienze dell'educazione, come dimostra la recente collaborazione con l'Università di Rovereto.

Ha chiuso la conferenza Alessandro Gogna con un intervento molto impegnativo e dalle premesse molto ampie, inserendo l'attuale problema della sicurezza in montagna, l'alpinismo e le attività collaterali, in un analisi storica e sociale che non possiamo non dire ricca di spunti di riflessione e degna di nota. E se le conclusioni sono state la constatazione di una progressiva "perdita della relazione con l'ambiente", di tutti, anche delle guide, le quali Gogna incita al cambiamento, vi invitiamo a leggere la sua relazione - Quale sicurezza? - per meglio riflettere sull'evoluzione dell'alpinismo contemporaneo. Fin quando il "sentire la montagna" sarà sostituito dalla "messa in sicurezza" non si potrà "ritornare all'alpinismo irripetibile" celebrato nell'omonimo libro di Emanuele Cassarà, chiude con opportuna perspicacia l'alpinista.

Per brevità, chiudiamo proprio con l'intervento del celebre giornalista, Emanuele Cassarà, ripreso e condiviso dalle Guide, che è necessaria una doverosa separazione nelle proposte delle Guide Alpine tra due esigenze spesso accavallate e pericolosamente confuse: sport e avventura. Bisogna essere chiari e precisi nel distinguere le attività sportive (nell'accezione corrente, ovverosia relativamente sicure) dalle attività di avventura (l'alpinismo classicamente inteso, con i suoi rischi).

Alberto Peruffo
redazione intraisass
9 aprile 2003

 


Lorenzo Merlo apre la conferenza


Alessandro Gogna, Alberto Re, Maurizio Giarolli e Walter Vidi


Alessandro Gogna e Alberto Re

 

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