Abbiamo avuto ieri il privilegio di presenziare alla prima conferenza
stampa nazionale delle Guide Alpine italiane. Riportiamo alcune brevi
impressioni e una cronaca riassuntiva dell'incontro.
Innanzitutto ci sembra di avere colto alcuni punti che se proprio non si
vogliono sottoscrivere come una svolta netta con il passato perlomeno
evidenziano una forte presa di posizione e un importante programma per
il futuro. Parliamo del nuovo e positivo atteggiamento delle Guide
Alpine nei confronti degli organi di informazione, e non solo di un'informazione sui generis, specialistica, ma dell'informazione nella sua
più vasta accezione che, chi sa ben vedere, sconfina ed è l'incipit
della cultura generale nelle società moderne. In questo contesto nasce
la nuova esigenza di inquadrare professionalmente la Guida Alpina,
disegnarne quindi una precisa identità professionale per distinguerla
dalle altre socialmente riconosciute.
Il secondo punto, di notevole importanza, emerso dalla conferenza di
ieri ci sembra coglierlo in una presa di coscienza da parte delle Guide
Alpine che il baricentro della sicurezza deve essere spostato dalla
dimensione tecnica dell'andare in montagna ad una dimensione globale,
che è un'insieme di dimensioni comprendente la prima e che è fondato su
una relazione imprescindibile con l'ambiente. In altre
parole, la conseguenza che più ci sta a cuore di questo spostamento di
baricentro consiste nell'allontanarsi decisamente dai negativi
preconcetti che vorrebbero la montagna sicura quando è attrezzata,
addomesticata, assicurata secondo i canoni di un ambiente che non è
quello naturale della montagna ma quello artificiale della città,
preconcetti che stanno guidando l'attuale dilagare di attrezzature fisse
nei luoghi in cui la storia aveva scelto il suo terreno d'avventura.
Ha
aperto e coordinato la conferenza Lorenzo Merlo, Guida alpina
responsabile dell'Ufficio Comunicazione del Collegio Nazionale e
Lombardo, introducendo subito al tema dominante dell'incontro: delineare
professionalmente la figura della Guida alpina ovverosia assegnare alla
Guida alpina un'identità professionale riconoscibile da tutti e
socialmente propositiva. Quest'ultimo punto, conseguenza del primo, mira
a sottolineare il ruolo della Guida alpina nella società come portatrice
di valori fondati sulla conoscenza della montagna e del suo ambiente. Le
attività che in montagna si svolgono, in particolar modo l'alpinismo,
devono quindi slegarsi dall'accezione moderna che noi diamo al termine
sport, ovverosia a quelle attività sportive dove l'ambiente è ricreato
per le esigenze del gioco. Perciò, con l'ambiente naturale NON si
può NON entrare in una relazione consapevole, pena l'innalzamento
del rischio. Un chiaro invito dunque ad non accontentarsi alla semplice
dimensione, e relativa informazione, tecnica.
Alberto Re, presidente del Collegio Nazionale, ha proseguito con un
breve excursus storico sulle Guide Alpine italiane sottolineando
l'importanza della conferenza in prospettiva di fare uscire dalla
classica ritrosia alla grande comunicazione da parte delle stesse.
Caloroso è stato l'invito alla stampa di evitare la riduttiva
informazione sensazionalistica in cui spesso si relegano i fatti di
montagna. Bisogna superare l'abusata equazione montagna=pericolo, con la
consapevolezza che la sicurezza totale in montagna, come in altri campi
della vita, non esiste e che compito delle Guide Alpine è accompagnare
ed educare le persone che si avvicinano alle attività alpine. Il
presidente Re, a seguito di una domanda dell'onnipresente Emanuele
Cassarà, ha evidenziato la necessità di una netta distinzione tra
volontariato e professionismo nell'attuale dibattito tra CAI e AGAI per
trovare una soluzione al problema delle figure diverse che si vedono
agire sullo stesso terreno di competenze e non competenze: scuole di
alpinismo e attività pseudo-volontaristiche. Nessuna guerra, ma
soluzioni.
Maurizio Giarolli ha invece chiaramente esposto l'iter formativo
delle Guide Alpine che prevede un lungo tirocinio e molti giorni di
formazione, nonché un aggiornamento costante a brevetto conseguito. Da
sottolineare il ventaglio e il concerto di programmi e di idee con i
collegi nazionali degli altri paesi alpini e sperimentazioni nel campo
delle scienze motorie e nelle scienze dell'educazione, come dimostra la
recente collaborazione con l'Università di Rovereto.
Ha
chiuso la conferenza Alessandro Gogna con un intervento molto
impegnativo e dalle premesse molto ampie, inserendo l'attuale problema
della sicurezza in montagna, l'alpinismo e le attività collaterali, in
un analisi storica e sociale che non possiamo non dire ricca di spunti
di riflessione e degna di nota. E se le conclusioni sono state la
constatazione di una progressiva "perdita della relazione con
l'ambiente", di tutti, anche delle guide, le quali Gogna incita al
cambiamento, vi invitiamo a leggere la sua relazione -
Quale sicurezza? - per
meglio riflettere sull'evoluzione dell'alpinismo contemporaneo. Fin
quando il "sentire la montagna" sarà sostituito dalla "messa in
sicurezza" non si potrà "ritornare all'alpinismo irripetibile"
celebrato nell'omonimo libro di Emanuele Cassarà, chiude con opportuna
perspicacia l'alpinista.
Per
brevità, chiudiamo proprio con l'intervento del celebre giornalista,
Emanuele Cassarà, ripreso e condiviso dalle Guide, che è necessaria
una doverosa separazione nelle proposte delle Guide Alpine tra due
esigenze spesso accavallate e pericolosamente confuse: sport e
avventura. Bisogna essere chiari e precisi nel distinguere le attività
sportive (nell'accezione corrente, ovverosia relativamente sicure) dalle
attività di avventura (l'alpinismo classicamente inteso, con i suoi
rischi).
Alberto Peruffo
redazione intraisass
9 aprile 2003

Lorenzo Merlo apre la conferenza

Alessandro Gogna, Alberto Re, Maurizio
Giarolli e Walter Vidi

Alessandro Gogna e Alberto Re
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