04/09/2008 >> Lettera del Palladio ai Coniugi Napolitano dettata – per via
postmediatica - dalla Storia AND trascritta – nei limiti della sua Forma
Mentis – da Alberto Peruffo
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Gentilissimi
Coniugi Napolitano, onorevole Presidente,
sono ben lieto
della Vostra annunciata visita a Vicenza per ammirare le bellezze che la
mia opera ha generato e che vengono incautamente accreditate a una Città
che non merita più.
Vi prego tuttavia
di starvene a casa, nei vostri palazzi, agiati, e di prendere nota
di quanto segue.
E’ inutile
portare omaggio a una Città, ai miei monumenti, quando non si è voluto
ascoltare la storia che essi conservano. E dico “voluto” perché di volontà
si tratta, non di circostanze dettate dal caso, dalla contingenza dei
tempi o da altre fantasie politiche che non fanno altro che nascondere
agli occhi ottusi della gente l’assoggettamento che la Sua Italia,
Presidente, ha nei confronti del potere economico. Nel mio urbanesimo la
polis veniva prima dell’oikos. Nella Sua Italia l’economia
comanda, anzi, manomette, offende, disonora la politica.
E’
inutile, per non dire vergognoso (e
la mia vergogna la esprimo con il colore con cui vorrei fosse ricordata la
mia faccia in questo mesto compleanno, il colore rosso dell’indignazione
inespressa, ingoiata giù per condotte forzate e fatta uscire come fumo
vaporoso dagli orifizi di una pallida mente, la mia!) è vergognoso,
ripeto, che si faccia tanto rumore nell’anniversario irripetibile del mio
cinquecentesimo anno, perché rumore si chiama ciò che si celebra in modo
disordinato, estemporaneo, senza idea organica, costringendo gli ospiti
della Città a navigare tra palazzi imbalsamati, cantieri aperti e
mostricciuole scontate, le quali, certo, ben valgono lo sguardo degli
specialisti che si arrovellano sulle mie carte, ma non certo la
magnificenza dello sguardo popolare, aperto, desideroso di luce, con il
quale ho catturato l’attenzione del mondo intero.
E’
inutile che la mia città, grazie a
quello sguardo universale, travasato per ogni dove, si sia conquistata la
protezione del diritto internazionale per essere esempio al mondo intero
di urbanesimo e dei valori ad esso connaturati. L’educazione, la scienza,
la cultura, autentici promotori di pace e giustizia, calce e mattone di
ogni architettura sociale, che fine faranno se poi, in un solo colpo, si
travalica tutto, si passa sopra a una storia secolare, si costruisce un
mostro urbanistico e morale, come la nuova base militare, che spazzerà via
in un colpo solo le regole sopra citate, rinnegando addirittura la
Costituzione da Lei stesso garantita? Un’opera di difesa nazionale è in
principio un’opera parlamentare! Ma che Parlamento misero abbiamo che non
si accorge neppure di questo! Quale specie di uomini governa oggi l’Italia
se dopo tanti anni di sacrifici non si è ancora capito che la migliore
opera di difesa è la cultura, ossia l’esperienza e la creatività dei
padri?! Non l’economia cieca, subdola, suicida dei figli. Di certi figli.
Investono in guerra per farsi promotori di pace. Vomito sangue, rosso, al
solo pensarci.
Le chiedo
pertanto, essendo la forma della sua visita non corrispondente alla
sostanza delle Sue intenzioni e di quelle della Sua cara moglie, che credo
buone e riguardose nei miei confronti...
... Le chiedo di
rimanere a casa, altrimenti la Vostra visita sarà inevitabilmente tacciata
di falsità. I posteri, e i postumi, quale sono io, hanno in dono una parte
di verità.
... Le chiedo, in secondo grado, più importante del primo, di dare ascolto
alle migliaia di voci che hanno parlato in mia vece nell’istanza firmata
per difendere il patrimonio “racchiuso” nella mia città (con quale riserbo
non scrivo più la parola “custodito” in un paese, in una città, in una
nazione che non ha più custodi!), le stesse persone che saranno pronte ad
esprimere civilmente, con forza, coraggio, determinazione, il loro biasimo
nel caso Lei avesse il cattivo gusto di visitare una città falsamente
celebrata da un branco di ipocriti sedicenti uomini di cultura, assisi
irrispettosamente nei banchi del mio Teatro Olimpico, visto che nessuno,
nessuno dico uno, o forse uno, timoroso, ha alzato un solo dito,
inequivocabile, in difesa di ciò che il mio sforzo architettonico
rappresenta (erutto fumo rosso al solo pensiero di questa schiera di
pavidi uomini giunti alla maturità senza pensiero, dimentichi di ciò che
in gioventù forse accese le loro passioni, le loro straordinarie
vocazioni, ora ordinaria amministrazione, il Vescovo di Vicenza in primis,
discepolo di quale Cristo io mi domando!)
... Le chiedo
infine di non considerarmi più cittadino italiano nel momento in cui la
violazione dei diritti sopra accennati sarà messa in opera per volontà di
chi governa l’Italia.
La pace
appartiene al mondo intero, la guerra solo alle nazioni che la vogliono
fare.
Mi ripeto: la pace e l’urbanesimo, appartengono al mondo intero, la
guerra, e le città distrutte, solo alle nazioni che la vogliono fare.
Distintamente,
non più Suo, un triste Andrea Palladio, fumante.
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Post Scriptum
Niente è dato per
certo, tutto è discutibile, la Base, l’Unesco, come la Sua presenza in
città.
Io La vorrei, eccome, a Vicenza, per un omaggio serio, propositivo! Per
questo La invito con la Sua cara moglie, come ospiti d’onore, alla
conferenza di livello internazionale:
LA BASE O L'UNESCO? Il
sacrificio di un territorio, del suo patrimonio storico e culturale, alle
nuove economie di guerra –
Palazzo Chiericati, Sito Unesco, Venerdì 3 ottobre 2008.
Eminenti studiosi
si interrogheranno su questo importante, quanto inquietante, dilemma.
Già... negli
ultimi anni, nella mia Città, non trovo più pace e... PRECIPITO,
PRECIPITO!