Vorremmo dedicare questa pagina a un
alpinista fuori dagli schemi e dai circuiti classici della pratica
e dell'informazione/disinformazione alpinistica, a una persona che in
oltre trent'anni d'attività vanta un curriculum di esperienze in
Dolomiti difficilmente eguagliabile e paragonabile. A un alpinista che se gli chiedi il perché del suo girovagare
tra le montagne ti risponde che gli uomini grandi hanno altro da fare
che salire verticali pareti.
E vorremmo intitolare la pagina
estrapolando tre parole di una lettera privata di Ettore De Biasio in
cui ci annuncia la futura guida sulle Pale di San Lucano, il luogo
prediletto dal nostro alpinista, e dove si legge che «il caro potente
Mass è ormai diventato saggio (oltre che essere sempre all'altezza)».
Una guida su una delle zone più affascinanti e selvagge delle Dolo-miti
dove Lorenzo Massarotto continua instancabile la sua personale ricerca
aprendo anno dopo anno decine di itinerari.
L'occasione sono tre giorni passati
assieme per risolvere uno dei molti itinerari che la sua mente continua
a sfornare e che questa volta l'ha portato sulla zona meridionale delle
Pale di San Martino. Naturalmente il nostro soffre di claustrofobia, è
come un animale randagio (da avvicinare all'etimo randa, che vaga
sull'«orlo»), e dopo una visita al Rifugio Pradidali gestito dal nostro
amico Duilio Boninsegna, ci siamo ritrovati a guardare le stelle, prima
e dopo la via.
Basta con le parole, altrimenti il Mass,
che santo non è e non vuole e non vogliamo farlo diventare, ci tira le
orecchie. Lasciamo parlare le immagini per svelare ai molti amici che ci
chiedono di lui lo stile, l'azione e la fisionomia di un uomo che
nonostante si sia già bevuto da qualche anno il mezzo secolo di
prosperità non mostra cedimenti alla sua profonda passione per le
montagne.

>> cliccate sulle immagini per ingrandirle
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Cima: Pala di San Martino,
Parete Sud
Zona: Pale di San Martino, DOLOMITI
Sviluppo: 750 m (disl. 600 m), diff.max VI, diff.compl. TD+, 15
(18) lunghezze
Primi salitori: Alberto Peruffo, Lorenzo Massarotto
(alt.) il 21 settembre 2003
Materiale: utilizzati 1 chiodo di via (tolto), 4 alle soste (2
lasciati + 1 cordino sulla sosta della fessura sopra la Cengia Gialla).
Attacco: dal Rifugio Pradidali (o dal Rifugio Rosetta) per
sentiero 702 (1h).
Discesa: per la complessa cresta NNE (2/3h fino al Pradidali).
Relazione
Si attacca sul canale che divide la Pala dalla Cima Immink, raggiungendo
il catino ghiaioso (una volta sede di un ghiacciaio pensile) fino alla
base della riga nera (3 tiri, IV, IV+, II). Si attacca a destra della
riga nera, proseguendo con dirittura per 3 lunghezze (V+, V, IV+). Si
obliqua decisamente a dx andando a prendere una serie di camini-fessure fino alla
sommità del pilastro grigio che muore sulla Cengia Gialla (3 tiri, V,
IV+, IV). Si attraversa a dx per due lunghezze fino a una nicchia da dove
parte una fessura strapiombante (II, V). Due tiri in verticale (VI, V).
Si traversa a sinistra su difficile placca, all'inizio di un pilastrino
per poi obliquare a destra su un camino giallo e uscire, zigzagando,
sulla cresta di vetta (3 tiri, V+, IV, III).