“Un'idea, un
concetto, un'idea
finché resta un'idea
è soltanto un'astrazione”
(Giorgio Gaber)
Non so se e
quanto Bonatti conosca Gaber (e viceversa), ma a mio parere i versi citati
si adattano molto bene allo stile ed alle scelte di vita
dell'alpinista-esploratore.
Intendiamoci, Una vita così sembra non aggiungere granché a quanto
sappiamo su questo uomo, che ha inciso profondamente l'immaginario
collettivo ed individuale per circa un trentennio di vita italiana. La
raccolta apparentemente eterogenea di interviste, di dichiarazioni e di
articoli di giornale è comunque cucita assieme con sapienza dal filo rosso
della coerenza concettuale e comportamentale, che ha contraddistinto
Bonatti nel corso della sua variegata carriera di alpinista e di uomo di
avventura.
E' stato – e lo è ancora – un personaggio scomodo per il ‘sistema’,
blindato e protetto dalle interferenze destabilizzanti di un anarchico per
necessità prima ancora che per scelta. In altre parole, con reiterata
passione e con una punta di rammarico, Bonatti evidenzia nel libro come la
sua ricerca della solitudine sia stata indirizzata ed influenzata dalle
delusioni patite all'interno del consorzio umano. Non per questo,
ovviamente, si può fare a meno di interagire con gli altri: ma occorre
tenere le distanze da tutti per raggiungere gli scopi prefissi.
A leggere i libri precedenti, questo Bonatti sembra spesso un grillo
parlante, con un fondo di superbia e di alterigia, di distacco e di
superiorità (“siamo i migliori di una razza eletta”). Basti ricordare la
costanza e la pressione nel documentare gli errori, le omissioni, le
incongruenze, le contraddizioni nella vicenda del K2, oppure la accesa
querelle seguita ai tragici avvenimenti sul Pilone Centrale del Freney.
Questi ed altri episodi mostrano peraltro come Bonatti, uomo di
trasparente caratura morale, abbia saputo superare e vincere molte
avversità, forse più difficili di strapiombi rocciosi, di scivoli
ghiacciati, di incontri con antropofagi, di rapide pericolose, di jungle
amazzoniche, di aridi deserti, di animali feroci.
Tutte queste avventure ‘sul campo’ le ha vissute in estrema semplicità
organizzativa, in spartana ed autonoma solitudine, senza radio, GPS,
collegamenti telefonici e supporti logistici: una scelta diretta e
definitiva, che Bonatti ha ribaltato pari pari nelle lotte ingaggiate – e
vinte - all'interno di arene processuali ed amministrative durante il
corso della sua tumultuosa vita avventurosa.
Bonatti non crede invero all'“eroismo del ragionier X”, ma piuttosto
nell'avventura costruita dentro se stessi pezzo per pezzo, frammento dopo
frammento, con caparbietà non disgiunta dalla serena consapevolezza di
seguire una strada liberamente scelta, ancorché controcorrente e
minoritaria.
Anche nel titolo di questo libro si ravvisa un cambiamento impercettibile
ma presente nell'approccio ai grandi e fondamentali temi dell'esistenza:
dopo I giorni grandi, Montagne di una vita, Processo al
K2, K2 storia di un caso, tutti titoli battaglieri, combattivi,
anche grintosi, Una vita così suggerisce piuttosto un bilancio
pacato e tranquillo, una visione meno angolosa e più arrotondata di
problematiche complesse, senza però perdere di vista l'estremo rigore
nell'individuazione di parametri fondamentali e nella coerenza totale
della loro applicazione.