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Un altro libro sulla storia dell'alpinismo. Un altro volume
che racconta di vicende di montagna. Un altro tomo ponderoso [altrimenti
detto “cattedratico”, ovvero “accademico”, ovvero “paludato”, in sostanza
“palloso”], che discetta ed analizza, smonta e rimonta, parafrasa e
metaforizza, cita e si cita, deduce ed induce, inferisce e sussume,
concettualmente parlando – e sbadigliando.
Meno male che non è così.
Fortunatamente siamo di fronte a tutt'altro ed a ben altro. Abbiamo
infatti davanti agli occhi, e dentro di noi, un sistema certo non nuovo ed
innovativo, quanto piuttosto originale nel metodo e nell'impostazione. E
proprio dalla mente, o meglio dalle Montagne della mente, titolo
originale di questo saggio, partiamo per aggirarci tra le pagine di
MacFarlane, curiosi e stupiti di come l'autore affronti una materia che ha
mosso e scomodato generazioni di letterati, filosofi e uomini d'azione.
Dunque le montagne della mente, ossia la concretizzazione virtuale delle
tre dimensioni psicoanalitiche dell'immaginario, del simbolico e del
reale. Scritto così, sembrerebbe anche più “palloso” dei bersagli contro
cui sopra abbiamo lanciato scandalizzati anatemi.
In realtà, possiamo giocare con le parole senza smentirci, tenendo
peraltro bene a mente che il gioco è una cosa seria. I bambini imparano
giocando, immedesimandosi in situazioni, interpretando ruoli e scoprendo
il mondo attraverso prove, tentativi ed errori. Analogamente l'umanità si
è posta [ed in alcuni casi continua a porsi] nei confronti delle montagne.
Dapprima una assenza totale di contatto, quasi che i due mondi vivessero
in universi paralleli, distinti e distanti; poi un titubante approccio,
schermato e frenato da paure, fraintendimenti, ignoranza e superstizione;
a seguire la scoperta di sensazioni positive, di vibrazioni scientifiche,
di sussulti sportivi; infine l'amore/odio totale, sublimato dalle e sulle
vette, salite per la prima volta o pensate solamente. In queste fasi,
peraltro esemplificate all'eccesso e per difetto, ritroviamo così le
scansioni dell'immaginario (la figura, l'apparenza, l'illusione), del
simbolico (il mettere assieme la materia e l'astrazione, la verità e la
fantasia), del reale (la cosa concreta, l'effettiva esistenza).
MacFarlane gioca [nel senso che si è specificato]
con le montagne, ribaltandone ruoli e schemi. Non sono più gli uomini a
conquistare le montagne, quanto il contrario; in ciò il titolo italiano
del libro, almeno in questo caso, non è fuorviante rispetto al senso ed
allo spirito del pensiero e dell'intendimento di MacFarlane.
Un libro portante ed importante, rigoroso nella ricerca ma leggero
nell'esposizione, che affronta ed interpreta le tematiche principali
dell'universo montagna con lo strumento significativo e pregnante dell'interdisciplinarità. |