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 la recensione letteraria di intra i sass 

alpi

Titolo: Le Alpi nella storia d'Europa
Autore:
Luigi Zanzi
Prefazione di Reinhold Messner
Pagg. 447 c
on ill. b/n
Collana: “I Graniti”
Editore: Cda & Vivalda, Torino, 2004
Prezzo: € 25,00

 

Le Alpi nella storia d'Europa  recensione di Paola Lugo

Gli scaffali delle librerie (e non solo quelle di montagna) sono pieni di occasioni mancate. E il rimpianto è tanto più grande quanto più grandi sono le aspettative che abbiamo al momento dell'acquisto di un libro.
Di fronte alla montagna quotidianamente violata, usata, urbanizzata, misconosciuta, chiunque di noi - escursionista domenicale o alpinista estremo - la frequenti e la ami, si indigna, si immalinconisce, si perde alla ricerca di un territorio ancora - per quanto? - libero dall'economia di rapina delle cosiddette valorizzazioni turistiche. Per “salvare le alpi” (come ha esortato alcuni anni fa Reinhold Messner) per sperimentare quindi una “nuova vita” delle Alpi (come ha indicato più precisamente Enrico Camanni) è fondamentale innanzitutto conoscerle, conoscere la loro storia, il loro divenire paesaggio nel corso dei secoli. Libri come quello di Luigi Zanzi potrebbero essere un momento importante per sgomberare i pregiudizi che la conoscenza lacunosissima del mondo alpino ha inevitabilente generato. Un'occasione per riflettere finalmente sulla straordinaria storia di un ambiente, cruciale per l'identità dell'Europa, da sempre pensato come arretrato, immobile, barriera invalicabile abitata da popolazioni chiuse e inospitali.

Per chi ha la voglia (e la tenacia....) di avventurarsi nelle 400 pagine di non semplice e scorrevole lettura, c'è la possibilità di allontanarsi dalla storia nazionalistica e urbanocentrica a cui siamo abituati, dove le Alpi sono presentate come una sorta di periferia utile tutt'al più come riserva di manodopera e di legname prima, e terreno di svago per la città poi. Una possibilità, a dire il vero, più promessa che mantenuta: i capitoli centrali, dedicati alla storia delle Alpi, non sono molto di più di un riassunto (e non sempre chiarissimo) dei secoli che vanno dalla preistoria alla formazione degli stati nazionali in Europa. Dell'approccio eco-storico, promesso nei capitoli introduttivi, rimane molto poco. E dire che di uno sguardo eco-storico ce ne sarebbe proprio bisogno. Nei libri di storia, il più delle volte le azioni dell'uomo vengono presentate avulse da ogni contesto ambientale, come se agire nel cuore delle Alpi o nelle assolate coste del mediterraneo fosse lo stesso. Lo sguardo eco-storico, al contrario, permetterebbe di ricostruire in un'unica storia i “fatti della natura” e i “fatti dell'uomo”, per capire che vi è storia anche dove non c'è l'uomo, e che l'ambiente non va solo descritto, ma anche raccontato. Come ripete con forza l'autore, solo raccontando il cammino storico che ha portato alla costruzione del paesaggio montano si riesce a cogliere la ricchezza e la vivacità della cultura alpina, sviluppatasi nell'ambiente più difficile. La civilizzazione del mondo alpino ha saputo creare modelli estremamente flessibili, in grado di adattarsi all'incertezza, ai rischi che la scelta di vivere in alta quota comporta. In questa profonda differenza che separa la civiltà cittadina, da sempre alla ricerca di sicurezze, dagli insediamenti montani, nati da una “strategia dell'incertezza”, risiede la grande lezione che può venire dal mondo alpino. La vecchia idea di civiltà, basata sullo sfruttamento senza limiti delle risorse naturali da parte di stati nazionali in competizione imperialistica , è ormai improponibile, e sarebbe risibile il tentativo di presentarla ancora come vincente, se le tragiche conseguenze non fossero in questi giorni sotto gli occhi di tutti. Lo stile di vita alpino, portatore di valori profondi quali il rispetto per l'ambiente e il conseguente rispetto per la pace (non più turbata dallo sfruttamento insano delle risorse primarie) rappresenta secondo Zanzi una straordinaria possibilità per la nuova Europa delle regioni. Il libro si conclude (per chi sia riuscito a seguire l'autore nei lunghi e tortuosi paragrafi il più delle volte privi di concreti riferimenti e soffocati da dottissime citazioni) con una rivoluzionaria visione dell'Europa delle regioni, prima fra tutte quella delle Alpi, per sostituire finalmente gli spazi politici attuali, privi di qualsiasi ragione ambientale.

Il tentativo di Zanzi di parlare degli uomini che vivono “in montagna” e “della montagna”, ricostruire il loro passato per salvare il loro futuro, è però solo in parte riuscito: le enunciazioni di intenti per una eco-storia delle Alpi, più e più volte ripetute, occupano la maggior parte del libro, mentre troppo scarsi sono, a mio parere, i racconti degli accadimenti che hanno costruito la complessità del territorio alpino. L 'unico caso di insediamento montano che viene approfondito, i Walser a cui sono dedicate circa 50 pagine , rischia , proprio perché unico, di venire letto come il solo modello di avventura umana nelle Alpi.

Come ha sottolineato Rigoni Stern occorrono libri che parlino degli uomini che vivono in montagna, ma occorre anche che questi libri siano qualcosa di più di pagine su pagine in cui si parla di tutto un po' : per raccontare il mondo alpino “dal passato al futuro”, come recita l'ambizioso sottotitolo, non basta sostituire la chiarezza espositiva e il rigore scientifico con un uso smodato delle virgolette - una media che supera le venti per pagina. Né bastano i voli pindarici sulla “incerta e fugace presenza divina nelle montagne” - che si ritrova nelle nevi immacolate e sulle rocce “dove gioca inquieto lo spirare solitario dei venti” - per cancellare la nostra delusione.

Paola Lugo
Vicenza, marzo 2005
 

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