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 la recensione letteraria di intra i sass 

L’ombra del tempo

Titolo: L'ombra del tempo
Gli esploratori delle caverne
Autore: Andrea Gobetti
Prefazione di Mirella Tenderini
Pagg. 235 con ill. colore
€ 18,00
Editore: CDA&Vivalda, Torino, 2003

 

 

L'ombra del tempo recensione di Natalino Russo

Non è vero che le grotte sono buie. Chi lo afferma ne è convinto per quel lumicino che gli speleologi portano sul casco. Dopo Le radici del cielo e la Frontiera da immaginare, lo scrittore di Matraia marca un nuovo confine e, con la solita sorprendente abilità, narra una evoluzione naturale. Nell'ombra del tempo passa una giovinezza, con giorni scanzonati di spedizioni messicane, e passa una maturità conquistata a suon di bevute, di pianti interiori e meno interiori, di fatiche immense e immense scoperte mute ipogee. Il mondo delle grotte tiene per sé tutte le grida, le gioie, i lutti. Portarli al sole è un'abilità non di speleologo né di narratore, ma delle due teste insieme.

Leggendo questo lavoro non si riesce a stare lontani dai luoghi che l'autore racconta. Questo libro è un gruppo speleologico e il suo contrario, contiene la forza propulsiva che spinge la gente ad andare sottoterra, ma anche quella che trattiene sull'orlo degli abissi, per ore, per giorni, prima di decidersi a filare giù lungo la corda. Gli speleologi ruttano spesso ma non sono orsi, escono di grotta ad orari improbabili, mangiano all'alba e si addormentano di schianto. Scoprono pezzi di mondo. Sospesi nella loro stessa incredulità, sono capaci di montare esplorazioni, libri, documentari, catarsi collettive irripetibili e puntualmente ripetute. Gobetti sa bene che questa gente è capace di tanto, di risse come di lavori esplorativi unici. E sa pure che il lumicino sul casco lo portano per ingannare chi se ne resta fuori, per fargli credere che davvero oltre gli ingressi è buio pesto. In realtà il lumicino se lo tolgono appena entrati, così pure il casco, e schizzano nell'universo della roccia, dei cenci e della stanchezza, dell'acqua e del fango, dei racconti, delle ore interminabili, dei cieli senza stelle, dell'aria.

Sottoterra c'è tutto fuorché il buio. La storia scivola via in due giorni o forse meno. Neppure questa volta l'autore supera la frontiera, percorrendola di filo, abile esploratore di caverne della mente. Divaga freatico e ondivago, ignora la forza di gravità e ne trasmette un'altra senza nome. Andrea, perché non scrivi di più?
 

Natalino Russo
Caiazzo, aprile 2004
 

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