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 la recensione letteraria di intra i sass 

vie del cielo

Titolo: Vie del Cielo
Le più belle salite di cresta delle Alpi
Autore:
Mario Colonel
Pagg. 252 (libro fotografico a colori 23x30)
€ 50,00
Editore: CDA & Vivalda, Torino 2003
 

 

Le Vie del Cielo dei nostri sogni recensione di Flavio Faoro

Ah, i libri strenna... Quei bei volumoni inutili, pesanti come il piombo e molto più costosi, grandi e imponenti in auspicata proporzione con l'effetto che vorremmo facessero su chi li riceve come ringraziamento o, scusate la parola, “ingraziamento”. Qualcuno lo abbiamo regalato tutti, dai, ammettiamolo, e qualcuno lo abbiamo pure ricevuto, forse. E poi? Sull'efficacia di quelli regalati non mi pronuncio, ma per quanto riguarda quelli ricevuti, beh... si sa, qualche minuto di entusiasmo e poi anni di oblio sugli scaffali, in bella mostra senz'altro, ma aperti ben di rado.

Con qualche eccezione, però. Il glorioso I Quattromila delle Alpi di Zanichelli, i libroni di Magalotti e Dante Colli sulla Marmolada e su Georg Winkler, e poco altro, che io sappia. Ma credo che, appena uscito fra le novità di questo Natale, dovremmo aggiungere un gran libro del fotografo e alpinista francese Mario Colonel, edito da CDA e Vivalda con l'edificante titolo Vie del cielo e il sottotitolo Le più belle salite di cresta delle Alpi.

Formato adeguato, prezzo da tredicesima (50 euro), veste grafica elegante e moderna, il volume presenta in oltre 250 pagine la descrizione di 54 grandi salite di cresta delle Alpi Centrali e Occidentali (e non di tutte le Alpi, come lascia intuire il sottotitolo), ciascuna con una introduzione storica e ambientale – e talvolta poetica o personale dell'autore – e una dettagliata descrizione dell'itinerario. Troviamo quindi itinerari dei gruppi del Bernina, dell'Oberland, di Vallese e Monte Rosa, del Monte Bianco (ben 20 salite) e degli Ecrins.

Il lato forte del volume, ovviamente, sono le fotografie di Mario Colonel, molto classiche nell'impostazione dell'immagine e di ottimo livello tecnico, nonché moderne nel dettaglio e nell'ambientazione dei passaggi fotografati. Non ci sono schizzi di salita, ma per ogni itinerario una foto (anche aerea?) con la sinuosa linea rossa del percorso di salita e discesa. Il tutto preceduto da una stringata introduzione dell'autore e da una premessa–presentazione dei criteri con cui sono state redatte le indicazioni di salita. Per ogni itinerario proposto, troviamo infatti indicazioni generali, punto di partenza e dislivello, difficoltà (correttamente indicata con la doppia valutazione, scala Welzembach e scala francese), prima salita, periodo migliore, orario, materiale necessario, itinerario e via di discesa. Si tratta in ogni caso di vie classiche, regolarmente percorse, scelte con il criterio dell'estetica, innanzitutto e poi dell'eleganza e della sicurezza. E poi, dice Colonel (ben tradotto da Flaviano Bessone) nella premessa: “Nel momento in cui la Terra si riscalda, le estati divengono sempre più secche, causando cadute di pietre – e anche veri crolli di alcune pareti – e ghiacciai tormentati, le salite di cresta costituiscono una delle più sicure forme di alpinismo”.

Basta, un'opera come questa, per programmare nei dettagli una scalata? No di certo, mancando una cartina seria per ogni salita, una descrizione precisa e dettagliata (quella presente è un po' ristretta, soprattutto negli itinerari più lunghi e complessi), uno schizzo rigoroso: tutti elementi ai quali le guide alpinistiche moderne ci hanno ormai abituati. Ma crediamo di non sbagliare nel dire che lo scopo di volumi così è innanzitutto quello di farci nascere dentro la voglia di andare, più che di riempirci di informazioni pratiche e tecniche. E allora ci riesce bene, Colonel, con queste grandi fotografie di albe e tramonti, senza una nuvola per tutto il volume, con piccoli alpinisti elegantemente posizionati per realizzare immagini di grande efficacia, cromaticamente corrette e composte con maestria.

Insomma, un libro come questo uno vorrebbe proprio vederselo regalare, fra pochi giorni, e se il prezzo non è proprio da “basta il pensiero”, ci consoli l'idea che chi lo riceverà una sfogliatina ogni tanto gliela darà senz'altro, a rifornire per anni il serbatoio della macchina dei sogni.

Flavio Faoro
Belluno, dicembre 2003
 

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