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la recensione letteraria di intra i sass |
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Titolo: Nel
legno e nella pietra |
Nel legno e nella pietra recensione di Mauro Mazzetti |
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“Contro il logorio della vita moderna”: e
giù a bere l'amaro al carciofo per superare tensione e stress, come
in una famosa pubblicità degli anni Settanta. Comunque sia, stiamo ai fatti, torniamo seri e partiamo dall'inizio, tenendo presente che di Mauro Corona si potrebbe scrivere per pagine e pagine e contemporaneamente limitarsi a quattro righe sintetiche. In entrambi i casi centreremmo il bersaglio e lo falliremmo grossolanamente. Non è un personaggio agevole da inquadrare, proprio per la sua apparente facilità di identificazione. Mi ci sono comunque messo di impegno, dividendo e catalogando i tanti Corona che appaiono all'esterno e dall'esterno: abbiamo così il Corona-alpinista, il Corona-scultore, il Corona-scrittore, il Corona-filosofo, il Corona-montanaro, il Corona-reduce Vajont, persino il Corona-attore e chissà quale altro Corona (Corona-folletto, Corona-bevitore, Corona-cacciatore, Corona-sognatore, Corona-bracconiere, Corona-naturalista, Corona-astronomo, Corona-figlio-padre-nipote, Corona-amico, Corona-falegname, Corona-muratore, Corona-maschilista, Corona-femminista, Corona-affabulatore, Corona-giocatore, Corona-poeta, eccetera eccetera). Di tutti questi, in maniera volutamente provocatoria, non ne salverò nessuno, perché nessuna etichetta si presta ad inquadrare il personaggio, che è personaggio per sua colpa o per suo merito (il risultato non cambia). Io a Corona gli farei l'esame del DNA, in barba alla ormai troppo sbandierata privacy: non mi stupirebbe che il referto evidenziasse “caratteri genetici unici e non riscontrabili in altri soggetti umani, con tracce importanti di insofferenza all'ordine precostituito e con una marcata tendenza al rispetto dei soli valori umani essenziali”. Ma cambiamo ancora l'approccio e ripartiamo da capo, sperando questa volta di non sbagliare. Allora mi sdraio in una radura, chiudo gli occhi, mi rilasso e aspetto. Non so se e quando succederà qualcosa, forse non avrò fortuna o forse sì: non importa, bisogna aspettare e lasciarsi andare ad ascoltare voci e suoni non umani ma di questo mondo. Forse mi aiuteranno “gli spiriti dell'aria”, per dirla con Diemberger, oppure le presenze che vivono negli alberi, o forse ancora i profumi del bosco. Bisogna spogliarsi di convenzioni e di convenienze, di dogmi e di regole, di abitudini e di consuetudini: occorre neutralizzare la razionalità spinta all'eccesso, l'arida logica che tutto spiega ma che nulla comprende. Forse, ma sottolineo forse, solo dopo essermi liberato dalle scorie e dagli orpelli “civili”, cioè della presunta civiltà, potrò sintonizzarmi con la natura, riscoprire tempi, ritmi e sequenze che si muovono liberi dentro di me, ma che faccio fatica a riconoscere, ingabbiato nella vita di tutti i giorni.
Ecco, questo modo di pensare mi piace di
più, per provare a capire qualcosa di Corona. Mi risulta più facile,
stimolato dalla lettura dei brevi ma intensi capitoli del libro, rimettere
assieme molti pezzi del rompicapo-Corona. Più che ideare e costruire
storie, Corona se ne libera dopo averle ingerite e digerite, mettendole a
disposizione del lettore. Credo che in queste parole ci sia lo spirito dell'uomo-Corona, essenziale ma non riduttivo, concreto e disincantato sognatore di un mondo fatto di uomini e di sentimenti, prima ancora che di pietra e di legno. |
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Mauro Mazzetti
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copertina
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