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 la recensione letteraria di intra i sass 

Titolo: Un'estate a Chamonix
Autore: Zbigniew Tumidajewicz

Pagg. 159
Prefazione di Mirella Tenderini
Traduzione di Katarzyna Sokal
€  16,50
Editore: CDA & Vivalda, Torino 2002
Collana:
"Le Tracce"

Titolo: La conquista del K.O.
Autore: William Ernest Bowman
Prefazione di Gianni Battimella
Traduzione di Alessandra Quattrocchi e Maurizio Ginocchi
con la collaborazione di
Gianni Battimella
Pagg. 156
€ 10,50
Editore:
CDA & Vivalda, Torino 2002
Collana: "I Licheni"

 

 

Mountains of humour recensione di Mauro Mazzetti

Perché una recensione doppia? Le malelingue organizzate in maliziose congreghe potrebbero insidiosamente insinuare che il motivo è solo quello di risparmiare carta ed inchiostro; tutto questo non farebbe che confermare il trito luogo comune che noi genovesi siamo avari, anzi tirchi. In verità, chi è nato all'ombra della Lanterna sente soffiare dentro di sé l'alto spirito distillato dell'ottimizzazione applicata al rapporto costi/ricavi: non spilorci, quindi, bensì parsimoniosi.
In quest'ottica va pertanto inquadrata la seguente recensione, che accomuna due romanzi con analoga matrice di stampo umoristico.

Divertissement, etichetterebbero i cugini d'oltralpe; sense of humour, sentenzierebbero quelli chiamati in tempi sospetti “perfidi figli di Albione”; racconti grotteschi ed esilaranti, mi limito immodestamente a suggerire come chiave di lettura.
Abbandoniamo così l'immagine classica e canonica dello stereotipo “lotta con l'Alpe”, ricolmo di fatica e di pericoli, di ardimenti e di eroismi, di strenue battaglie contro e dentro la montagna; abbandoniamo anche difficoltà tecniche, gradi e pendenze, che hanno bisogno di connotazioni alfanumeriche per autoalimentarsi e di vittime sacrificali per soddisfare questo moderno ed insaziabile moloch.

Leggiamo quindi di come aspiranti e presunti alpinisti polacchi trasferiscano a Chamonix armi e bagagli (le prime assai spuntate, i secondi assai miseri), allo scopo di conoscere l'eldorado occidentale della montagna, chimera ineffabile delle alte quote e sirena suadente per chi ha calcato sino a quel momento solo cime ben più modeste.
Leggiamo vivaddio anche di sesso (e non di quello degli angeli!), che con la montagna si incrocia quasi casualmente, intrecciando storie e vite assai diverse fra di loro. Leggiamo poi di salite mancate, magari per un pelo, e di mangiate pantagrueliche a base di scatolame di infima qualità.
Leggiamo infine di come, tirando le somme, i veri o supposti alpinisti in questione decidano che sì, il Bianco è proprio un gran bel posto, ma che è meglio tornare sui Tatra, ambiente più consono e più familiare al loro modus vivendi.

Analogamente, “La conquista del K.O.” cattura l'attenzione e l'interesse del lettore per quella sua apparente aria di paludata e sussiegosa seriosità, di aristocratico comportamento spalmato di anglosassone distacco dalle umane miserie. Tutto falso: già dall'introduzione e dalla premessa occhieggia la vera matrice che intesse il racconto, ossia un umorismo sfrenato ma misurato, una satira incisiva ma lieve, una comicità devastante ma contenuta.
Solo gli inglesi, tre anni dopo la prima salita dell'Everest, avrebbero potuto abbatterne il mito con lo stesso accanimento che avevano posto per costruirlo. Partiamo quindi alla conquista della montagna più alta del mondo (quarantamila piedi e mezzo, e sottolineo il “mezzo”, non sono certo uno scherzo...), in compagnia di una spedizione con personaggi a metà strada fra il “Circolo Picwick” e “Tre uomini in barca”, campionario completo ed esaustivo di antieroi per eccellenza, sbadati, pasticcioni ed approssimativi. La meta sarà raggiunta, ma sul come e da chi sarà meglio stendere un pietoso velo.

In conclusione: due libri godibilissimi e di facile lettura, che danno della montagna un'immagine ed una prospettiva inconsueta ed originale. Investite quindi senza titubanza la bellezza di 27 euro complessivi per garantirvi alcune ore di sereno divertimento letterario (e se ve lo dice un genovese, credete pure alla bontà dell'operazione finanziaria...).

Mauro Mazzetti
Genova, gennaio 2003


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