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 la recensione letteraria di intra i sass 

Titolo: La forza della natura
Franco Miotto. L'uomo dei viàz
Autore: Luisa Mandrino

Pagg. 222 con fotografie b/n e colori
€  19,00
Editore: CDA&VIVALDA editori, Torino 2000
Collana: "Le Tracce" a cura di Mirella Tenderini

 

La forza della natura recensione di Marco Conte

L'Uomo dei viàz, Frankenstein, la Primula Rossa dell'alpinismo: in quanti modi è stato chiamato negli ultimi quarant'anni lo scalatore bellunese Franco Miotto? Quanti di questi appellativi nascono da una diretta conoscenza della persona in carne ed ossa, e quali al contrario sono frutto di storie e narrazioni che talvolta sfumano nel campo del racconto e della fantasia? Esiste un particolare ben definito che non può fare a meno di colpire l'osservatore quando si decide di ripercorrere le fasi principali della vita e del curriculum alpinistico di Franco Miotto: tale elemento può essere senza dubbio individuato nell'atmosfera leggendaria che circonda in primo luogo la sua attività di cacciatore solitario e fuorilegge nel gruppo della Schiara, e che in seguito ha finito per condizionare anche le sue ineguagliabili imprese verticali sui monti di Belluno.

Mi auguro che i lettori di queste righe non fraintendano il mio pensiero: ricorrendo alla definizione "atmosfera leggendaria" non intendo certamente porre in dubbio la veridicità e l'autenticità delle avventure del rocciatore bellunese sulle pareti del Burèl, del Col Nudo, del monte Pizzocco e dello Spiz di Lagunàz. Ci mancherebbe altro, quegli indimenticabili capitoli della storia della “scuola bellunese” sono indelebilmente impressi nella memoria collettiva in virtù delle relazioni dello stesso Miotto e dei suoi compagni di cordata, tra i quali si annoverano Riccardo Bee, Benito Saviane, Stefano Gava, perfino un giovanissimo Mauro Corona. L'opera di Franco è stata inoltre supportata e commentata da illustri divulgatori della cultura alpinistica, uno per tutti il compianto ex presidente della sezione bellunese del CAI Piero Rossi. Il concetto che intendo sottolineare è invece un altro: risulterebbe difficile comprendere fino in fondo la ‘persona’ Franco Miotto se non si tenesse conto del modo in cui egli è stato descritto e considerato nei racconti dei suoi compaesani, dei colleghi alpinisti, dei pochi cacciatori e bracconieri che come lui si spingevano oltre il fronte del bosco per inseguire i camosci fino a giungere sui più arditi dirupi.

Non si stupiscano dunque i lettori se nel 2002, giunto alla soglia dei settant'anni di età, Miotto sia oggi diventato il protagonista di un libro che è ben più di una semplice biografia, ed assume invece in molti passaggi i contorni di un vero e proprio romanzo. La forza della natura, scritto da Luisa Mandrino ed inserito da CDA-Vivalda nella collana “Le Tracce”, si presenta nel panorama editoriale della letteratura di montagna come un'opera originale e controcorrente, come sottolineato anche nell'introduzione a firma della direttrice della collana Mirella Tenderini: «Non è facile raccontare una vita eccezionale senza cadere nella retorica. La scelta di scrivere un romanzo ha permesso all'autrice di scongiurare quel pericolo, e non importa se poi tutto quello che racconta è rigorosamente vero».

Fin dalle prime righe del libro salta all'occhio la particolare forma narrativa scelta da Luisa Mandrino: l'intreccio del racconto si snoda infatti utilizzando lo stratagemma della seconda persona singolare, quasi ad imitare un ‘flusso di coscienza’ che corre sul filo della memoria del protagonista. Tutte le fasi salienti dell'avventurosa vita di Franco Miotto vengono ripercorse, intercalate da frequenti ‘flashback’ e cambi di orizzonte temporale: la giovinezza a Cortina d'Ampezzo, il viaggio in Spagna con un commilitone a bordo di una Lambretta, il trasferimento a Castion nei pressi di Belluno, le battute di caccia al camoscio nell'inaccessibile Val di Piero, ed in seguito il battesimo della roccia, ed il primo incontro rivelatore con il giovane ingegnere Riccardo Bee.

Franco Miotto come leggenda, dunque, lo stesso Miotto che prima di cimentarsi a quarant'anni suonati nella sfida alle pareti più mozzafiato del gruppo della Schiara possedeva già la fama di imprendibile bracconiere, di esperto camminatore lungo cenge e viàz che solo lui riusciva a scoprire. «Riccardo Bee aveva sentito parlare di Franco Miotto», si racconta nella prima parte del testo: «Cose, storie, avventure, folate entusiastiche, brevi risposte beffarde, ma sicuramente la metà - diceva tra sé - erano inventate».
Ed anche al giorno d'oggi, a quasi trent'anni di distanza dalla ripetizione della via italo-polacca sul Burèl che lo rese una celebrità nell'ambiente alpinistico, Franco Miotto tiene fede alla sua fama e pratica ancora con perizia e passione d'altri tempi i suoi passatempi preferiti. La sua bellissima casa a Praloran di Limana, una località situata in Valbelluna vicino alla riva del fiume Piave, è un autentico ‘tempio’ della bellezza, una dimora quasi fiabesca che ospita al suo interno incredibili manufatti e sembra quasi uscita dalla fantasia dello scrittore anglosassone J.R.R. Tolkien: bassorilievi lignei scolpiti ispirandosi ad episodi leggendari, ritratti intarsiati di personaggi storici del Risorgimento, lampadari di legno massiccio che richiamano antichi serpenti piumati della mitologia precolombiana, cassapanche dipinte con motivi floreali ed ornate con citazioni tratte dalla produzione poetica di Giacomo Leopardi. Il talento e la creatività, si sa, non vanno in pensione con l'avanzare dell'età anagrafica.

La forza della natura è stato recentemente presentato in anteprima assoluta a Belluno nel corso della rassegna sulla montagna “Oltre le Vette”, davanti ad una numerosa platea di spettatori ed amici alpinisti: «Sono nato e mi sono sempre comportato come un anarchico», ha spiegato Miotto parlando della sua vita, «sono stato da sempre poco rispettoso dei confini, anche se nella mia attività ho sempre tenuto presenti determinati principi».

 

Marco Conte
Belluno, dicembre 2002


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