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Rivista di Letteratura, Alpinismo e Arti Visive   
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

Le Dolomiti nelle antiche vedute
Die Dolomiten in Alten Ansichten

recensione di Melania Lunazzi

Bolzano, Museo Civico
fino al 27 aprile 2003*
Orario di apertura
MARTEDÌ - DOMENICA: 10.00-18.00
MERCOLEDÌ: 10.00-20.00
ultima entrata un'ora prima della chiusura
LUNEDÌ CHIUSO
FESTIVI APERTO
Biglietto di ingresso: Mostra: € 1,70 - Mostra + museo: € 5,00; ridotto € 3,50
Catalogo della mostra a cura di S. Demetz, A. Loner, B. Pellegrinon, con la collaborazione di G. Cercenà e testi di C. H. von Hartungen, A. Loner, B. Pellegrino, M. Strobl (in vendita a € 30 anziché 42)
Per ulteriori informazioni: tel. 0471.974625
http://www.comune.bolzano.it/wincity/32AA0152_it.html

*La mostra si sposterà aL Filmfestival "Città di Trento", PALAZZO TRENTINI: inaugurazione LUNEDI' 28 APRILE, ore 18.00

 

Un ponte in pietra sul torrente, una carrozzella trainata da due cavalli che si avvicina, i versanti scoscesi di due montagne a fare da quinte, uno squarcio al cui centro sfrecciano i maestosi torrioni e le ardite guglie di un castello di roccia. Ancora pochi metri e i passeggeri di quella carrozza si sporgeranno stupiti dalla cappotta di protezione mentre il cocchiere tirerà le redini per una breve sosta di contemplazione verso uno spettacolo mai visto, verso qualcosa di spaventoso e sublime al tempo stesso: le Tre Cime di Lavaredo. Se non ci fosse la didascalia a margine stenteremmo a riconoscerle, abituati come siamo a leggere la realtà attraverso la precisa documentazione delle riproduzioni fotografiche, che ce le restituiscono nella loro veritiera e non meno stupefacente struttura. Eppure era così che il pittore francese Frédéric Martens le aveva “vissute” la prima volta che gli si era aperto quel sipario percorrendo la Val di Landro, in un giorno d'estate del 1840, sulla strada che collega la Pusteria a Cortina d'Ampezzo. Il suo disegno, riprodotto con un'incisione all'acquatinta, mostra l'effetto provocato sul suo occhio interiore, sulla sua anima: l'immagine risulta un po' deformata, il famoso “trittico” appare più slanciato e aguzzo di quanto non sia, ma comunica quale forte impatto emotivo ne sortì e ce ne rende partecipi. In un'altra incisione, molto più tarda (del 1895) e di autore anonimo, il momento della sorpresa di fronte ad una visione di montagne è protagonista della scena e i turisti sul cocchio sono già pronti con i binocoli mentre il vetturino fa da Cicerone indicando con il suo frustino: è una veduta di Cima Tosa dalla strada per Madonna di Campiglio, dove le cime vengono descritte nella loro realistica consistenza e proporzione e i toni romantici risultano smorzati da una volontà di maggiore fedeltà al vero.

Sono due delle anime del Romanticismo, quella più visionaria e quella figlia del positivismo, che a momenti convivono e a momenti si acca-vallano al di là dei confini imposti dalle schematizzazioni cronologiche.
Sono soltanto due dei settantuno preziosi “quadri” che si possono gustare a Bolzano, dove è allestita una mostra che fa da appendice alla chiusura dell'Anno internazionale della montagna e che, come recita il titolo, è interamente dedicata a scorci e vedute delle cime cui Dieudonné de Dolomieu diede il nome. Non mancano disegni e acquerelli, ma si tratta prevalentemente di stampe, incisioni all'acquaforte e all'acquatinta, anche se la parte del leone la fanno le litografie, quasi tutte a colori. E' ben noto che questa tecnica di riproduzione a stampa ebbe un breve momento di fulgore agli inizi dell'Ottocento, ben presto soppiantata dalla fotografia. La litografia consentì, con una riduzione dei costi, l'introduzione sul mercato di grandi quantità di riproduzioni e di conseguenza una diffusione più capillare, alla portata di tutti, di illustrazioni di vario genere. La pittura di paesaggio ne ricevette un forte impulso e molti benefici: pensiamo alla moda dei Voyage pittoresques, preludio e/o corollario necessari al Grand Tour del viaggiatore straniero. E il nascente turismo alpino dell'area in questione, cui faceva da snodo proprio Bolzano, veniva in buona parte foraggiato anche dalla circolazione delle vedute dei suoi dintorni. Era forte il desiderio di portare con sé un ricordo o un petit cadeau per gli amici - questo spiega il formato cartolina di alcune delle litografie esposte, quelle più tarde - dopo aver percorso le vallate alpine o dopo aver raggiunto una cima. Diversi pittori o semplici illustratori dedicarono la loro opera a questa attività, facendo fiorire un discreto mercato. Oggi quelle vedute costituiscono un bene culturale di notevole pregio perché nel corso del tempo la dispersione, la facile deperibilità e il perfezionamento della tecnica fotografica le hanno trasformate in rarità. Non dimentichiamo che certe riprese topografiche, specie quelle panoramiche - e in mostra ci sono gli straordinari esempi del bolzanino Gustav Seelos - richiedevano innumerevoli appostamenti, come ricorda uno dei disegnatori: “E quando le nuvole, alte su nel cielo, gettano la loro ombra sui singoli versanti, sembra quasi si facciano beffa dell'artista; egli può trascorrere otto o quindici giorni su di una cima, con un tempo splendido e limpido, ed essere convinto di aver visto e disegnato tutto. Quando tornerà sulla vetta con il vento che spira da una direzione diversa, si accorgerà ad un tratto di un'altra cresta, che si staglia nitida verso di lui, ma che lui prima non aveva mai notato”.

E' il secolo XIX , per ovvi motivi, il più rappresentato, anche se non manca qualche ricercato esempio precedente, come l'incisione seicentesca dell'idillico paesaggio con sullo sfondo la prima raffigurazione (ma è solo un'ipotesi) del Monte Pelmo, ispirata da un disegno originale di Tiziano. Il nome di quest'ultimo viene sempre menzionato nelle vedute dei dintorni di Pieve di Cadore, suo luogo natale, quale motivo di attrazione ulteriore.
Ma l'attrazione per le Dolomiti era di per sé sufficiente a mettere in moto gli appassionati dell'area germanica, che superavano le strette della Val d'Isarco per vedersi schiudere un mondo tutto da esplorare avendo come base Bolzano, cui si era conferita l'investitura di città del Sud (!). Anzi per gli esponenti clericali più conservatori la moda del turismo alpino era diventata una fonte di preoccupazione, un'attività da contrastare, ché la Domenica nessuno andava più a messa, per andare in montagna: si temeva la penetrazione di idee liberali e del protestantesimo tra i valligiani.

Questa mostra è una ghiotta occasione per gli amanti di storia dell'alpinismo e per i cultori dell'arte.
Gli agili saggi del raffinato catalogo forniranno al lettore attento tutta una serie di elementi e di chiavi di lettura e di riflessione sulla storia dello sviluppo turistico di Bolzano e del Tirolo (con la costruzione delle infrastrutture stradali e ferroviarie) e quella dei club alpini tedesco e austriaco che operavano sul territorio.
 

Melania Lunazzi
© Aprile 2003 intraisass

 

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Immagini tratte dal catalogo e dalla mostra di Bolzano ©

 

1. G. Seelos 1855 Rundsicht vom Rittner Horn / Panoramica dal Corno del Renon

2. K. Heinlein 1870ca. Gegend vom Pieve di Cadore in friul der Heimat Titians / Dintorni di Pieve di Cadore la patria di Tiziano

3. E. T. Compton 1896  Cimon della Pala von Rollepass / Cimon della Pala dal Passo Rolle

4. F. Martens 1840 Die Drei Zinnen angeschen an der Brücke bei Höllenstein an der Ampezzaner Strasse Pusterthal / Le Tre Cime di Lavaredo viste dal Ponte di Landro sulla strada per Ampezzo

5. E. Walthon 1873 Monte Civita und See von Alleghe / Monte Civetta e Lago di Alleghe

 

 

 

(copertina)

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