Le pietre sentono... Una piccola fiaba di montagna
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di Silvio Boldoni | |
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- Sei solo un sasso! – diceva il fossile, perfettamente impresso nella roccia con tutte le sue ossicina e la sua forma serpeggiante. Vi si leggevano gli stampi antichi di costole e femori e bacini e vertebre e perfino di unghie e dentini aguzzi. Futuri studiosi avrebbero determinato le svariate evoluzioni della specie. – Mi daranno chissà quale nome latino,
mi studieranno. Sarò esposto in un museo e visitato da migliaia di
persone! Scopriranno che sono l'anello mancante della crescita del mondo
animale. Il sasso non rispondeva. Se ne stava lì
immobile come una pietra, appunto. Quel pomeriggio caldissimo di marzo, dopo
un inverno di neve fin troppo abbondante, là su in alto si sentì
un boato tremendo. Chiama, grida, urla, ma era tutto un
rumore assurdo e un rimbalzare addosso di massi, rocce, pezzi di
ghiaccio duri più delle pietre. Nel torrente (con i pini sulle sponde, le
trote che gli scodano addosso...) pensò al povero fossile
rimasto lassù, incastonato nella roccia. Era uno stufone, sì , però
con quella sua forma di lucertolaccia pietrificata in fin dei conti... __________ Passa il tempo. Molto tempo. L'acqua, col
suo scorrere perpetuo, liscia tutti gli spigoli del sasso. Prima di scappare coi piedi gelati dall'acqua freddissima, il bimbo vede al volo quel sasso bianco, quasi rotondo, lo piglia e corre dal papà, là dove ci sono gli scarponi. Si asciugano i piedi e il papà asciuga il sasso nel fazzoletto che usa per pulire gli occhiali. - E' bellissimo! E' lisciato dal tempo... - Il bimbo sfrega il sasso su una guancia:
è liscio, sì, come il velluto...
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Giugno 2001 | |
Silvio Boldoni
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