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Mercoledì 4 Febbraio 2004
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Una folla commossa ha
partecipato ieri ai funerali dell’escursionista tradito da una
lastra di ghiaccio. Toccanti i messaggi di solidarietà scritti sui
muri dai tanti amici. Don Piubello: «Ha amato le cose belle, la sua
semplicità ha lasciato il profumo di sé»
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La montagna piange
Thomas
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Il giovane vittima di un
incidente nel vaio Battisti ha donato le cornee
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di Luigi Centomo
Gli occhi di Thomas continueranno a vedere
l’azzurro del cielo, il bianco della neve, il sole e il profilo
delle montagne che tanto amava. Un atto d’amore e di vita: il dono
delle cornee che ha prevalso sulla tragedia del giovane recoarese
precipitato sabato scorso lungo il vaio Battisti, alla Gazza. Con
lui anche l’amico Moreno Camposilvan, che dalla rovinosa caduta ha
riportato ferite guaribili in 40 giorni. Recoaro ieri pomeriggio
con il silenzio e la preghiera ha detto addio a Thomas Peghin. La
chiesa arcipretale era stipata, con le porte spalancate per dar modo
di seguire la liturgia a tutti coloro che non erano potuti entrare e
sono rimasti per tutta la cerimonia attorno a mamma Vanda e papà
Tommaso, alla sorella Azzurra e alla fidanzata Elisa. Il feretro,
con una lunga processione, è arrivato dal cimitero del centro
termale, dove era stata composta la salma di Thomas. La messa è
stata concelebrata dall’arciprete don Francesco Piubello e da don
Silvano Dal Pozzo, parroco di S. Quirico. Il coro "Aqua ciara",
diretto da Franco Zini, ha intonato la poesia di Bepi De Marzi con
un canto struggente e di speranza: «L’ombra che viene azzurra le
colline. Chi spegne il giorno conosce bene il sole; chi spegne il
giorno colora i nostri sogni. Dalle contrade si mandano la voce,
tutta la valle racconta il nostro bene». Folla attonita, con gli
occhi lucidi e il cuore straziato. «Siamo qui - ha detto don
Francesco - per dare un abbraccio a Thomas e ai suoi cari. Questi
sono momenti drammatici, umanamente insopportabili. Vogliamo
esprimere, sotto il grande crocefisso che sovrasta l’altare, un
segno forte di solidarietà ai familiari e dire, spero in te,
Signore». Da sabato scorso, quando si è verificata la tragedia
causata dal cedimento di una piccola parte di neve che ha fatto
scivolare per 400 metri i due alpinisti, il centro termale ha
vissuto questi giorni nella costernazione che si leggeva anche sui
muri con tanti messaggi di partecipazione da parte di amici,
associazioni, colleghi di lavoro di Thomas, del papà Tommaso, di
mamma Vanda, infermiera nel reparto di ortopedia dell’ospedale, dove
ha trovato nelle caposala Maria e Vania l’appoggio per donare le
cornee a qualcuno che ora può vedere con la luce degli occhi di
Thomas. Il giovane alpinista di 26 anni era anche donatore di sangue
e attivo nel mondo associativo. All’offertorio le preghiere e
l’invocazione di un conforto, poi la testimonianza di una giovane
per i tanti sabati pomeriggi trascorsi all’oratorio, a parlare.
Thomas sempre puntuale, parlava volentieri della montagna e sapeva
ascoltare i propri amici. Nelle voci la trepidazione e la commozione
cercavano nelle parole della speranza e della solidarietà il
sostegno per superare una così drammatica prova. «Thomas è vivo - ha
detto il celebrante - la sua giovane vita si è infranta sulla
montagna, ma ora vive in Cristo. Thomas ha amato le cose belle, la
sua semplicità ha lasciato il profumo di
sé».
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