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Domenica 1 Febbraio 2004
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Così lo descrivono i
parenti e gli amici
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Scivolano per 500 metri.
Morto alpinista Sepolti da una valanga di neve. Il ferito ha
chiesto aiuto col cellulare L’incidente sul vajo Battisti, a cima
Zevola
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(m. sc.)
«Era un ragazzo d'oro, umile e cordiale, con una grande
passione per la montagna». È questo il ricordo che Thomas Peghin ha
lasciato nella mente e nel cuore di amici e parenti. La sua
abitazione, a Recoaro in via Griffani, è in queste ore meta di un
pellegrinaggio continuo di tante persone, di un paese intero che si
unisce al dolore dei famigliari. Quelle mura racchiudono il dramma
silenzioso di papà Tommaso e mamma Vanda. Soltanto Azzurra, la
sorella minore di Thomas, lo ricorda con qualche parola: «Era un
ragazzo semplice, un patito della montagna. A ventisette anni, dopo
aver studiato al Cfp di Trissino aveva trovato lavoro come operaio
metalmeccanico ad Arzignano, alla Magneti Marelli. Insieme al papà».
Col padre, Thomas condivideva anche l'automobile: «Non aveva
particolari ambizioni di tipo materiale - racconta Silvano Pretto,
cugino di Thomas - a lui interessavano i rapporti con le persone.
Non dimenticava mai di andare a trovare ogni giorno la nonna Lidia,
che vive da sola in una contrada qui vicina. Da quasi cinque anni
era fidanzato con Elisa». «Da quando l'aveva conosciuta si era
un po' slegato dagli amici, ma quando li vedeva era il primo a
chiamarli, se stavano dall'altra parte della strada». Un rapporto
stretto, quello con la ragazza di Valdagno, tanto che stavano
pensando di andare ad abitare insieme. «Una vita dedicata alla
montagna - raccontano gli zii -: amava scalarla, fotografarla e
sapeva ricavare grappe dalle erbe che raccoglieva durante le
escursioni». Thomas era conosciuto anche nell'ambiente del Cai,
perché frequentava la palestra di roccia di Recoaro. «Un ragazzo
semplice - secondo don Francesco Piubello, parroco del paese -.
Durante l'adolescenza frequentava i gruppi dell'oratorio, senza mai
creare problemi a nessuno».
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