Fuga dal Cerro Torre
In data 14/3/2003 una breve schiarita del tempo ci ha incoraggiato ad
effettuare l'ennesimo tentativo di scalare il Cerro Torre. Raggiunta in
serata la base della parete Sud, Bubu e Riccardo hanno pernottato nel
portaledge.
Circa 70 centimetri di neve fresca caduta sul ghiacciaio hanno
rallentato notevolmente la marcia di salita sia per il maggiore pericolo
costituito dai crepacci coperti e nascosti, sia per la necessità di
battere nuovamente la pista.
In pochissimo tempo le condizioni meteorologiche sono mutate ed a metà
del ghiacciaio si è scatenata una tempesta di neve che ha poi continuato
ad imperversare per tutta la notte.
La maggiore preoccupazione era costituita dal continuo movimento della
massa nevosa che con slavine e sassi minacciavano la nostra linea di
salita. Solo a metà del mattino seguente siamo riusciti ad uscire dal
portaledge scoprendo con stupore l'enorme quantità di neve ammassata sul
ripido cono di accesso alla crepaccia terminale.
Risalito il cono nevoso in direzione delle corde fisse poste sui tiri
saliti nei giorni precedenti, abbiamo scoperto che queste erano state
completamente sommerse dalla neve rendendo impossibile il loro uso.
Il materiale collocato all'inizio delle corde fisse era scomparso.
Con rabbia, volontà e notevole fatica abbiamo scavato per otto ore
ininterrottamente circa 12 metri nella neve alla ricerca del materiale;
il sopraggiungere della notte ha impedito la prosecuzione della ricerca
e costretti a ritirarci nel portaledge abbiamo sperato nel miglioramento
del tempo, ma... invano!
L'unico posto sicuro era per noi il portaledge, visto che dalla parete
Sud del Torre e dai pendii del Cerro Adela continuavano a cadere
pericolose valanghe.
Per tutta la notte ed il mattino seguente la bufera ha imperversato
sulla montagna; molte volte siamo dovuti uscire per spalare la neve che
cresceva a vista d'occhio minacciando di sommergere il portaledge
stesso, inizialmente fissato sulla parete a circa 8 metri dalla base del
ghiacciaio. Alle ore 12 l'angolo del portaledge a monte è stato colpito
da una slavina.
In quel momento abbiamo realizzato di essere in pericolo e di non avere
più un luogo sicuro ove ripararci, era indispensabile fuggire! La fuga
comportava però altri grossi rischi: neve fresca alta oltre un metro e
mezzo, continue minacciose valanghe da attraversare, e violente raffiche
di vento.
La nostra sicurezza era seriamente minacciata.
Dopo circa 7 ore di faticosa e rocambolesca discesa dal ghiacciaio in
cui siamo sfuggiti a due slavine, sopravvissuti ad un volo di oltre 50
metri ed a una raffica di vento che ci ha scaraventati a terra per oltre
20 metri, abbiamo raggiunto la tendina del campo intermedio alle ore
22,30 mentre il ghiacciaio era spazzato da una violentissima bufera. Ci
stringiamo la mano guardandoci negli occhi consapevoli di avere sfiorato
la morte.
Il giorno seguente alle ore 13 arriviamo al campo base ove medichiamo
gli acciacchi e facciamo il conto dei danni subiti.
Il maltempo solo dopo alcuni giorni ci permette di riportare al campo
base i materiali restanti con l'aiuto di altri alpinisti, un inglese ed
uno svizzero.
Il volo di rientro è fissato per il 26 pv.
Felici di essere in vita, con il grande rammarico di essere stati
beffati per oltre due mesi dal mal tempo e dalla sfortuna, si chiude
anche questa spedizione.
Saluti a tutti
Patagonia
Expedition 2003 The New Challenge
Bubu Bole -
Riccardo Milani - Paolo Schiavo
pagine extra correlate:
http://www.intraisass.it/extra10.htm
http://www.intraisass.it/extra9.htm
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