Un manifesto per la difesa e
la valorizzazione della cultura locale, materiale e immateriale, a
rischio di scomparsa nelle zone montane
A conclusione della mostra itinerante Rissöi; itinerari umani delle
valli bergamasche, i partecipanti ai vari convegni di
approfondimento che sono stati organizzati nel corso dell’Anno
Internazionale delle Montagne
si
riconoscono nelle seguenti dichiarazioni
- abitata da
millenni, la montagna non è peso per la collettività ma è ricco
patrimonio ambientale e umano di cultura, tradizioni, organizzazioni
economiche e sociali di interesse assoluto e irrinunciabile;
- alla montagna e alla sua gente vanno garantite condizioni di vita
equivalenti a quelle di tutte le altre comunità civili attraverso il
mantenimento e la valorizzazione del suo patrimonio: questo obiettivo
dovrà avvalersi di leggi generali e interventi di settore;
- le culture e le identità delle popolazioni delle zone montane sono
parte integrante dei processi di sviluppo non solo locali;
- lo sviluppo economico e sociale della montagna (come, ad esempio,
delle vallate orobiche) deve fondarsi sulla conferma delle peculiarità
degli spazi e sui valori delle società rurali e non può prescindere
dall’identificazione e dalla valorizzazione delle specificità
insediative della tradizione locale;
- come patrimonio materiale e immateriale, la cultura popolare
costituisce un fattore qualificante del processo di rinnovamento e del
rafforzamento dell’identità locale;
- lo sviluppo economico delle aree rurali va comunque sostenuto e
accompagnato da un articolato progetto culturale in grado di
attribuire valori e contenuti, possibilità e limiti alla stessa
iniziativa economica, pubblica e privata: questa, peraltro, deve porsi
in linea con il progetto più generale di cui sopra;
- i principali manufatti della civiltà contadina che hanno inciso,
modellato e arricchito i versanti delle valli (edifici, cavalcatorie,
terrazzamenti, fontane, abbeveratoi, tribuline, strutture agrarie di
monte,…) costituiscono un patrimonio storico-culturale di pregio che
dovrà essere riconosciuto, identificato e posto sotto tutela;
- gli elementi specifici e peculiari della tradizione insediativa
nelle valli (sotto i profili architettonico-ambientale, artigianale,
agricolo-zootecnico-caseario, sociale e storico-culturale)
costituiscono altrettanti temi identitari da sviluppare e preservare;
- la salvaguardia del patrimonio culturale rilevato è un presupposto
di civiltà e in essa si ravvisa il pubblico interesse alla sua
conservazione;
intendono operare per promuovere e sostenere azioni
- a difesa e a
promozione della presenza dell’uomo in montagna e delle condizioni
essenziali per la piena vivibilità degli ambiti alpini e prealpini;
- di difesa e di promozione di una presenza dell’uomo non dimentica
della ricca specificità del suo patrimonio storico, sociale e
ambientale;
- a difesa, salvaguardia e valorizzazione delle testimonianze di
architettura tradizionale delle valli alpine e prealpine, in relazione
alla dimensione paesistico-ambientale dei versanti modellati dal
lavoro contadino;
- a documentazione e a sostegno delle manifestazioni sociali,
religiose e economiche delle comunità valligiane, strutturate;
- a tutela e valorizzazione dei beni culturali della montagna, non
esclusi quelli di natura alimentare per le produzioni agricole e
soprattutto casearie di nicchia, di natura artigianale per le
lavorazioni tradizionali della pietra e del legno e, non per ultimi,
quelli di natura sociale e paesistico-ambientale;
sollevano all’attenzione delle istituzioni regionali, nazionali e
comunitarie
la necessità
impellente del riconoscimento della specificità della montagna e di
atti legislativi coerenti e conseguenti che, attraverso misure
organiche, forniscano pieno sostegno a azioni di salvaguardia e di
rilancio;
richiamano, tra le altre cose, l’attenzione delle autorità locali
sulla
specifica urgenza di
preservare dal
degrado, anche a beneficio delle future generazioni, quanti più
elementi possibili del ricco patrimonio della tradizione insediativa
sviluppatasi nei secoli scorsi sui versanti delle valli, ponendo
innanzitutto al riparo dalla definitiva scomparsa gli ultimi esempi di
pregio dell’architettura rurale di tradizione: con riferimento, ad
esempio, alle valli Imagna, Taleggio e parte della Valle San Martino,
si tratta di preservare e valorizzare i tetti in piöde di stalle e
case contadine, considerati espressione singolare del genius loci,
unici esempi nel loro genere in tutto l’arco alpino dotati di elevato
valore simbolico e identitario.
In conseguenza di quanto sopra e quale primo segnale concreto di
attenzione ai valori effettivi e ai contenuti reali della montagna non
solo orobica, auspicano un immediato intervento legislativo,
regolamentare e finanziario per preservare dal rischio di definitiva
scomparsa quel patrimonio di architettura tradizionale sopra
individuato, che dovrà essere posto sotto tutela per una superiore
ragione di pubblico interesse e da rilanciare come specifica risorsa
culturale ed economica.
Letto e sottoscritto in Peghera di Taleggio il 14 dicembre 2002
I partecipanti al convegno Rissöi; itinerari umani delle valli
bergamasche.