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 Documenti culturali 

20 gennaio 2003
Centro Studi Valle Imagna

 

Un manifesto per la difesa e la valorizzazione della cultura locale, materiale e immateriale, a rischio di scomparsa nelle zone montane


A conclusione della mostra itinerante Rissöi; itinerari umani delle valli bergamasche, i partecipanti ai vari convegni di approfondimento che sono stati organizzati nel corso dell’Anno Internazionale delle Montagne
 

si riconoscono nelle seguenti dichiarazioni

- abitata da millenni, la montagna non è peso per la collettività ma è ricco patrimonio ambientale e umano di cultura, tradizioni, organizzazioni economiche e sociali di interesse assoluto e irrinunciabile;
- alla montagna e alla sua gente vanno garantite condizioni di vita equivalenti a quelle di tutte le altre comunità civili attraverso il mantenimento e la valorizzazione del suo patrimonio: questo obiettivo dovrà avvalersi di leggi generali e interventi di settore;
- le culture e le identità delle popolazioni delle zone montane sono parte integrante dei processi di sviluppo non solo locali;
- lo sviluppo economico e sociale della montagna (come, ad esempio, delle vallate orobiche) deve fondarsi sulla conferma delle peculiarità degli spazi e sui valori delle società rurali e non può prescindere dall’identificazione e dalla valorizzazione delle specificità insediative della tradizione locale;
- come patrimonio materiale e immateriale, la cultura popolare costituisce un fattore qualificante del processo di rinnovamento e del rafforzamento dell’identità locale;
- lo sviluppo economico delle aree rurali va comunque sostenuto e accompagnato da un articolato progetto culturale in grado di attribuire valori e contenuti, possibilità e limiti alla stessa iniziativa economica, pubblica e privata: questa, peraltro, deve porsi in linea con il progetto più generale di cui sopra;
- i principali manufatti della civiltà contadina che hanno inciso, modellato e arricchito i versanti delle valli (edifici, cavalcatorie, terrazzamenti, fontane, abbeveratoi, tribuline, strutture agrarie di monte,…) costituiscono un patrimonio storico-culturale di pregio che dovrà essere riconosciuto, identificato e posto sotto tutela;
- gli elementi specifici e peculiari della tradizione insediativa nelle valli (sotto i profili architettonico-ambientale, artigianale, agricolo-zootecnico-caseario, sociale e storico-culturale) costituiscono altrettanti temi identitari da sviluppare e preservare;
- la salvaguardia del patrimonio culturale rilevato è un presupposto di civiltà e in essa si ravvisa il pubblico interesse alla sua conservazione;
 

intendono operare per promuovere e sostenere azioni

- a difesa e a promozione della presenza dell’uomo in montagna e delle condizioni essenziali per la piena vivibilità degli ambiti alpini e prealpini;
- di difesa e di promozione di una presenza dell’uomo non dimentica della ricca specificità del suo patrimonio storico, sociale e ambientale;
- a difesa, salvaguardia e valorizzazione delle testimonianze di architettura tradizionale delle valli alpine e prealpine, in relazione alla dimensione paesistico-ambientale dei versanti modellati dal lavoro contadino;
- a documentazione e a sostegno delle manifestazioni sociali, religiose e economiche delle comunità valligiane, strutturate;
- a tutela e valorizzazione dei beni culturali della montagna, non esclusi quelli di natura alimentare per le produzioni agricole e soprattutto casearie di nicchia, di natura artigianale per le lavorazioni tradizionali della pietra e del legno e, non per ultimi, quelli di natura sociale e paesistico-ambientale;
 

sollevano all’attenzione delle istituzioni regionali, nazionali e
comunitarie

la necessità impellente del riconoscimento della specificità della montagna e di atti legislativi coerenti e conseguenti che, attraverso misure organiche, forniscano pieno sostegno a azioni di salvaguardia e di rilancio;
 

richiamano, tra le altre cose, l’attenzione delle autorità locali sulla
specifica urgenza di

preservare dal degrado, anche a beneficio delle future generazioni, quanti più elementi possibili del ricco patrimonio della tradizione insediativa sviluppatasi nei secoli scorsi sui versanti delle valli, ponendo innanzitutto al riparo dalla definitiva scomparsa gli ultimi esempi di pregio dell’architettura rurale di tradizione: con riferimento, ad esempio, alle valli Imagna, Taleggio e parte della Valle San Martino, si tratta di preservare e valorizzare i tetti in piöde di stalle e case contadine, considerati espressione singolare del genius loci, unici esempi nel loro genere in tutto l’arco alpino dotati di elevato valore simbolico e identitario.
In conseguenza di quanto sopra e quale primo segnale concreto di attenzione ai valori effettivi e ai contenuti reali della montagna non solo orobica, auspicano un immediato intervento legislativo, regolamentare e finanziario per preservare dal rischio di definitiva scomparsa quel patrimonio di architettura tradizionale sopra individuato, che dovrà essere posto sotto tutela per una superiore ragione di pubblico interesse e da rilanciare come specifica risorsa culturale ed economica.


Letto e sottoscritto in Peghera di Taleggio il 14 dicembre 2002
I partecipanti al convegno Rissöi; itinerari umani delle valli bergamasche.
 

 

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