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Comunicato 2
28 novembre 2001
400 ISTRUTTORI NAZIONALI DEL CAI A CONVEGNO A TRENTO
Trento. 400 Istruttori nazionali del Cai, di alpinismo (Ina), scialpinismo (Insa) e arrampicata libera (Ial)si sono riuniti a Trento il 24 e 25 novembre alla Sala Congressi della Federazione trentina delle cooperative per il 6° Congresso nazionale organizzato dal Convegno Cai Trentino Alto Adige in collaborazione con la Commissione nazionale scuole, la Commissione Regionale e la Sat.
Nella prima
giornata dopo i saluti del Presidente della Commissione regionale Scuole Ivano
Matuzzi, di Franco Giacomoni per il Convegno Cai Trentino Alto Adige, del
presidente del Cai Gabriele Bianchi, del Presidente della Sat Elio Caola e del
Cai Alto Adige Franco Capraro, è stato Luciano Bosso presidente della Cnsasa -
Commissione nazionale Scuole di alpinismo e scialpinismo a tracciare il bilancio
dell’attività della Commissione nell’ultimo triennio. Un’attività
corposa e che ha prodotto obiettivi importanti, l’unificazione delle Scuole e
delle Commissioni regionali, la nascita della figura dell’istruttore di
arrampicata libera regionale, la formazione di nuove scuole, una proficua
collaborazione con altre istituzioni. Il presidente Bosso ha anche osservato che
se da un lato sono aumentati gli istruttori dall’altra non ha corrisposto una
crescita pari negli allievi che hanno partecipato ai corsi. Ha poi evidenziato
come la base ed i giovani richiedano molto l’arrampicata sportiva. Oggi le
scuole in attività sono 172, gli istruttori nazionali sono 710, più di 1500
quelli Regionali. Luciano Bosso non ha nascosto invece perplessità sul progetto
del Cai dell’Università della Montagna. C’è il timore che esso possa
intaccare e modificare la cultura del volontariato su cui si appoggia il Cai. Il
Cai fa bene a guardare al futuro, ma deve salvaguardare il volontariato. Il
timore, che poi è stato espresso anche in diversi interventi nel successivo
dibattito, è che per gestire il progetto il Cai si veda costretto per
l’impegno ad affidarlo a “professionisti”, non tanto per un discorso di
capacità e preparazione, ma più semplicemente di disponibilità di tempo,
rinunciando all’apporto del volontariato dei soci, degli Istruttori e delle
latre figure titolate volontarie. Proprio sull’Università della Montagna è
intervenuto il Presidente generale del Cai Gabriele Bianchi per illustrare scopi
e finalità del progetto. “L'insegnamento,
ha detto Bianchi, è nelle priorità del Club Alpino Italiano e tra i primi
obiettivi c’è la formazione.
Un
impegno che è nel dna del Cai. Finora è stata prestata molta attenzione agli
aspetti tecnici e pratici , ma è necessario recuperare all'interno delle nostre
attività di formazione un maggiore spessore della sfera culturale. La cultura
della città sta schiacciando e comprimendo la cultura della montagna e non
premette la valorizzazione a 360 gradi di questo spazio. Iniziamo a dire con
chiarezza chi è coinvolto a questo progetto. Esso non riguarda la struttura e
l'organizzazione delle nostre scuole di ogni livello nell'attività formativa,
riguarda un ambito che è la formazione dei docenti. Vorremo cioè modificare i
processi di formazione dei docenti, degli istruttori nazionali. Gli scopi
dovrebbero quindi essere in primo luogo la formazione di docenti per attività
istituzionali, i nostri istruttori in definitiva, delle diverse aree tecniche
scientifiche, ma saranno estesi alla formazione dei docenti per il cosiddetto
Servizio Scuola. Ci piacerebbe vedere, ha aggiunto ancora Bianchi, tra le
attività dell'Università la formazione dei professionisti
dell'accompagnamento, le guide e gli accompagnatori. Un altro obiettivo la
formazione di professionisti della montagna, gestori di rifugi, progettisti di
architetture di montagna, specialisti in piani di riqualificazione ambientali e
sicurezza del territorio. C’ è già la mentalità e la disponibilità a
lavorare in modo interdisciplinare, e proprio interdisciplinarietà deve essere
la parola d'ordine dell’Università della montagna.
Non
è un progetto ambizioso, si tratta di capire se vogliamo restare legati ad un
ambito di volontariato dopolavoristico o avere un ruolo incisivo nella società”.
La presentazione di una serie di nuovi sussidi didattici curati dalla Commissione nazionale scuole, del nuovo sito della Cnsasa, della nuova divisa, ha aperto la seconda giornata di lavori al VI° Congresso degli Istruttori nazionali del Cai
Ma si è parlato di volontariato e professionismo, nella prospettiva del progetto del Cai “Università della Montagna”. Il Presidente del Cai Gabriele Bianchi ha ricordato che per l’associazione alpinistica in questo momento è in atto un cambiamento storico che apre molte e nuove opportunità dopo che il Cai, pur mantenendo le status di ente di diritto pubblico si è visto riconoscere dallo Stato le sue specificità di ente associativo restituendole autonomia di azione. “I nostri sogni riprendono forza, ha detto Bianchi, ma non abbiamo neppure questa scusante dei tanti laccioli, il futuro dipenderà solo da noi”. Ritornando sul tema dell’Università della Montagna ha poi nuovamente chiarito che non si mette in discussione l’identità delle Scuole e le caratteristiche degli Istruttori, ma solo rivedere i contenuti della formazione, “perché tropo amore per il tecnicismo rischia di allontanarci dai nostri scopi. Università della montagna vuol dire interdisciplinarietà delle nostre forze innanzitutto, cioè del volontariato, e questo treno deve partire, non possiamo rinchiuderci in una torre d’avorio, rinunciando a portare la nostra cultura, la cultura della montagna nella società”.
Sul tema dell’istruttore tra volontariato e professionismo, il dibattito è stato introdotto dalle relazioni di Lorenzo Bersezio, che ha spiegato come i due termini del confronto non sono alternativi quando il parametro è la qualità della prestazione e proprio questo concetto, della qualità della prestazione, che oggi annulla le differenze. La cultura della globalizzazione sta però trasformando anche questo quadro e così la sicurezza diventa un valore fortemente ricercato di fronte ai timori suscitati dalla globalizzazione e dal dover convivere più in generale con pericoli che sfuggono al controllo individuale. E proprio la capacità di creare fiducia sta diventando un fattore di competenza professionale primario che non differenzia più l’Istruttore volontario o la Guida professionista.
Cesare Cesa Bianchi, guida alpina lombarda ha raccontato la sua esperienza come guida che lavora all’interno delle Scuole insieme agli istruttori. “Non deve esserci concorrenza, ma collaborazione, anche per offrire una risposta più forte: guide, l’Agai e il Collegio nazionale sono pronti a collaborare”.
L’organizzazione del Convegno nazionale degli Istruttori, per la prima volta in Trentino, è stata resa possibile grazie alla collaborazione della Sat O.C., della Federazione Trentina delle Cooperative, dell’Assessorato allo Sport e pari opportunità della Provincia autonoma di Trento, dell’Apt del Trentino, Cassa Centrale delle Casse Rurali del Trentino, Mediocredito, Montura, Trentingrana - Formaggi trentini, Trentina Latte, Pasta Felicetti, Vinicola Aldeno, La Trentina, Parcheggio Autosilo.
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