Trento, 23 gennaio 2004
Contro la criminalizzazione
dello scialpinismo
La SAT e il Collegio delle
Guide Alpine del Trentino hanno seguito finora con attenzione lo
straripare di notizie che i mass-media hanno fornito sull’argomento delle
attività sulla neve e dei rischi ad esse connessi; a ciò aggiungiamo la
lettura d’alcune discutibili ordinanze in cui si “proibisce lo
scialpinismo e lo sci fuoripista su tutto il territorio comunale”.
Anzitutto respingono con forza la gratuita ed assolutamente ingiustificata
criminalizzazione dello scialpinismo, praticato da moltissimi satini, da
innumerevoli soci del CAI o equivalenti Club di tutto il mondo, un certo
numero accompagnati dalle Guide.
Il percorrere la montagna nella sua veste invernale con gli sci e pelli di
foca è nato agli inizi del 20° secolo anzitutto per la necessità di
muoversi delle genti dell’alpe fra un maso e l’altro per i più elementari
problemi di sopravvivenza; tant’è vero che una legge di Francesco
Giuseppe, forse tuttora valida nel TAA, consentiva l’attraversamento di
fondi privati purché effettuati con gli sci ai piedi allo scopo evidente
di facilitare gli spostamenti dei singoli quando il manto nevoso
cancellava strade e sentieri. Poi, con la realizzazione dei collegamenti
stradali e l’avvento della motorizzazione, il muoversi con gli sci si
trasformò in un’attività alpinistica per conquistare le vette innevate e
godere d’inebrianti discese nella neve fresca. Così nacque lo
scialpinismo, dapprima fra una ristretta elite, poi sempre più diffuso fra
i frequentatori della montagna.
Solo successivamente furono realizzati impianti di risalita e piste per
far gioire dell’ebbrezza bianca quante più persone possibile con un
ritorno economico che ha portato al Trentino molto benessere.
Per quale motivo ora lo scialpinismo è improvvisamente additato come
un’azione criminale e di conseguenza lo scialpinista come un potenziale
delinquente? Non esiste alcuna spiegazione all’accanimento dei mass-media
e dei sindaci (pochi per la verità) contro questa disciplina che comporta
rischi sicuramente inferiori, sia in valore relativo sia assoluto,
rispetto ad una marea d’attività umane che nessuno si sogna di proibire,
regolamentare o limitare.
Va anche annotato che l’opera di prevenzione effettuata dalla SAT, come da
tutte le associazioni alpinistiche del mondo in sintonia e collaborazione
con i professionisti della montagna, attraverso scuole e corsi, serate
informative, giornate d’addestramento, organizzazione delle gite,
fornitura d’apparecchiature specifiche, diffusione della cultura della
sicurezza ecc. è capillare e continua; soprattutto è ascoltata e recepita
dalla stragrande maggioranza degli interessati senza alcun bisogno di
leggi che lo impongano.
L’aumento dei frequentatori pone problemi di un’ancor più ampia diffusione
di conoscenze ed esperienze, di cui la SAT si è fatta da tempo carico,
mettendo a disposizione delle Sezioni l’esperienza dei propri istruttori
attraverso la propria Commissione Scuole e Prevenzione.
Lo testimoniano gli ascolti dei bollettini valanghe e meteo, preziosissimi
informatori non solo dello scialpinista, la consultazione di guide e
cartine dedicate, l’adozione d’abbigliamenti ed attrezzature consoni allo
stato dell’arte; il dato più importante sta nella diminuzione degli
incidenti nonostante il continuo aumento delle presenze sulla montagna
invernale non organizzata.
Ci troviamo di fronte ad un aumento della frequentazione invernale della
montagna, non solo attraverso lo scialpinismo o lo sci fondo
escursionistico ma anche con attrezzature quali le racchette da neve o,
più semplicemente, a piedi.
Tale fenomeno, che va anche letto come un segnale di rifiuto alla
monotonia dei caroselli sciistici e nuova forma di turismo invernale, non
può essere affrontato a colpi di decreto ma colto nel suo valore.
Si sa che il rischio “zero” non esiste per nessuna attività umana,
compresa quella di non far niente! Ciascuno ha diritto a fare le proprie
scelte di rischio e condividerle con i compagni d’escursione, tanto più
quando, lontani dai territori antropizzati, non si pone in ogni caso a
repentaglio l’incolumità di alcuno che a tali scelte non ha partecipato.
Walter Vidi - Presidente Collegio Guide Alpine
Franco Giacomoni -
Presidente SAT