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 Comunicati culturali 

18 dicembre 2002
Giovanni Busato

 

La "cava" di Arsiero?

  Sul progetto di "rimodellamento e ricomposizione" della frana in località Brustolè – Comuni di Velo D’Astico e Arsiero

 

CLUB ALPINO ITALIANO
SOTTOSEZIONE DI ARSIERO (VI)


La RA SRL, una società di alcune aziende vicentine del settore estrattivo, in data 22/12/99 ha presentato una proposta di project financing che prevede la stabilizzazione e "ricomposizione" ambientale dell'ambito denominato "Frana del Brustolé", mediante estrazione e asporto del materiale ghiaioso a decine di milioni di metri cubi,
la frana in esame, che copre una superficie di circa 60 ha, si estende nei Comuni di Velo d’Astico e di Arsiero sul fianco destro della valle del torrente Posina, affluente dell’Astico, per la lunghezza di circa 1 Km in area sottoposta a vincolo idraulico, naturalistico, forestale – idrogeologico e classificata a rischio idrogeologico elevato R3.
la Giunta Regionale del Veneto, con delibera n. 3404 del 27 ottobre 2000 ha deciso di recepire la richiesta della R.A. S.R.L. di "asporto del materiale costituente il corpo di frana, affinché sia destinato alla commercializzazione" e di sottoporre la proposta di project financing alla procedura di impatto ambientale.

In questi giorni (19/11) sta per scadere il termine per la presentazione delle osservazioni alla regione del Veneto.
L'operazione è evidentemente una grandiosa speculazione mascherata da operazione di salvataggio per delle popolazioni minacciate da un pericolo incombente...!
In calce troverete le osservazioni presentate Dal Cai di Arsiero alla Regione Veneto per fermare questa cava.
In questo momento ad Arsiero sta nascendo un Comitato di opposizione il quale Vi sarà grato per ogni azione di solidarietà, indicazione e consigli e aiuti potrete dare.

Per un primo contatto potete inviare e-mail al sottoscritto ( giovanni.busato@libero.it ) o telefonare allo 0445741943 (Busato Giovanni) - sarà mia cura indirizzarVi al costituendo Comitato.

 

Osservazioni al progetto della Societa R.A. di Vicenza per il "rimodellamento e ricomposizione" della frana in località "Brustolè" – Comuni di Velo D’Astico e Arsiero (VI).

Il Club Alpino Italiano, fondato nel secolo scorso, raccoglie centinaia di migliaia di iscritti in tutta Italia e ha, tra gli scopi primari sanciti nell’atto costitutivo, la difesa della montagna e l’educazione al rispetto e alla tutela della stessa.

E’ quindi evidente come sia dovuto l’atto di presentare delle osservazioni al progetto per manifestare la nostra assoluta contrarietà e ottenerne una severa disamina.

Ci addolora, tuttavia che questo progetto, nonostante la difesa dell’ambiente e delle sue risorse sia ormai cosa ritenuta fondamentale e che anche la Regione Veneto, unitamente alla Provincia di Vicenza farcisca le proprie pubblicazioni di buoni intendimenti, possa essere arrivato comunque a questo livello di attuazione, senza aver trovato i dovuti ostacoli istituzionali.

Ci offende il fatto che la Società R.A. possa impunemente e arrogantemente (nel silenzio delle istituzioni) sostenere che l’intervento è nel solo interesse delle popolazioni locali che minacciate dall’incombente frana verrebbero "salvate" dalla cava, mentre è evidente a tutti il fine speculativo dell’operazione.

La nostra opposizione si basa sulla valutazione di diversi aspetti, che ormai (purtroppo) sembrano essere diventati solo dei luoghi comuni, inflazionati da manifestazioni e convegni.

L’aspetto ambientale: la cava (perché di ciò si tratta!) non interessa conoidi di frana, depositi alluvionali o antiche morene glaciali ai margini delle valli (es. le cave lungo la Valle dell’Adige), ma l’intero versante nord-est del Monte Priaforà dato che non ci sono studi sulla stabilità della paleofrana sovrastante l’area indicata come area del prelievo; quindi la decantata "messa in sicurezza" della frana, che peraltro è ferma e assestata (così come provano le campagne di misurazione) potrebbe davvero innescare la caduta della frana soprastante, creando così a quel punto, la più grande cava d'’Europa, modificando per sempre l’aspetto della vallata.

L’aspetto sociale, umano: l’apertura di questa cava amplifica la sensazione di abbandono che provano gli abitanti della montagna; ancora una volta terra di conquista e di speculazione per affaristi senza scrupoli: il risultato è l’aumento dell’indifferenza e della sfiducia nei confronti delle pubbliche istituzioni nonché l’acuirsi della tendenza ad abbandonare la montagna per sistemarsi nella più tranquilla, sostenuta e valorizzata pianura; e anche qui stride la contraddizione tra le politiche regionali e provinciali per la valorizzazione e la tutela del patrimonio montano ribadite in ogni sede e la realtà di tutti i giorni!

La cava rappresenta una sciagurata eventualità, oltre che dal punto di vista strettamente ambientale, anche per la qualità della vita della zona; la conca di Arsiero, nella quale confluiscono le valli del Posina e dell’Astico è, di per sé, un "collo di bottiglia"; la viabilità è già al limite ( esiste una grande cava in località Casotto in Val D’Astico) e si può immaginare cosa accadrebbe se da domani il traffico aumentasse per la presenza di centinaia di camion che trasportano materiale di cava.

A questo si aggiunga il problema dell’inquinamento; già adesso per buona parte dell’anno ristagna sulla zona una coltre di nebbie e fumi ai quali si aggiungerebbero le polveri dei frantoi e gli scarichi delle macchine operatrici e dei camion.

Non ultimo l’inquinamento acustico di macchine, frantoi e quant’altro in azione quotidianamente in una cassa armonica naturale qual è la conca di Arsiero.

Sappiamo che le nostre osservazioni non hanno i fondamenti tecnici che speriamo invece siano contenuti nelle osservazioni degli enti locali ma esprimono il sentire della gente comune e crediamo che questa speculazione, la cui enormità è evidente, come sono evidenti i danni che seguiranno non debba avere seguito per il rispetto dovuto ai cittadini e per coerenza con l’impegno per la tutela del patrimonio ambiente.

 

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