La "cava" di Arsiero?
Sul progetto di
"rimodellamento e ricomposizione" della frana in località Brustolè –
Comuni di Velo D’Astico e Arsiero
CLUB ALPINO
ITALIANO
SOTTOSEZIONE DI ARSIERO (VI)
La RA SRL, una società di alcune aziende vicentine del settore
estrattivo, in data 22/12/99 ha presentato una proposta di project
financing che prevede la stabilizzazione e "ricomposizione" ambientale
dell'ambito denominato "Frana del Brustolé", mediante estrazione e
asporto del materiale ghiaioso a decine di milioni di metri cubi,
la frana in esame, che copre una superficie di circa 60 ha, si estende
nei Comuni di Velo d’Astico e di Arsiero sul fianco destro della valle
del torrente Posina, affluente dell’Astico, per la lunghezza di circa 1
Km in area sottoposta a vincolo idraulico, naturalistico, forestale –
idrogeologico e classificata a rischio idrogeologico elevato R3.
la Giunta Regionale del Veneto, con delibera n. 3404 del 27 ottobre 2000
ha deciso di recepire la richiesta della R.A. S.R.L. di "asporto del
materiale costituente il corpo di frana, affinché sia destinato alla
commercializzazione" e di sottoporre la proposta di project financing
alla procedura di impatto ambientale.
In questi giorni (19/11) sta per scadere il termine per la presentazione
delle osservazioni alla regione del Veneto.
L'operazione è evidentemente una grandiosa speculazione mascherata da
operazione di salvataggio per delle popolazioni minacciate da un
pericolo incombente...!
In calce troverete le osservazioni presentate Dal Cai di Arsiero alla
Regione Veneto per fermare questa cava.
In questo momento ad Arsiero sta nascendo un Comitato di opposizione il
quale Vi sarà grato per ogni azione di solidarietà, indicazione e
consigli e aiuti potrete dare.
Per un primo contatto potete inviare e-mail al sottoscritto (
giovanni.busato@libero.it
) o telefonare allo 0445741943 (Busato Giovanni) - sarà mia cura
indirizzarVi al costituendo Comitato.
Osservazioni al progetto della
Societa R.A. di Vicenza per il "rimodellamento e ricomposizione" della
frana in località "Brustolè" – Comuni di Velo D’Astico e Arsiero (VI).
Il Club Alpino Italiano, fondato nel secolo scorso, raccoglie centinaia
di migliaia di iscritti in tutta Italia e ha, tra gli scopi primari
sanciti nell’atto costitutivo, la difesa della montagna e l’educazione
al rispetto e alla tutela della stessa.
E’ quindi evidente come sia dovuto l’atto di presentare delle
osservazioni al progetto per manifestare la nostra assoluta contrarietà
e ottenerne una severa disamina.
Ci addolora, tuttavia che questo progetto, nonostante la difesa
dell’ambiente e delle sue risorse sia ormai cosa ritenuta fondamentale e
che anche la Regione Veneto, unitamente alla Provincia di Vicenza
farcisca le proprie pubblicazioni di buoni intendimenti, possa essere
arrivato comunque a questo livello di attuazione, senza aver trovato i
dovuti ostacoli istituzionali.
Ci offende il fatto che la Società R.A. possa impunemente e
arrogantemente (nel silenzio delle istituzioni) sostenere che
l’intervento è nel solo interesse delle popolazioni locali che
minacciate dall’incombente frana verrebbero "salvate" dalla cava, mentre
è evidente a tutti il fine speculativo dell’operazione.
La nostra opposizione si basa sulla valutazione di diversi aspetti, che
ormai (purtroppo) sembrano essere diventati solo dei luoghi comuni,
inflazionati da manifestazioni e convegni.
L’aspetto ambientale: la cava (perché di ciò si tratta!) non interessa
conoidi di frana, depositi alluvionali o antiche morene glaciali ai
margini delle valli (es. le cave lungo la Valle dell’Adige), ma l’intero
versante nord-est del Monte Priaforà dato che non ci sono studi sulla
stabilità della paleofrana sovrastante l’area indicata come area del
prelievo; quindi la decantata "messa in sicurezza" della frana, che
peraltro è ferma e assestata (così come provano le campagne di
misurazione) potrebbe davvero innescare la caduta della frana
soprastante, creando così a quel punto, la più grande cava d'’Europa,
modificando per sempre l’aspetto della vallata.
L’aspetto sociale, umano: l’apertura di questa cava amplifica la
sensazione di abbandono che provano gli abitanti della montagna; ancora
una volta terra di conquista e di speculazione per affaristi senza
scrupoli: il risultato è l’aumento dell’indifferenza e della sfiducia
nei confronti delle pubbliche istituzioni nonché l’acuirsi della
tendenza ad abbandonare la montagna per sistemarsi nella più tranquilla,
sostenuta e valorizzata pianura; e anche qui stride la contraddizione
tra le politiche regionali e provinciali per la valorizzazione e la
tutela del patrimonio montano ribadite in ogni sede e la realtà di tutti
i giorni!
La cava rappresenta una sciagurata eventualità, oltre che dal punto di
vista strettamente ambientale, anche per la qualità della vita della
zona; la conca di Arsiero, nella quale confluiscono le valli del Posina
e dell’Astico è, di per sé, un "collo di bottiglia"; la viabilità è già
al limite ( esiste una grande cava in località Casotto in Val D’Astico)
e si può immaginare cosa accadrebbe se da domani il traffico aumentasse
per la presenza di centinaia di camion che trasportano materiale di
cava.
A questo si aggiunga il problema dell’inquinamento; già adesso per buona
parte dell’anno ristagna sulla zona una coltre di nebbie e fumi ai quali
si aggiungerebbero le polveri dei frantoi e gli scarichi delle macchine
operatrici e dei camion.
Non ultimo l’inquinamento acustico di macchine, frantoi e quant’altro in
azione quotidianamente in una cassa armonica naturale qual è la conca di
Arsiero.
Sappiamo che le nostre osservazioni non hanno i fondamenti tecnici che
speriamo invece siano contenuti nelle osservazioni degli enti locali ma
esprimono il sentire della gente comune e crediamo che questa
speculazione, la cui enormità è evidente, come sono evidenti i danni che
seguiranno non debba avere seguito per il rispetto dovuto ai cittadini e
per coerenza con l’impegno per la tutela del patrimonio ambiente.