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 la recensione cinematografica di intra i sass 

Titolo: San Valentin
Autore: Nic Good

Produzione: Fresh air crew, Cape town, 1996
Distribuzione: Vivalda Editori, Torino 1998
Collana: "I capolavori del Cinema di Montagna"
Durata: 26 min. – colore – inglese con sottotitoli in italiano
Prezzo: € 15,44

 

San Valentin recensione di Mauro Mazzetti


Eccovi gli ingredienti per una bizzarra ricetta da gustare con attenzione.
Pensate ad una bella montagna, diciamo sui quattromila metri come il Gran Paradiso; aggiungete un mappamondo; facciamo che il monte di cui si tratta si trovi in Patagonia e che si chiami San Valentin; incorporate sei giovanotti sudafricani del tutto baldi ed un po' ribaldi; mescolate bene, rimestando con una capace piccozza. Il risultato lo avrete davanti agli occhi: la prima salita sudafricana del picco San Valentin, salita effettuata in piena autonomia e con spirito allegro.

Ancora una volta, l'autarchico sforzo creativo di un regista/produttore/alpinista/factotum ha dimostrato come bastino pochi mezzi ed attrezzature cinematografiche tutt'altro che faraoniche per disegnare e raccontare una storia semplice ed efficace nello stesso tempo.
Ma chi se ne frega della lotta con l'Alpe: il video fa l'occhiolino allo spettatore, coinvolgendolo nelle avventure e nelle disavventure del gruppo, scalcinato solo all'apparenza, ma al contrario assai affiatato ed efficiente.
Fin dalla preparazione del vitto e della logistica fa capolino l'essenza anglosassone del gruppo, sempre pronto a minimizzare inconvenienti ed a sotto-valutare l'importanza della salita e delle difficoltà.
Anche quando uno del gruppo è costretto a rientrare per malattia – ed un altro lo riaccompagna per non farlo tornare da solo – non viene meno lo spiritaccio dei lontani parenti di Albione. Il morale rimane alto anche sotto un costante e martellante tempo avverso, che blocca il gruppo rimasto ad un campo intermedio (“qualcuno vuole un po' di pizza?” si urlano da una tendina all'altra in mezzo all'implacabile vento azul). Quando però “la banda dei quattro” si mette in moto, l'esperienza e la preparazione di tutti balzano evidenti e danno ritmo e scansione alla salita, segno di un alpinismo sincero e verace, quasi d'antan se non fosse  per la moderna attrezzatura.

L'avventura si snoda quasi come una formalità. Dal faticoso e rischioso avvicinamento, passando attraverso la disagevole collocazione dei campi, i sudafricani giungono in vetta; o meglio, sembra che la vetta sia solo il corollario di un teorema ben più complesso da enunciare e da dimostrare; o ancora, la voglia e la gioia di stare insieme e di collaborare ad un progetto comune prendono il sopravvento sull'ansia e sulla drammaticità (in senso etimologico) che impastano altre storie di montagna.

In vetta i quattro suggellano la loro impresa con passi di danza sullo stile musical “New York New York”: ancora una volta la ventata iconoclasta dei sudafricani spazza via stereotipi e paradigmi che hanno impregnato (e spesso tuttora impregnano) altre imprese alpinistiche, regalandoci un sorriso di serenità ed un respiro di libertà.

Mauro Mazzetti
Genova, giugno 2003


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