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la recensione cinematografica di intra i sass |
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Titolo:
I cavalieri delle vertigini |
I cavalieri delle vertigini recensione di Mauro Mazzetti |
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C'è veramente di tutto, in questo
scoppiettante video che narra di sgarbi e di ripicche, di intrighi e di
scontri, di amicizie e di guerre (alpinistiche).
Tra gli italiani la fanno da padroni gli “Scoiattoli” di Cortina, ossia i
locals, come diremmo oggi con termine arrampicatorio; tra gli
stranieri i più accreditati sono due giovani e forti svizzeri, Weber e
Schelbert, che gironzolano sotto la parete con fare sornione.
Tra colpi di scena, trame e spiate, il racconto si snoda godibile e
divertente. Sembra quasi che i registi abbiano volutamente creato una
sceneggiatura romanzata, forzando caratteri e tipologie di personaggi
veritieri, che in effetti sono veri e non simulacri di realtà. Gli svizzeri si mostrano aristocratici, con un apparente distacco dalle umane cose, animati e sostenuti da un peraltro apparente fair play di marca anglosassone (ma non è affatto vero: come gli rode di aver perso la prima!); i cortinesi sono caciaroni e maneschi, popolani e popolari, con l'arguzia semplice ma efficace dei contadini (e a distanza di tanto tempo non hanno perso la voglia di gustarsi e rigustarsi la vittoria ottenuta). Gli svizzeri si chiamano Hugo e Hans, bei nomi importanti ed altisonanti, degni di una schiatta nobile e guerresca. Gli italiani rispondono con Candido e “Mescolin”, quasi a ridicolizzare tanto inutile spiegamento di muscoli fatti guizzare per spaventare il ‘nemico’. Sia ben chiara una cosa: non si vuole dare nessuna interpretazione pseudo storico-sociologica, né ridurre gli sforzi e l'impegno delle cosiddette parti avverse, sminuendone l'importanza e l'intensità. Al contrario, solo una corretta collocazione sincronica della vicenda, ossia circoscritta nel tempo e negli avvenimenti, può rendere giustizia alla rilevanza dell'impresa, alimentata e sorretta da uno spirito di vitalità, di intraprendenza e di coraggio, elementi tutti che si ritrovano sia negli svizzeri, sia negli italiani. Il film deve quindi essere valutato (e
goduto) per quello che è: la storia di una prima ascensione che è stata
seguita con grande partecipazione ed attenzione sia dagli ‘addetti ai
lavori’, sia anche da mezzi di informazione che, allora, si occupavano con
interesse e competenza di obiettivi importanti e di problemi alpinistici
di prim'ordine. |
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Mauro Mazzetti
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copertina
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