5 

 la recensione cinematografica di intra i sass 

Titolo: Lost in America
Autori: Andrea Salvà e Maurizio Schiavo
Musiche: M. Schiavo, Rolando Biscuola
Regia: Andrea Salvà 2001
Durata: 12' 40'' - colore

Titolo: Monte Perdido
Autori: Andrea Salvà
Musiche: Marcello Fera
Regia: Andrea Salvà 2002
Durata: 6' 40'' - colore

 

Lost in America – Monte Perdido  recensione di Mauro Mazzetti

 

Ho avuto a che fare, ovviamente molto in piccolo, con quella che viene definita la ‘sindrome dello scrittore’: fogli e fogli di vani tentativi, poche righe scritte e corrette, poi abbandonate e riprese, limate e sostituite. Risultato: fallimento completo e totale, vuoto concettuale assoluto e pneumatico. Il fatto è che, con un minimo di accortezza e di furbizia, un mestierante azzardato ed approssimativo riesce quasi sempre a mettere assieme parole e segni di interpunzione per riempire lo spazio necessario a contenere una quantità sufficiente di aria fritta.
La recensione di questi due cortometraggi, che vengono presentati assieme per questione di paternità filmica, ha seguito passo passo  la sofferta procedura che ho descritto sopra. Il fatto è che non siamo di fronte a dei video ‘normali’ (nel senso di essere annoverati all'interno di grandi numeri che seguono la ‘norma’, la regola); al contrario, siano essi sopra o sotto le righe della ‘normalità’, non ne sono di certo all'interno.
Cosa vuol dire tutto questo? Se avessi in tasca la risposta giusta non sarei certo qui a discettare sul sesso degli angeli. Posso però indicare alcune impressioni e suggestioni che mi hanno colpito durante la visione della videocassetta.

“Lost in America” tratta della vita di Gary Hemming, fortissimo alpinista californiano di grandi imprese e di vita affascinante ancorché ‘maledetta’. Il regista Salvà scrive che raccolse lo spunto dal libro di Mirella Tenderlini su G.H., come viene confidenzialmente indicato. La lettura del libro in questione, uscito nel 1993 per i tipi della Vivalda, ha mostrato la figura di Hemming come affascinante e turbolenta, pugnace ed indolente, mascalzona ed altruista. Di tutto un po' quindi, per un ‘personaggione’ poliedrico e non facilmente catalogabile; la trasposizione di Salvà – o meglio l'interpretazione che ne dà – rimane svincolata da parametri concreti, per niente agganciati alla solida realtà prima ancora che alla dura roccia. Non è facile districarsi tra le metafore visive del film, che coglie momenti determinati ed intuibili del tormentato vissuto di Hemming. Resta il fatto che il cortometraggio, carico di simbolismi e di riferimenti allusivi, tratta il tema con intima delicatezza poetica. Forse anche per questo ha ricevuto una menzione speciale al Mountain Filmfestival di Kendall, dopo essere stato presentato alle rassegne specializzate di Trento, Les Diablerets, Graz ed altre.

Quanto a “Monte Perdido”, sarebbe facile etichettarne testo e contenuto come caleidoscopio di allegorie cromatiche e concettuali. Niente di più ingeneroso (e sbagliato) risulterebbe però bollare e liquidare il film come ‘alternativo’ tout court, quindi ‘altro’ e ‘secondo’ in una opinabile scala di valori e di importanza. L'impostazione volutamente minimalista richiede inoltre un doveroso approfondimento.
Il 2002, anno internazionale delle montagne, in generale ha prodotto – e sta producendo – esiti evanescenti ed effimeri, a discapito di tangibili e significativi risultati. “Monte Perdido” ha l'ambizione, intesa in maniera positiva, di non essere fagocitato dal coro greco di iniziative stereotipate e transgeniche, ognuna uguale a se stessa e riproducibile per clonazione. Al contrario, il film propone una chiave di lettura e di riflessione sull' ‘idea montagna’ con caratteristiche che ne abbinano la concezione classica e la portata innovativa.

In ultimo una considerazione espressa da chi usa il computer principalmente come una penna, quindi da parte di un emerito ignorante in materia di videografica, di composizione elettronica e di simili diavolerie. Anche ai non addetti ai lavori appare evidente una grande abilità ed un prolungato impegno nella costruzione e nel montaggio dei due filmati, che sono certamente frutto di una marcata perizia tecnica, ma soprattutto di un grande amore per la montagna, fuso con l'impegno e con la coerenza di chi è “egregio” (ossia al di fuori del gregge).

 

 

 

Mauro Mazzetti
Genova, agosto 2002


__________


 Archivio Recensioni  

 copertina
Home page  indice  info  special

Antersass
Casa Editrice

copyright© 2002 intra i sass

all rights reserved - http://www.intraisass.it