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 la recensione cinematografica di intra i sass 

Titolo: Una salita tra le Giulie - Sulle orme di Julius Kugy
Autore: Giorgio Gregorio

Produzione: Videoest /Centro produzioni televisive Regione Friuli Venezia Giulia 1998
Contributo: A.P.T. Friuli V.G., A.P.T. Tarvisiano e Neva, Open Leader
Distribuzione: Mondadori Video S.p.A.
Durata: 32 min. +  6 min. – colore

 

 

Una salita tra le Giulie – Sulle orme di Julius Kugy  recensione di Mauro Mazzetti

A noi che frequentiamo quasi esclusivamente il settore occidentale delle Alpi, le “Giulie” fanno venire in mente di primo acchito le ‘mule’ e le  ‘tose’ del profondo nordest. Ovviamente così non è (o non è soltanto)...
Le Alpi Giulie sono sempre state lontane quasi più della Luna, per chi le ha conosciute - ed imparate - sui banchi di scuola, “finis terrae” della riassuntiva giaculatoria orografica macongranpenalerecagiù.
Le Alpi Giulie le abbiamo anche viste in lontananza dall'autostrada, fugace apparizione di sfuocate macchie bianche, fotografia con esposizione dilatata che sfuma i contorni come un dagherrotipo dell'ottocento.
Fortunatamente, le Alpi Giulie sono anche e soprattutto ben altro: contenitore ricolmo di storia e di cultura, di persone e di vicende, di ambiente e di montagna.

Proprio in quest'ultima chiave interpretativa va inquadrato il video di cui si tratta, apparentemente minimalista nello sviluppo della trama. Già il taglio del racconto suggerisce un approccio sottodimensionato quanto a ridondanza ed a magniloquenza: poche parole introduttive, l'intervista ad un anziano montanaro, rapide inquadrature propedeutiche alla salita.
Poi il viaggio in treno per portarsi ai piedi della montagna, e il lungo avvicinamento a piedi tra prati, boschi e rocce; si prende via via quota e ci si lascia alle spalle l'ambiente contadino per entrare in un mondo diverso, dove il vento fa da contro altare ai pensieri ed alle riflessioni dell'alpinista (che, per inciso, ha partecipato anche alla stesura dei testi).
La salita in sé non ha nulla di eroico, di epico o di drammatico. Chi è abituato a consumare prodotti in cui l'azione recita sovrana la parte preponderante della storia dovrà rivolgersi altrove per nutrirsi di emozioni forti e facili: qui l'ascensione costituisce  mezzo e non fine, suggerisce piuttosto che imporre, abbozza anziché stampare.
Il concatenarsi dei ragionamenti si muove solidalmente con il progredire dell'alpinista, lo accompagna e non lo precede: le sequenze si susseguono alle sequenze in maniera armonica e fluida, senza cambi repentini di inquadratura, ma al contrario rispettando i tempi lenti e precisi dell'arrampicata.

L'impressione complessiva di tranquillità e di pacatezza che promana dal film si trasferisce pian piano allo spettatore, che segue rilassato ma attento il susseguirsi di placche, fessure, canaloni, sentieri, prati, cielo e panorami, senza perdere di vista il filo logico del discorso ed i contenuti proposti.
Rimane alla fine della visione una sensazione impalpabile ma positiva, come di chi ha ri-scoperto valori elementari  ma profondamente radicati nell'animo umano, valori propri di questa gente friulana forte e schiva, semplice e diretta, cocciuta e laboriosa.

 

Mauro Mazzetti
Genova, aprile 2002


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