1 

 la recensione cinematografica di intra i sass 

Titolo: Arrampicata su ghiaccio – Kere Nyaga
Autore: Romolo Nottaris

Produzione: RTSI- Romolo Nottaris 1987
Esclusiva: Procida - Milano
Distribuzione: Mondadori Video S.p.A.
Durata: circa 25 min.  - colore

 

Arrampicata su ghiaccio - Kere Nyaga recensione di Mauro Mazzetti

Paleo-piolet traction? Vetero-ice climbing? Può darsi.
Resta comunque il fatto che quindici anni fa la ‘febbre’ degli scivoli ghiacciati esplode dirompente, permeando di nuovi impulsi l'attività in montagna. In questo modo di intendere si ritrovano gli stessi elementi e gli stessi criteri di valutazione che sono stati alla base del pensiero del cosiddetto Nuovo Mattino (l'arrampicata su strutture di fondovalle con il gusto del gesto, del movimento, con il rifiuto della vetta tradizionalmente intesa, con l'abbandono della “lotta con l'alpe” ed il contestuale diverso approccio alla montagna). In questa differente ed innovativa chiave di interpretazione, le salite su ghiaccio schiudono nuovi orizzonti di espressione alpinistica, aprono gli occhi di chi guarda ma che non ha finora visto, spazzano via i tabù e le reticenze di una cristallizzata mentalità tradizionalistica.
Il nuovo soffio rivitalizza così anche la pratica alpinistica vera e propria: salite di alta montagna, che erano costate a grandi ghiacciatori dure giornate di estrema fatica e di snervante impegno, vengono liquidate in poche ore grazie alla nuova tecnica di salita frontale.

Il film di cui si tratta va quindi visto e goduto nell'ambito di una riscoperta dei primordi di questa affascinante specialità invernale; anche se, a ben guardare, la salita al Monte Kenya (il Kere Nyaga del titolo) avviene in una stagione diversa ed a latitudini inusuali, canonicamente scorrette...
Già la scelta della via di salita suggerisce un approccio atipico: il “Diamond Couloir”, nel doppiaggio indicato un po' pignolescamente ed ingenuamente come “Il Corridoio del Diamante”, rappresenta una delle rare possibilità di raggiungere su ghiaccio la cima del Monte Kenya, in alternativa alle classiche ascensioni su roccia che conducono in vetta.
La preparazione e l'acclimatazione del gruppo al campo base con scorribande in parapendio, seguite da risalite a piedi che totalizzano centinaia e centinaia di metri di dislivello, sono seguite dall'obiettivo con precisione documentaristica non disgiunta da preziosi tocchi di originalità. Immagini ‘di maniera’ si alternano infatti a scorci panoramici di grande effetto: Romolo Nottaris, regista svizzero con grande esperienza di montagna (v. ad esempio la collaborazione tecnica ed in parete al film “Cumbre” sulla prima salita solitaria del Cerro Torre per la Via del compressore da parte di Marco Pedrini), documenta fedelmente ma originalmente tutta la fase propedeutica alla salita.
Ma non solo: utilizzando una strategia per quel tempo innovativa, Nottaris abbina il racconto dell'ascensione con quello parallelo delle modalità di ripresa; accanto quindi alle sequenze ‘ufficiali’ dei due alpinisti impegnati nel Diamond Couloir, il regista spiega - in quello che oggi sarebbe chiamato “backstage” - come e dove tali sequenze siano state effettuate da parte della troupe di operatori/alpinisti da lui diretta.
Il racconto è poi validamente supportato dai brani che formano la colonna sonora ben armonizzata con il parlato, non sovrapposta ad esso ma incisiva nel commento appropriato delle scene salienti del film.
Ai super tecnici, ammalati di perfezionismo e sempre aggiornati sulle novità del mercato, forse spunterà un sorriso vedendo le piccozze usate e quelle fettucce collegate artigianalmente ai manici degli attrezzi: mi auguro che questo moto dell'animo sia dettato dall'affetto e dal rispetto nei riguardi di chi ha aperto la strada (metaforica e non solo) al rinnovamento mentale prima ancora che tecnico nell'approccio a questa particolare attività alpinistica.

Un'ultima annotazione a margine. Nelle inquadrature iniziali la voce fuori campo avverte che questa salita non è stata effettuata dai nostri padri – che ovviamente non avevano i mezzi tecnici necessari - e non potrà più essere compiuta dai nostri figli – che subiranno le conseguenze deleterie dello scioglimento dei ghiacci causato dall'innalzamento della temperatura: un rammarico ma soprattutto un monito, datato 1987, che a maggior ragione anche oggi si attaglia al disagio ed alla preoccupazione per le mutate condizioni climatiche terrestri.

 

Mauro Mazzetti
Genova, marzo 2002


__________


 Archivio Recensioni  

 copertina
Home page  indice  info  special

Antersass
Casa Editrice

copyright© 2002 intra i sass

all rights reserved - http://www.intraisass.it