Paleo-piolet traction? Vetero-ice
climbing? Può darsi.
Resta comunque il fatto che quindici anni fa la ‘febbre’ degli scivoli
ghiacciati esplode dirompente, permeando di nuovi impulsi l'attività in
montagna. In questo modo di intendere si ritrovano gli stessi elementi e
gli stessi criteri di valutazione che sono stati alla base del pensiero
del cosiddetto Nuovo Mattino (l'arrampicata su strutture di fondovalle con il
gusto del gesto, del movimento, con il rifiuto della vetta
tradizionalmente intesa, con l'abbandono della “lotta con l'alpe” ed il
contestuale diverso approccio alla montagna). In questa differente ed
innovativa chiave di interpretazione, le salite su ghiaccio schiudono
nuovi orizzonti di espressione alpinistica, aprono gli occhi di chi guarda
ma che non ha finora visto, spazzano via i tabù e le reticenze di una
cristallizzata mentalità tradizionalistica.
Il nuovo soffio rivitalizza così anche la pratica alpinistica vera e
propria: salite di alta montagna, che erano costate a grandi ghiacciatori
dure giornate di estrema fatica e di snervante impegno, vengono liquidate
in poche ore grazie alla nuova tecnica di salita frontale.
Il film di cui si tratta va quindi visto e goduto nell'ambito di una
riscoperta dei primordi di questa affascinante specialità invernale; anche
se, a ben guardare, la salita al Monte Kenya (il Kere Nyaga del titolo)
avviene in una stagione diversa ed a latitudini inusuali, canonicamente
scorrette...
Già la scelta della via di salita suggerisce un approccio atipico: il
“Diamond Couloir”, nel doppiaggio indicato un po' pignolescamente ed
ingenuamente come “Il Corridoio del Diamante”, rappresenta una delle rare
possibilità di raggiungere su ghiaccio la cima del Monte Kenya, in
alternativa alle classiche ascensioni su roccia che conducono in vetta.
La preparazione e l'acclimatazione del gruppo al campo base con
scorribande in parapendio, seguite da risalite a piedi che totalizzano
centinaia e centinaia di metri di dislivello, sono seguite dall'obiettivo
con precisione documentaristica non disgiunta da preziosi tocchi di
originalità. Immagini ‘di maniera’ si alternano infatti a scorci
panoramici di grande effetto: Romolo Nottaris, regista svizzero con grande
esperienza di montagna (v. ad esempio la collaborazione tecnica ed in
parete al film “Cumbre” sulla prima salita solitaria del Cerro Torre per
la Via del compressore da parte di Marco Pedrini), documenta fedelmente
ma originalmente tutta la fase propedeutica alla salita.
Ma non solo: utilizzando una strategia per quel tempo innovativa, Nottaris
abbina il racconto dell'ascensione con quello parallelo delle modalità di
ripresa; accanto quindi alle sequenze ‘ufficiali’ dei due alpinisti
impegnati nel Diamond Couloir, il regista spiega - in quello che oggi
sarebbe chiamato “backstage” - come e dove tali sequenze siano state
effettuate da parte della troupe di operatori/alpinisti da lui diretta.
Il racconto è poi validamente supportato dai brani che formano la colonna
sonora ben armonizzata con il parlato, non sovrapposta ad esso ma incisiva
nel commento appropriato delle scene salienti del film.
Ai super tecnici, ammalati di perfezionismo e sempre aggiornati sulle
novità del mercato, forse spunterà un sorriso vedendo le piccozze usate e
quelle fettucce collegate artigianalmente ai manici degli attrezzi: mi
auguro che questo moto dell'animo sia dettato dall'affetto e dal rispetto
nei riguardi di chi ha aperto la strada (metaforica e non solo) al
rinnovamento mentale prima ancora che tecnico nell'approccio a questa
particolare attività alpinistica.
Un'ultima annotazione a margine. Nelle inquadrature iniziali la voce fuori
campo avverte che questa salita non è stata effettuata dai nostri padri –
che ovviamente non avevano i mezzi tecnici necessari - e non potrà più
essere compiuta dai nostri figli – che subiranno le conseguenze deleterie
dello scioglimento dei ghiacci causato dall'innalzamento della
temperatura: un rammarico ma soprattutto un monito, datato 1987, che a
maggior ragione anche oggi si attaglia al disagio ed alla preoccupazione
per le mutate condizioni climatiche terrestri.