Omaggio a Kurt Diemberger

 

di Giulio Tomassini

 

 

Fugge lontano il suo sguardo e soltanto ora comprendo perché un uomo proietti ogni gesto oltre i confini del definito, fuori del certo, alla mercé degli elementi.
Tre volte gli ho stretto la mano, per tre volte, come se avessi avuto il timore di non poter sentire tutto ciò che aveva toccato o afferrato, che aveva stretto. 
E' strano il senso d'abitudine con cui ritualmente eseguiamo la manualità di questo gesto, per perderne poi il significato. 
Per tre volte dicevo, come volendo attingere, e a fondo, da una sequela sorgiva di memorie, per non averle poi dimentiche e condividerne i sacrifici, pienamente.
A ripensarci, oggi, sento quasi il tepore di quel guanto che previdente riponeva in un angolo del suo zaino. Troppe volte aveva rimpianto la presenza di un caldo e asciutto coprimano e mai più sarebbe caduto nella imperdonabile dimenticanza, neppure in luoghi meno angusti.
Arrampicare è un contatto primitivo con la materia, con le sue forme; assicuri la tua esistenza avvinghiandoti alle protuberanze di una parete, ad ogni sporgenza, noncurante della temperatura o della sua precarietà; come su di una scala, riposta, insicura, scartata. 
L'ascesa ti affanna il respiro ed i propositi maturati comodamente altrove pulsano ancor più vitali, come alimentati da una accresciuta consapevolezza. Lo sguardo volge all'apice, deferente, invocando quella tregua propizia che vale da garante al tuo ardire.
Un uomo di montagna può coinvolgerti fino al punto di farti sentire parte di una spedizione; l'armonia di un racconto, delle sue note cifrate, valgono il conto di uno splendido rapimento senza il prezzo di alcun riscatto. 
Per tre volte ho voluto stringere la sua mano, una comunissima stretta di mano piena di riconoscenza per gli stimoli che ci ha offerto, per quel senso di umanissima sofferenza che scorgi nei tratti segnati del volto. 

Ed è soltanto un uomo con il suo vagare, quello che omaggio, ancora. 

 

Aprile 2001

Giulio Tomassini

 

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N.d.r.

L'omaggio è stato scritto da Giulio Tomassini - presidente della Sezione CAI di Camerino - in occasione della videoconferenza “ALTA QUOTA: fisiologia, esperienze e problematiche”, che si è svolta Sabato 16 gennaio 2001 in una gremitissima Sala della Muta. L'iniziativa - organizzata dalla locale sezione del CAI e dalla Scuola Sibilla, con il contributo dell'Università di Camerino e della Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata - ha offerto un'importante occasione d'incontro tra coloro che praticano attività sportiva e chi approfondisce gli aspetti medico-scientifici legati alla fisiologia dell'esercizio fisico in alta montagna. Relatore d'eccezione il noto alpinista austriaco Kurt Diemberger che, con un racconto appassionato, ha commentato la proiezione delle straordinarie immagini della sua ascensione al K2. Momenti di profonda commozione hanno accompagnato il ricordo di Julie Tullis, compagna dello scalatore austriaco, deceduta nella stessa spedizione durante la tormentata discesa. La fama internazionale dell'alpinista austriaco è legata ai numerosi exploit che lo hanno visto più volte sulle maggiori cime himalayane. 

 

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